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Un workshop per riscoprire il pianeta Autismo

  • 7 dicembre 2004

Un mondo per molti sconosciuto e, comunque, di difficile decifrazione per la stessa comunità scientifica: il pianeta “autismo”. Un disturbo globale dello sviluppo - che coinvolge solo in Sicilia circa 10.000 casi - caratterizzato da stereotipie, disturbi della comunicazione e della socializzazione che rendono particolarmente difficile l’interazione con i bambini affetti. Bambini, in genere, bellissimi ma, giusto appunto, chiusi, nelle loro “torri d’avorio”; definiti “bambini della Luna, per la loro distanza, o bambini pesci, per il loro silenzio”, rapinosi nella loro inquietudine. Un workshop, dal titolo “Autismo e tecniche di Apprendimento: ABA (Applied Behavior Analysis)”, affronterà nei giorni 10, 11, e 12 dicembre l’argomento. Sede dell’incontro - la cui iscrizione è gratuita e a numero chiuso, fino ad esaurimento posti - l’aula magna della Facoltà di Economia in Viale delle Scienze a Palermo. Per info e/o iscrizioni: A.G.S.A.S. - Onlus, c/o presidio Ospedaliero “Aiuto Materno”, via Lancia di Brolo 10, 90145 Palermo, telefono 091.7035400, e-mail info@autismoperche.it.

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Il workshop “Autismo e tecniche di Apprendimento: ABA (Applied Behavior Analysis)” nasce per iniziativa dell’A.G.S.A.S. (Associazione Genitori Soggetti Autistici Siciliani - Onlus) che, sotto la presidenza del dott. L. Aloisi e la preziosa collaborazione della psicologia dott.ssa Gabriella Lo Casto, opera a Palermo dal 1990 per dare sostegno alle famiglie dei bambini con autismo, con l’obiettivo principale di far progredire la ricerca scientifica sulle cause della sindrome, divulgare le conoscenze, e favorire una migliore accettazione ed integrazione delle persone con autismo nella famiglia, nella scuola e nella società (www.autismoperche.it). Il programma del workshop partirà venerdì 10 dicembre c.a., alle ore 8.30, con la registrazione dei partecipanti e la presentazione di L. Aloisi (presidente dell’A.G.S.A.S.). Proseguirà con gli interventi “L’Autismo e Behavior Therapy” di F. Canziani (Dip. Materno Infantile, Sezione di NPI, Uni. degli Studi di Palermo), “Teoria e tecniche base per l’aumento dei comportamenti funzionali” e “L’insegnamento alla discriminazione CUTAIA” di D. Smith Brunetti (Board Associate Behavior Analyst, Uni. of Norht Texas - USA). Sabato 11 dicembre sarà la volta della “Messa in pratica delle tecniche base; introduzione alle tecniche per la riduzione dei comportamenti del problema” e “Tecniche avanzate per l’aumento dei comportamenti funzionali” di D. Smith Brunetti. Il workshop si concluderà domenica 12 dicembre con “La programmazione tipica negli interventi precoci. Esempi della programmazione didattica per esempi di bambini specifici” di D. Smith Brunetti e “Presentazione della TED (Thérapie d’Echange et Devoloppment - Terapia di Scambio e Sviluppo)” di D. Valenti (Dip. Materno Infantile, Uni. degli Studi di Palermo) e di D. La Paglia (Dip. Materno Infantile, Uni. degli Studi di Palermo).

A vantaggio dei lettori, forniamo alcune informazioni utili sul tema. Il primo a coniare il termine “autismo”, fu, nel 1943 lo psichiatra infantile Leo Kanner, che ne individuò e descrisse le principali caratteristiche. Nel suo lavoro iniziale, Kanner mise in evidenza anomalie comportamentali di origine neurologica che lo avevano portato a ipotizzare un’origine innata ed endogena della sindrome; successivamente egli concentrò la sua attenzione sulle caratteristiche della personalità dei genitori, considerate come fattori rilevanti per la comparsa e la strutturazione del disturbo. Uguale interpretazione si ebbe negli anni a venire: la sindrome è stata intesa come una condizione psicogenetica, causata da errori educativi o da un difetto delle relazioni familiari e, più specificatamente, della relazione madre-bambino. Tale considerazione ha, comprensibilmente, gravato a lungo sui genitori, in particolare sulle donne che hanno così vissuto l’esperienza dolorosa di essere madri di un figlio autistico, unitamente a un pesante senso di colpa, spesso stimolato dagli specialisti addetti alla cura del bambino. Con l’avanzare degli studi da parte della comunità scientifica internazionale vi è stato un cambiamento di «rotta»: l’autismo è stato inquadrato fra i «disturbi dello sviluppo», collegato principalmente a fattori di tipo biologico, e non a variabili familiari (quali tratti della personalità dei genitori, metodi educativi e livello socio-economico) o psicosociali (Rivista “Handicap risposte - Mensile di attualità, cultura e informazione sulle tematiche dell’handicap”, anno XVII, n.165/6, giugno/agosto 2002).

Il disturbo autistico sembrerebbe, in altre parole, la risultante comportamentale di un danno organico, che si verifica entro il terzo anno di età e si manifesta nei piccoli bimbi con gravi deficit nelle aree della comunicazione (assenza di contatto oculare, totale mancanza o ritardo del linguaggio verbale), dell’interazione sociale (con tendenza all’isolamento), dell’immaginazione (attività limitata e stereotipata), e con problemi di comportamento (iperattività, preoccupazione per il mantenimento della costanza ambientale, reazioni di disagio di fronte alle intrusioni dall’esterno, interesse parziale e/o strumentale riferito a persone e oggetti). Fin qui, alcune tracce sulla genesi e le caratteristiche dell’autismo. Un disturbo che, malgrado i passi avanti fatti, finisce col restare un mistero per la stessa ricerca scientifica: ipotesi biologiche, genetiche, farmacologiche, cognitive s’intrecciano, infatti, fino ad arrivare ad un puzzle di dubbia comprensione. Un puzzle dai tasselli incerti che non ferma, però chiaramente, la voglia d’indagare e le sperimentazioni sul campo. Seguendo questa indicazione, emerge la validità del worhshop in oggetto, “Autismo e tecniche di Apprendimento: ABA (Applied Behavior Analysis)”, che si svolgerà a Palermo nei giorni 10-12 dicembre, e che darà modo a tutti coloro che vorranno essere “formati” (psicologi, educatori, medici, insegnanti, genitori, terapisti, logopedisti) di apprendere alcune strategie atte a far superare ai ragazzi autistici i loro indiscutibili ostacoli e ad aumentare, altresì, i loro comportamenti funzionali. Fosse anche solo permettere a queste piccole creature oscurate dall’assenza di emozioni di non temere ma sorridere del calore di un abbraccio.

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