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Tagli alla cultura: concerto di protesta all'Ars

In 400 si sono dati appuntamento in piazza del Parlamento per un concerto di protesta, proprio sotto ai balconi del Palazzo dei Normanni, sede dell’Ars

  • 9 maggio 2012

Si chiamano tagli lineari: per i non addetti ai lavori, si tratta di quelle riduzioni “indiscriminate” dei fondi destinati a un determinato settore, e adottate dalle amministrazioni alle prese con il risanamento della spesa. Proprio quello che sta accadendo in Sicilia, dopo che nel bilancio della Regione è stato tagliato il 20% delle risorse destinate ai teatri. E proprio quello che contestano le centinaia di artisti giunti a Palermo da diverse parti dell’Isola: in 400 si sono dati appuntamento, lo scorso 9 maggio, in piazza del Parlamento per un concerto di protesta, proprio sotto ai balconi del Palazzo dei Normanni, sede dell’Ars.

A esibirsi, gratuitamente, i circa 300 musicisti dell’Orchestra Sinfonica Siciliana. E, accanto a loro, anche i “colleghi” del Vittorio Emanuele di Messina e del Bellini di Catania e i coristi del Teatro Massimo di Palermo. «Molti di questi artisti sono precari - dicono i sindacati - e già dal prossimo mese saranno a rischio gli stipendi». Ma a preoccupare è soprattutto il futuro: «Così facendo - spiegano Cgil, Cisl e Uil - non solo si compromettono i cartelloni in corso, con il rischio di annullare i contratti con le compagnie teatrali, ma si mette in discussione la sopravvivenza stessa dei teatri».

Nel solo capoluogo per effetto dei tagli verrebbero meno 3,5 milioni di euro destinati al Teatro Biondo, 3 milioni all’Orchestra Sinfonica Siciliana, e 900mila euro al Teatro Massimo, che proprio nei giorni scorsi era finito sotto ai riflettori per le polemiche scatenate dalla decisione di mettere in scena il Don Chisciotte nell’allestimento dell’Opera di Kiev, a un costo ridotto rispetto a quello locale. Ripercussioni pesanti anche per il Teatro Vittorio Emanuele di Messina: il CdA dell’ente, appena ieri, ha inviato una nota alla Presidenza della Regione e a tutte le istituzioni siciliane: “Si può davvero pensare che una Regione conosca sviluppo senza un’adeguata politica culturale? – si legge nel documento - La risposta, inequivocabile, è no!”

Dalla protesta “musicale” arrivano anche le proposte: stabilizzare i precari, certo, ma anche creare reti tra i teatri, promuovere le programmazioni estive, organizzare concerti e spettacoli per i turisti e aprire spazi di fruizione pubblica dentro i teatri. A cominciare dai bookshop, ancora oggi una grande occasione mancata.

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