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Nella giungla dei gazebo in via Maqueda: "Tra pedane e tavolini qua non si passa più"

Il "pasticcio" dei dehors: un mosaico disordinato di passaggi stretti e "nessuna via di fuga per le emergenze". L'allarme di residenti e Prima Circoscrizione

Claudia Rizzo
Giornalista e TV producer
  • 24 maggio 2025

Una foto di via Maqueda a Palermo

Una strada pedonale, qualche pedana, due tavoli all’aperto, l’idea - in fondo bella - di far respirare via Maqueda, renderla più vivibile. Invece, nel tratto tra via Celso e piazza Villena, il risultato (almeno per ora) è un gran pasticcio: un mosaico disordinato fatto di tavolini sparsi, marciapiedi occupati, passaggi stretti, persone con disabilità impossibilitate ad accedere. E soprattutto: vie di fuga praticamente azzerate.

A lanciare l’allarme è il presidente della Prima Circoscrizione, Giovanni Bronte, che racconta di un sopralluogo tenutosi qualche giorno fa e diventato, nei fatti, un incontro a metà. Perché «né gli uffici Suap né la polizia municipale si sono presentati, e nemmeno hanno risposto». Chi c’era (Mobilità, Traffico e Protezione civile) si sarebbe trovato, invece, «quasi in imbarazzo» davanti a irregolarità difficili da ignorare anche a occhio nudo.

«La situazione è preoccupante - spiega Bronte - e in questi mesi sembra che gli uffici comunali non abbiano comunicato tra loro, rimpallandosi ogni responsabilità. Chiederemo accesso agli atti alla polizia municipale per capire se sono stati effettuati controlli, e cosa ne sia emerso. E se continuerà l’inerzia, valuteremo la possibilità di un esposto in procura».

Le preoccupazioni principali riguardano la sicurezza e l’accessibilità. Se ci fosse un’emergenza, come si evacuerebbe? E perché le pedane non sono accessibili alle persone con disabilità? E poi ancora: è legittimo occupare marciapiedi che per legge dovrebbero restare liberi?

In attesa di avere una risposta a queste domande, al centro della questione c’è l’Allegato E dell’accordo firmato tra il Comune e la Soprintendenza il 19 luglio 2024, che stabilisce un principio semplice: il progetto dei dehors lungo via Maqueda - pensato con gazebo uniformi, fioriere e pedane standardizzate - sarebbe potuto partire solo con il consenso unanime di tutti gli esercenti del tratto tra via del Celso e i Quattro Canti. In caso contrario, il provvedimento sarebbe da ritenersi nullo.

Nonostante questo, diversi esercenti hanno proceduto con l’installazione dei dehors presentando istanze semplificate - cioè con la possibilità di montare subito le strutture in attesa di approvazione - generando una situazione disomogenea, esteticamente caotica e a tratti pericolosa.

In una nota inviata via Pec a novembre 2024, il Suap aveva avvisato che per le attività non in regola, e che non avessero presentato una nuova istanza conforme all’Allegato E, sarebbe scattata la revoca dell’autorizzazione. Nel frattempo, però, le pedane sono rimaste.

Il risultato è quello che si vede oggi: dehors montati e altri no, marciapiedi del tutto occupati in deroga a qualsiasi regola del codice della strada, pavimenti rialzati non ispezionabili, barriere architettoniche mai abbattute e una convivenza commerciale sempre più tesa.

«Il caos regna sovrano - commentano i consiglieri della Prima Circoscrizione Fabrizio Brancato e Massimo Castiglia - Se non si interviene subito, rischiamo che in occasione di un’evacuazione qualcuno ci lasci la vita. Non possiamo aspettare che accada una tragedia per svegliarci».

E aggiungono: «Ci auguriamo che l’amministrazione si assuma le proprie responsabilità, anche economiche, davanti a quelle attività commerciali che, vedendosi accolte le proprie istanze attraverso una procedura semplificata, hanno già investito ingenti somme di denaro».

Già, perché chi ha montato pedane e arredi si ritrova oggi immerso in un contesto che rischia di trasformarsi in un boomerang economico anziché in un’opportunità.

Ma c’è di più. Perché questo contesto racconta qualcosa di ancora più profondo: parla di un centro storico che lentamente sta perdendo la sua anima, ridotto sempre più a vetrina e consumo. Un luogo dove il diritto a vivere lo spazio pubblico viene messo in secondo piano, dove una passeggiata diventa un percorso a ostacoli e la bellezza si misura in metri quadri di dehors.

Una vicenda - quella che affligge uno dei tratti più attraversati della città - che va avanti da quasi otto mesi e su cui l’Assessorato alle Attività Produttive e al SUAP resta in silenzio: al momento, infatti, nessuna risposta.

Nel frattempo, un nuovo sopralluogo è previsto per lunedì prossimo, 26 maggio, alle 9.30; la speranza è di ottenere un responso tecnico che faccia chiarezza ai dubbi sollevati dai rappresentanti della prima circoscrizione.

In attesa di questo riscontro, però via Maqueda resta lì, con tutte le sue contraddizioni: un patchwork disordinato che doveva essere un luogo da vivere e che si scopre invece inciampo. Con tavolini messi di traverso, marciapiedi sbarrati e una domanda che torna sempre: com’è possibile che anche una pedana, a Palermo, diventi un problema?
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