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Teatro del Baglio: il Kathakali in "Pùtana Moksa"

Il fascino dell’Oriente, con il suo carico di tradizione, misticismo e incanto onirico, arriva a Villafrati per incantare il pubblico attraverso il teatro-danza

  • 7 maggio 2010

Con il suo spirito innovatore e sperimentatore, prosegue a ritmo serrato “Alle parole nostre”, quinta edizione della rassegna di teatro contemporaneo di ricerca promossa dal Teatro del Baglio di Villafrati (corso Sammarco). Sabato 8 maggio, alle ore 21 (ingresso 6 euro, ridotto 4 euro), questo piccolo grande teatro di provincia, interessante palcoscenico del panorama teatrale siciliano, sorprenderà il suo pubblico con uno spettacolo che si preannuncia molto particolare e sofisticato. La compagnia del Teatro Tascabile di Bergamo presenta, infatti, un suo cavallo di battaglia: “Angikam – Pùtana Moksa”, piece di teatro-danza fondata sul Kathakali, stile classico della tradizione indiana, probabilmente il più completo ed espressivo tra tutti i sistemi di danza. Sul palco Beppe Chierichetti, Ruben Manenti, Alessandro Rigoletti e Caterina Scotti.

Il Kathakali proviene dalla zona sud-occidentale dell’India, esattamente dal Kerala. Qui, intorno al XVIII secolo, il Rajah di Kottarakkara ha codificato gran parte del repertorio come risultante e forma definitiva di una multiforme cultura, fatta di rituali antichissimi e pratiche spettacolari. La simbologia cui rimanda è di carattere cosmogonico: il dissolversi dell’oscurità e la creazione del cosmo attraverso la danza. A contribuire al successo mondiale di questa preziosissima arte contribuisce poi l’accuratissima preparazione tecnica richiesta ai suoi interpreti, che si avvalgono di trucchi e costumi, sapientemente variati. Tutto questo, unito all’ipnotica musica vocale e percussiva, crea atmosfere cariche di sogno e spiritualità che spiegano l’attrazione di molti verso un tipo di spettacolo che, attraverso l’incanto dei sensi, favorisce l’astrazione e il pensiero.

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Da tale matrice trae origine la storia di Pùtana Moksa, personaggio protagonista dello spettacolo messo in scena al Teatro del Baglio, che fin dal trucco e dalle goffe movenze manifesta la sua indole grottesca. Ad accompagnarla sulla scena altri singolari personaggi, presentati con una delle tecniche tipiche del Kathakali, la tirannoku, attraverso cui i personaggi si presentano rivelandosi a poco a poco da dietro lo schermo di un sipario. Se però l’inizio della storia si manifesta come una parodia delle scene d’amor cortese in cui l’eroina, sulle note storpiate di una maldestra orchestra, si prepara all’incontro d’amore, l’elemento magico non tarda a far sentire la sua potente influenza, trasformando Pùtana in un splendida fanciulla che può finalmente recarsi ad Ambàdi. In questa città è stato nascosto infatti il Krishna, ancora lattante; e qui essa è stata inviata dal malvagio re Kamsa, il quale ha saputo da una profezia che un giorno verrà ucciso proprio dal dio.

Ed ecco aprirsi davanti agli occhi dello spettatore, attraverso un’intrecciarsi di movenze leggere e voci sottili, l’immagine meravigliosa della città: palazzi decorati da gemme preziose, fanciulle che danzano e giocano sulle rive di ruscelli dalle fresche acque, pavoni che aprono le loro ruote multicolori. Ma mentre chi osserva è rapito da questa esaltazione dell’immaginazione, Pùtana non dimentica la sua natura di orchessa e sicario, destinata a uccidere il piccolo dio Krishna. Dopo averlo scovato e aver tremato davanti alla celestialità del fanciullo, perfettamente conscia del suo dovere, comincia ad allattarlo, essendosi cosparsa di veleno: Krishna, però, insieme col latte avvelenato, succhia dal seno di Pùtana la sua stessa vita. Frantumato l’incantesimo, Pùtana perde la sua bellezza angelica, riprendendo le sue fattezze mostruose. E crolla sconfitta, mentre a terra, tra spasmi violentissimi, danza al ritmo della Morte. Per informazioni e prenotazioni è possibile rivolgersi al numero 091.6155439 o consultare il sito www.teatrodelbaglio.org.

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