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Quando il crollo della speranza evapora ogni sogno

Mentre a Roma si continua a discutere, a migliaia, immersi nel mare delle difficoltà sociali, vedono le onde della crisi aumentare di intensità

  • 9 aprile 2013

I suicidi per lavoro in Italia stanno diventando un fatto epidemico, contagioso, letale. Il crollo della speranza, la rovina del futuro, la frana di ogni certezza provoca un fenomeno di cui si percepisce solo la parte emergente. Alla gente che fugge dalla vita gridando, attraverso il suo gesto, l’incapacità di trovare soluzioni, occorre aggiungere le decine che si lasciano morire uscendo di strada o “sbagliando” le dosi di un sonnifero. I fuggiaschi silenziosi, quelli che non degnano chi resta neanche della parola. Troppo orgogliosi o troppo umiliati per lasciare una traccia e un segno.

E poi le migliaia che finiscono in strada. Senza un lavoro e nessun paracadute sociale, si sfracellano al suolo insieme alla loro dignità. Li troviamo davanti ai supermercati, alle mense parrocchiali, a consumare i loro abiti e l’amore per se stessi,
evaporato d’improvviso con quel che resta dei propri sogni.

Sono martiri per la libertà dal bisogno che nessuno ricorderà.Dal 2009 ad oggi 70 monaci buddisti si sono dati fuoco per protesta contro l’oppressione cinese del Tibet. Il Dalai Lama ha chiesto l’aiuto dell’Onu per fermare il martirio dei giovani che si immolano in nome della libertà calpestata.
In Italia i dati sono ben più allarmanti. Dal 2009 ad oggi, almeno 1500 disoccupati si sono tolti la vita. Cifre che le cronache confinano negli ambiti locali, nello spazio circoscritto di tante storie individuali. Grani di un rosario delle umane debolezze da scorrere e riporre quando il buio cala su quelle bare e nessuno si chiede quale deserto dovrà attraversare chi sopravvive.

Per loro solo le litanie commemorative delle autorità. Facce contrite esibite nelle foto di rito, pance piene celate agli sguardi indiscreti e nessun gesto concreto.E mentre a Roma si continua a discutere quando restituire i soldi alle imprese o varare misure d’emergenza, a migliaia, immersi nel mare delle difficoltà sociali, vedono le onde della crisi aumentare di intensità e l’annegamento prossimo e certo.

Chi ha governato l’Italia negli ultimi dieci anni andrebbe portato davanti la Corte Internazionale per i crimini contro la dignità e accusato di sterminio di massa della speranza.

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