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The Second Grace: “noi come Devendra Banhart”

  • 29 agosto 2005

Le ballate acustiche dei The Second Grace saranno protagoniste, venerdì 2 settembre alle ore 22, all’Agricantus di Palermo (via XX Settembre 82/a) nell’ambito della rassegna “Fuori (dal)la classica”. Il gruppo di Fabrizio Cammarata e Fabio Rizzo, passato dagli esordi come duo a una momentanea separazione, fino all’attuale denominazione con l’organico allargato a una sezione ritmica (John Riggio al basso, Fabio Finocchio alla batteria), ha già vissuto un suo momento di gloria quest’estate, il 17 luglio a piazza Magione, quando Cammarata è stato invitato addirittura da Devendra Banhart a suonare durante il suo concerto una canzone dal demo omonimo, “Baghdad Song”. La serata all’Agricantus sarà un’ulteriore occasione per presentare il lavoro della band, che secondo un costume che si va sempre più diffondendo tra band emergenti e non con l’avvento di internet e dei formati mpeg, è scaricabile per intero dal sito www.thesecondgrace.com. Un’iniziativa volta a fare sì che le persone arrivino al concerto conoscendo già i pezzi, in attesa della produzione del disco nella sua versione definitiva, prevista per l’autunno, e della sua commercializzazione. I Second Grace sono tuttora in cerca di un’etichetta, con lo sguardo rivolto direttamente al mercato estero, sulla scia di gruppi italiani come i Jennifer Jentle, prodotti dalla mitica SubPop (l’etichetta di Seattle che produsse il primo disco dei Nirvana, Ndr), dei Linea 77, che incidono per la Earache e dei My Cat is an Alien, con la loro proficua collaborazione nientemeno che con Thurston Moore dei Sonic Youth.

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Il demo scaricabile dal sito è composto da otto canzoni che ricalcano le orme di illustri predecessori come Nick Drake e di giovani contemporanei che si sono messi in luce negli ultimi tempi, come lo stesso Banhart, grazie al rinnovato successo del folk acustico. Non mancano però riferimenti esotici, in particolare alla musica sudafricana, come afferma il chitarrista e cantante Fabrizio Cammarata: «Il riferimento è soprattutto alle melodie – sostiene -. La musica sudafricana non è pura nel suo essere, ha i ritmi propri dell’Africa, ma la colonizzazione ha prodotto un nuovo modo, più occidentale, di intendere la melodia. Molte di queste musiche erano in origine composizioni sacre, e dato che le melodie sono sempre molto solari abbiamo imparato molto da questo. Sicuramente Miriam Makeba mi ha dato un sacco in questo senso». Curiosa invece la dinamica dell’esibizione al concerto di Banhart, conosciuto da Fabrizio durante il sound-check pomeridiano e poi chiamato senza preavviso sul palco nel corso dell’esibizione, come ricorda divertito il musicista palermitano: «Gli ho consegnato un mio cd, si è mostrato molto affabile considerando anche che abbiamo la stessa età, poi ci siamo salutati. Mentre ero in mezzo alla platea mi sono sentito chiamare. Poi ho saputo che ha fatto la stessa cosa con altri ragazzi nel corso del suo tour». In riferimento alla produzione e distribuzione della propria opera, Cammarata non ha dubbi: «Sono del partito di coloro a favore del prezzo popolarissimo dei dischi. In fondo anche Banhart ha cominciato così, vendendo a un dollaro i suoi dischi durante i concerti che faceva a New York. Se ce l’ha fatta lui…». Il contributo per assistere al concerto varia tra 0, 1 e 2 euro, a seconda della posizione scelta (in piedi, ai tavoli o nelle sedie davanti il palco).

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