CINEMA E TV

HomeNewsCulturaCinema e Tv

Sophie Scholl, il sacrificio della “Rosa Bianca”

  • 7 novembre 2005

La Rosa Bianca – Sophie Scholl (Sophie Scholl – Die letzten Tage)
Germania, 2005
Di Marc Rothemund
Con Julia Jentsch, Gerald Alexander Held, Fabian Hinrichs, Johanna Gastdorf, Andrè Hennicke, Florian Stetter

Da un po’ di tempo in qua, abbiamo imparato che la Storia è fatta anche di piccole storie, private ed emblematiche, di esperienze umane capaci di svelare alcune segrete motivazioni relative ad eventi epocali. Di certo non troverete nei libri scolastici alcune notizie su Sophie Scholl, personaggio di un sottobosco eroico che è salito alla ribalta solo di recente, attraverso una serie di documenti scoperti negli anni novanta del secolo appena trascorso. Si tratta di verbali, seppelliti nella Germania dell’Est, che riportano alcuni interrogatori compiuti dalla famigerata Gestapo accanto agli atti di un processo intentato nei confronti degli esponenti principali del movimento studentesco denominato la “Rosa bianca”. Ragazze e ragazzi di Germania impegnati a difendere la libertà di pensiero e di espressione, mentre il Reich guidato da Hitler muoveva le proprie truppe in guerra sul fronte della prima disfatta di Stalingrado. Sophie Scholl, arrestata il 18 febbraio del ’43, fece parte di quel movimento. Già nei primi anni ottanta, i registi Michael Verhoeven e Percy Adlon raccontarono di lei, e adesso è la volta del regista Marc Rothemund che col suo “La Rosa bianca” tenta di riesumare un capitolo importante della storia della resistenza interna, al fine di sensibilizzare le nuove generazioni, per indurle a non dimenticare i tributi di lotte e di sacrifici, capaci di aprire ferite mai rimarginate.

Adv
Il film del sessantottino Rothemund non è passato inosservato in patria, arrivando a vincere due importanti premi all’ultimo festival di Berlino, uno per la regia e l’altro per la vigorosa interpretazione di Julie Jentsch, capace di restituire con grande intensità il personaggio della Scholl. In più, “La Rosa bianca” è il candidato tedesco come migliore film straniero alla prossima edizione degli Oscar: una scelta simbolicamente assai coraggiosa. La tragica vicenda si svolge a Monaco, nel mese di febbraio del 1943: Sophie già lavora per affermare i propri ideali, a fianco del fratello Hans (Fabian Hinrichs). Insieme, i due distribuiscono volantini “sovversivi” all’Università, fino a quando vengono colti sul fatto, arrestati e condotti davanti a coloro che li giudicheranno per “alto tradimento”. Le loro strade si divideranno, lungo i corridoi di un martirio non solo psicologico, e la giovane dividerà la cella con una militante comunista, Else Gebel (Johanna Gastdorf), riempendo le proprie giornate con una progressiva concentrazione emotiva che si trasformerà in preghiera. Il film assume presto le caratteristiche di un dramma da camera, assai teso e coinvolgente: particolarmente intensa è la scena dedicata all’interrogatorio di Sophie da parte del funzionario della Gestapo Robert Mohr (uno straordinario Gerald Alexander Held). Messa alle strette la giovane studentessa si dichiara unica responsabile, assieme al fratello, della piccola insurrezione coprendo gli altri esponenti del movimento. Di fronte a lei, l’inquisitore Mohr si mostra come mediocre difensore dei principi hitleriani, privo di spirito critico, arrivando in seguito a rivelare sentimenti contrastanti nei confronti della ragazza, confessandole di avere un figlio della stessa età che combatte sul fronte russo.

Sophie non cede alle lusinghe di Mohr: i suoi principi, la sua fede, il suo ideale pacifista la sostengono fino al triste epilogo, quando tutti gli esponenti della “Rosa bianca” divengono le vittime della aspre sentenze emesse dal giudice Roland Freisler (Andrè Hennicke), a nome di un fantomatico “tribunale del popolo”, autolegittimatosi per sostenere i principi aberranti di una folle utopia distruttiva (nel 1985 quelle sentenze perpetrate da un gruppo di criminali al potere subirono il processo della Storia). Il martirio di Sophie e di Hans non è comunque stato vano. La solida ed ispirata regia di Rothmund si impegna a sostenere il convincente impianto drammaturgico di una sceneggiatura sobria ed essenziale, tesa ad esplorare i chiaroscuri di questa tragica vicenda. Efficaci risultano i passaggi dagli interni agli esterni, emblematici squarci di realtà storica sapientemente evocata. E il film si chiude con la significativa sequenza delle migliaia di volantini della “Rosa bianca” che invadono gli spazi di Monaco, città pronta ad essere dilaniata da una guerra voluta dal suo diabolico tiranno. Quella di Sophie e compagni è una lezione morale, ancora utile oggi, mentre nuovi conflitti sembrano vanificare le parole passate e presenti che invadono concetti sempre attuali, come libertà e pace. Film come questo aiutano non solamente a comprendere i nodi cruciali di una Storia ancora recente, ma c’inducono pure a riflettere sulla necessità di un impegno individuale per il mantenimento di quel valore importante a cui abbiamo dato il nome di umanità.

Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI