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Palermo 2006: obiettivo cultura

Il punto della situazione sulla gestione di eventi, spazi e risorse in città attraverso il punto di vista degli addetti ai lavori: operatori culturali, istituzioni, politici e artisti. I progetti per il futuro, i problemi, le proposte per risolverli

  • 21 novembre 2005

In vista della calda stagione elettorale che attende l’Italia, la Sicilia e Palermo, abbiamo provato a fare un bilancio sullo stato della cultura in città, la gestione, i problemi, le proposte per migliorarla, raccogliendo i pareri dei rappresentanti delle istituzioni e dei partiti, e di altri soggetti direttamente coinvolti come gli operatori del settore e gli artisti. Le idee più interessanti vengono da Maurilio Prestia, storico promoter musicale palermitano: «La mia proposta è semplice e riguarda soprattutto il periodo invernale, quello più carente dal punto di vista della programmazione. Innanzitutto, manca uno spazio per fare musica rock. Il problema si era parzialmente risolto quando si potevano utilizzare i Cantieri della Zisa, quattro o cinque anni fa. Serve uno spazio intermedio da 1500-2000 persone, che non sia grande come il Palasport, dove fare i grandi eventi, e che non sia piccolo come certi locali. Questa è una carenza cronica e storica della città che crea problemi agli operatori che vorrebbero investire. Ci potrebbe essere il Deposito delle locomotive di Sant’Erasmo, ma si dovrebbe sistemare acusticamente, come hanno fatto col Palasport. In secondo luogo, l’ente pubblico dovrebbe individuare le realtà serie che operano sul territorio, cioè quelle che fanno programmazione con continuità e investono, e attuare, più che una politica di acquisto spettacoli, una politica di sostegno di queste attività, di sponsorizzazione».

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Per Rosanna Filippone, cantante dei Nuclearte, uno dei gruppi palermitani più famosi, il problema è invece a livello politico: «La situazione culturale a Palermo – dice – è una logica conseguenza dell’andamento politico in Italia. I governi di destra presuppongono un calo della cultura, tutti i tagli che si stanno operando allo spettacolo dimostrano quale sia l’orientamento. Tra l’altro, dove non c’è cultura, è molto più facile dominare le masse». E prosegue: «La cultura a Palermo viene gestita male per colpa della classe politica. Non c’è un problema di mancanza di spazi o di strutture, se poi alla base non c’è la volontà di fare cultura. I giovani si stanno abituando alla sottocultura fornita attraverso i media. Tra l’altro, gruppi come noi, con un’identità politica ben definita, in questa terra vengono boicottati, anche dalla stampa locale». Dal punto di vista strettamente politico, Marco Assennato, segretario provinciale di Rifondazione comunista, denuncia innanzitutto la gestione da parte della giunta: «c’è un fatto scandaloso che noi abbiamo denunciato più volte – afferma – cioè la costituzione dell’Ufficio Grandi eventi del Comune. Esso è un carrozzone mangiasoldi che ha come fine la distribuzione di risorse per ottenere consenso elettorale per l’amministrazione. E’ una macchina che costa molto di più di quello che produce, che ha attorno al direttore Rampello uno staff di 25 persone che bruciano 732 mila euro l’anno. C’è dunque uno sperpero di denaro pubblico».

Secondo Assennato, tuttavia, non tutto ciò che è stato fatto dal punto di vista artistico è da buttare: «L’amministrazione Cammarata durante i primi due anni ha azzerato tutto il patrimonio culturale e il fermento che era stato attivato dalle amministrazioni precedenti. Nell’ultimo anno ha provato a rimettere in pista qualcosa. Penso sinceramente che l’operazione del Nuovo Montevergini sia intelligente, e che su Kals’art vadano mosse più osservazioni di carattere amministrativo, cioè su come le risorse vengono spese piuttosto che sotto il profilo artistico-culturale, perché su questo aspetto mi pare che l’evento abbia funzionato». E aggiunge: «Il punto è che è stato costruito un grande affare attorno a un ufficio che è una macchina di clientela politica. E’ un scandalo che rallenta e addormenta la città e inibisce le potenzialità. Poi c’è la crisi degli istituti storici come il Teatro Massimo e dei Cantieri culturali della Zisa, che erano una grande opportunità di recupero del luogo e di promozione». Proprio ai Cantieri dovrebbe essere avviata nei prossimi anni la Scuola di cinematografia. A questo proposito, Assennato commenta: «Lo dicono ogni anno, ma finché non la vedo in funzione non ci credo. Che la facciano, ben venga». E conclude: «Bisogna iniziare a rivedere la politica delle spese, evitando gli sperperi per consulenze milionarie che non servono e impiegando invece i fondi del Comune direttamente in attività culturali, ridando piena legittimità all’assessorato alla Cultura. Serve poi il recupero dei grandi luoghi della cultura palermitana, dal Massimo ai Cantieri culturali. E poi, su Kals’art, credo che la cultura a Palermo debba essere diffusa in tutta la città, non concentrata in una sola zona».

Gli fa eco Ninni Terminelli, segretario Ds della provincia di Palermo: «Dopo anni di affermazione della cultura capaci di porre Palermo al centro dell’Europa, con una proiezione mondiale, siamo tornati a una sorta di oscurantismo – sostiene – Abbiamo un assessore alla cultura a Palermo che fa l’assessore ‘in missione’ ed esercita il suo ruolo accademico a Milano. E’ assente». Secondo Terminelli, non è Kals’art la risposta adeguata a una città come Palermo. «E’ uno strumento assolutamente insufficiente a valorizzare la città, sia per come viene gestito, sia sul piano artistico-culturale. Siamo a mille passi indietro rispetto al passato. Anche le grandi istituzioni culturali come il Teatro Massimo sono in crisi profonda». Il segretario Ds di Palermo conclude affermando che «c’è un grande equivoco irrisolto: la funzione dell’Ufficio Grandi eventi rispetto all’assessorato alla Cultura. E’ l’Ufficio grandi eventi che gestisce la cultura a Palermo, ma allora l’assessorato a che serve? Bisogna restituirgli il ruolo di programmazione e gestione che esercita uno strumento simile in tutte le grandi città, come avveniva a Palermo fino al 2000. Serve poi la tutela del grande patrimonio di cui disponiamo e la valorizzazione delle risorse artistiche, spesso mortificate da questa cultura ‘fininvestiana’».

L’assessore alla Cultura del Comune, Gianni Puglisi, si difende dalle accuse dell’opposizione e attacca: «La presenza fisica è assolutamente un alibi – sottolinea – Innanzitutto non è vero che io sia assente. In secondo luogo, il problema non è stare con una sedia dietro a una scrivania a raccogliere petizioni e a ricevere postulanti. La cultura si caratterizza per la progettualità e per le risorse che vi si investono. La progettualità c’è stata e c’è, le iniziative sono molteplici, dalla mostra sul Codice Resta al Genio di Palermo. Io vorrei che l’opposizione, prima di aprire la bocca e dare fiato, si facesse un giro per il Sant’Anna e poi dica se questa non è cultura. Se poi per loro cultura sono le ‘panelle’ e i ‘cantarini’, si rivolgano all’Ufficio Grandi eventi, non a me. Se io riuscissi ad avere un po’ di soldi, farei girare il mondo su un dito. Il problema è che non c’è una lira». Puglisi ricorda inoltre alcune iniziative che coinvolgeranno la città nei prossimi tempi: «Se prima non viene approvato il bilancio non posso fare progetti – afferma – E’ però certo che si svolgeranno un convegno su Pasolini e il Premio Mondello». Per quanto riguarda la gestione degli spazi in città, Puglisi dice: «Dobbiamo completare la biblioteca di Palazzo Marchesi, stiamo avviando il restauro della Palazzina Cinese e quindi del Museo Pitrè».

Dei programmi per la cultura a Palermo ha parlato anche Massimo Collesano, dirigente responsabile dell’Ufficio Grandi eventi del Comune: «C’è attualmente un progetto allo studio – conferma – Siamo ancora in attesa di definizione del programma artistico per il Natale a Palermo, con il progetto invernale di Kals’art Winter, che dovrebbe essere replicato anche quest’anno. I contenuti devono ancora essere definiti anche perché aspettiamo il varo della norma finanziaria in consiglio comunale. Finché non si completerà non sappiamo di quante risorse disponiamo». Sulle frecciate mosse dall’opposizione al ruolo dell’Ufficio Grandi eventi, Collesano risponde con un no comment: «Non replico a queste accuse. Ci penserà il sindaco ove lo ritenesse opportuno. Non sono problemi che mi riguardano, io sono il dirigente dell’Ufficio e in quanto tale mi occupo soltanto di pratiche amministrative. Posso rispondere solo su questi argomenti, non su quelli politici».

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