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Ortigia in pillole: quello che c'è da sapere per goderti l'isola "senza tempo" di Siracusa

Un piccolo vademecum per guidarti alla scoperta del centro storico di Siracusa caratterizzato da luce abbagliante, scorci pittoreschi, antichi palazzi e soste gustose

  • 17 luglio 2020

Il castello Maniace di Ortigia dall'alto

Perché questa piccola perla siciliana merita di essere esplorata? I motivi sono tanti: primo fra tutti la particolarità di un centro storico che è un’isola (“u’scogghiu” come la chiamano i siracusani), le splendide costruzioni di varie epoche che ripercorrono la sua millenaria storia a partire dal periodo greco e poi quella sua luce intensa amplificata dalla bianca pietra calcarea tipica del luogo.

Ortigia è un prezioso fazzoletto di terra che si staglia sul mare blu dello Ionio in appena un chilometro quadrato di estensione, dove sorge la parte più antica di Siracusa, lungo la costa orientale della Sicilia e a poche centinaia di metri dalla terraferma. L’isola è collegata da due ponti percorribili anche in auto ma il miglior modo per visitarla è sicuramente quello di girare a piedi.

Entrando dal Ponte Umberto I ci si ritrova subito davanti ai resti del Tempio di Apollo, il più antico tempio siciliano edificato in stile dorico e dedicato al Dio del sole. Sostare al Caffè Apollo per godersi lo spettacolo dei resti archeologici e rinfrescarsi con la sua amabile granita metà mandorla e metà cioccolato è d’obbligo.
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Già che si è in zona, ci si può immergere nel tripudio di profumi e colori del mercato di Ortigia in Via De Benedictis, compreso tra il limitare del tempio e Piazza Cesare Battisti. Qui banchi di pesce fresco, frutta e verdura, formaggi, montagne di spezie e olive condite sono i protagonisti indiscussi ma non bisogna sottovalutare i localini che sorgono tra una bancarella e l’altra e che preparano deliziosi piatti tipici.

Tra questi da non perdere la stuzzicante frittura di “scopolaricchi” (un mix di totanetti, seppioline, calamaretti e moscardini) della Drogheria Drago. Il mercato si trova nel quartiere de La Graziella: il nome del quartiere deriva dai pescatori, abitanti della zona, devoti alla Madonna delle Grazie. Perdersi tra i vicoli, i ronchi e le pittoresche piazzette del vecchio quartiere dei pescatori, che ancora oggi risente dell’influenza araba e mantiene il suo impianto architettonico disordinato, è un’esperienza fantastica.

Da qui l’esplorazione dell’isola continua percorrendo la Via Dione che, unitamente a Via Roma, rappresentava il Decumano Maggiore e l’antica Via Sacra nel tracciato greco-romano che collegava il Tempio di Apollo con il Tempio di Atena. La Via Dione è senza dubbio il percorso più antico di Ortigia, un tratto intricatissimo che incrocia vari ronchi e mostra piccoli prospetti barocchi con eleganti balconate e mensole decorate. Quello che caratterizza maggiormente questo tratto di strada è l’intimità e il silenzio dei suoi vicoli e dei suoi cortili (come quello delle Api) in contrasto con la rumorosa e vicina zona del mercato.

La Via Dione sfocia in Piazza Archimede che, a dispetto del nome, è però dominata al suo centro dalla Fontana di Diana (dei primi del ‘900), da qui è possibile raggiungere Piazza Duomo attraverso un paio di percorsi principali ma noi scegliamo il terzo, più suggestivo e alternativo. Imboccando la piccola Via del Consiglio Reginale, alle spalle del lato ovest della piazza, si potrà fare una piacevole sosta al Caffè Letterario Biblios: una piccola e accogliente libreria nella quale troverete il sorriso di Paola a fare gli onori di casa con una bellissima selezione di libri, ottimi vini locali e birre artigianali.

Adiacente alla libreria si trova l’ingresso dell’antica Camera Reginale dove sorgeva il medievale palazzo di epoca spagnola detto appunto della Camera del Consiglio Reginale, che veniva presieduto dalla Regina, moglie del regnante d’Aragona, e segna un primato di tutto rispetto: secondo alcune fonti storiche si tratterebbe del primo “ente politico” presieduto da una donna in Italia. Di questo palazzo trecentesco (crollato durante il terremoto del 1693 e ricostruito qualche anno dopo) resta solo il portale in stile gotico ad arco cuspidato recante al centro un bassorilievo che raffigura San Michele Arcangelo.

Prima di giungere nel “salotto buono” dell’isola, si attraversa Via Landolina passando davanti la storica Pasticceria Artale con le sue leggendarie siciliane tuma e acciughe (una sorta di calzone fritto) e i bignè caramellati alla crema di limone.
Piazza Duomo accoglie con la sua luce intensa data dall’effetto dei raggi del sole che riflettono sulla pietra calcarea bianca della pavimentazione e degli edifici, ha una forma a lisca di pesce e si trova nel punto più alto di Ortigia e non è un caso: infatti il Duomo sorge sui resti del Tempio di Atena che aveva al suo apice la statua della Dea con lo scudo dorato, quest’ultimo fungeva da faro per le navi che arrivavano da Levante.

Le colonne dell’antico tempio sono ancora oggi visibili sia all’interno che all’esterno del Duomo. (Per info tel 093165328. Aperto tutti i giorni dalle 10 alle 18.30. Biglietto intero: € 2, ridotto: € 1). La facciata barocca sembra quasi poggiata al corpo dell’edificio creando un insieme unico. Inoltre Piazza Duomo merita un affaccio al cortile di Palazzo Beneventano, la vista del giardino pensile dell’Arcivescovado con i suoi alberi di limone, la ricerca della lucertola sospesa nell’angolo sinistro in alto di Palazzo Vermexio (firma dell’architetto), il gelato della gelateria Fiordilatte e la visita della Chiesa di Santa Lucia alla Badia con la sua spettacolare facciata barocca e il Caravaggio al suo interno la tela con il Seppellimento di Santa Lucia. (Aperta tutti i giorni dalle 11 alle 16. Chiuso il lunedì, ingresso gratuito).

Ma le sorprese non sono finite, sotto Piazza Duomo si trova un ipogeo, che ha funzionato da cisterna, cava e rifugio bellico, un percorso sotterraneo che spunta alla Marina con affaccio sul porto Grande. (Ipogeo di piazza Duomo tel. 0931 4508111. Aperto tutti i giorni nel periodo estivo a cura dell'archeoclub. Biglietto intero: € 4).

Alla fine della banchina del porto Grande si passa attraverso una fitta e piccola “oasi” di ficus benjamin secolari e si arriva alla Fonte Aretusa, questo specchio d’acqua dolce è chiamata affettuosamente dai siracusani “Funtana re pàpiri” (perché abitata da diverse papere da decenni). Al suo interno sono presenti gli unici papiri selvatici di tutta Europa (il papiro cresce spontaneo solo in Egitto). Questa fonte è raccontata in uno dei miti più famosi di Siracusa, quello della ninfa Aretusa: il mito greco racconta che la ninfa, per fuggire le attenzioni del dio Alfeo, perdutamente innamorato di lei, fuggì sull’isola di Ortigia invocando l’aiuto di Artemide; la dea quindi la trasformò in una fonte.

Zeus però, commosso dal dolore di Alfeo, decise di aiutarlo per ricongiungerlo alla sua amata, tramutandolo in un fiume. Alfeo così percorse, dal Peloponneso in Grecia, tutto il Mar Ionio, fino ad arrivare alla sua Aretusa in Sicilia. Dopo oltre duemila anni, la Fonte Aretusa tiene viva la memoria del mito che inoltre servì a spiegare il “miracolo” della presenza dell’acqua dolce nell’isolotto di Ortigia. Di recente la fonte è stata oggetto di un importante progetto di valorizzazione con un nuovo percorso di visita, un piccolo tour con guida che merita il prezzo del biglietto.

La via pedonale che costeggia il mare e che dalla Fonte Aretusa si allunga fin quasi alle mura del Castello Maniace è il Lungomare Alfeo, qui si affacciano bar e ristorantini. Un tempo queste strutture erano antiche case abitate da pescatori, che utilizzavano gli ipogei collegati con le sorgenti d'acqua (la stessa della adiacente Fonte Aretusa) per "salare" il pesce (infatti le grotte sotterranee venivano chiamate "cunsaria").

Una delle grotte, molto bella e suggestiva, è visitabile dalla gelateria di fronte alla fonte Aretusa. Al calar del sole dal Lungomare Alfeo si gode lo spettacolo di tramonti infuocati sulla penisola della Maddalena ed è dunque luogo ideale per trascorrere l’ora dell’aperitivo nel tardo pomeriggio.

Tra le tante bellezze architettoniche da visitare c’è sicuramente il castello Maniace, imponente esempio dell’architettura militare di Federico II, che sorge sulla punta estrema dell’isola e storicamente considerata una posizione strategica per monitorare ciò che accadeva in mare aperto. Sull’affaccio delle terrazza del castello sembra di stare sulla prua di una nave. (Castello Maniace - info 0931450811 - Lun dalle 12 alle 16.30 ultimo ingresso 15.45 - Dal Mar alla Dom e festivi 8.30 alle 13.45 ultimo ingr. 12.30 - biglietto intero: € 4, ridotto: € 2, ratuito per minori di 18 anni).

Immancabile la visita al quartiere della Giudecca, un tempo popolato dagli ebrei e la cui traccia è ancora oggi visibile nell’ipogeo della chiesa di San Filippo Apostolo che testimonia la presenza di una precedente Sinagoga e il suggestivo bagno ebraico (miqweh), centro della vita spirituale giudaica, segna l’esistenza di una comunità ebraica siracusana tra le più antiche di tutto il Mediterraneo. Il miqweh, situato a 18 metri sotto il livello stradale, nei sotterranei di un edificio patrizio che oggi ospita un hotel, e alimentato da acqua pura sorgiva, è fra gli unici bagni rituali in Europa che conservi a tutt’oggi la sua integrità.

Infine Ortigia non nega a nessuno un tuffo a mare e soddisfa sia gli amanti della sabbia che quelli della roccia: per i primi c’è la piccola spiaggia a semiluna di Cala Rossa, non lontana dal castello Maniace. Per i secondi, invece, sul lungomare di Levante c’è l’acqua cristallina ai piedi del Forte Vigliena, un bastione di epoca cinquecentesca e dalla cui terrazza si può godere di un incantevole panorama tra cielo e mare.
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