CURIOSITÀ
Parole che scaldano il cuore: così "Ti amoro" di un bimbo siciliano è finito sulla Treccani
La storia risale allo scorso anno e ce l'ha riportata Clelia Raucea, psicologa ragusana che lavora a Palermo, promotrice della pubblicazione sul portale Treccani
La storia risale allo scorso anno e ce l'ha riportata Clelia Raucea, psicologa ragusana che lavora a Palermo, promotrice della pubblicazione del neologismo sul portale più cliccato, a livello nazionale, a cui si fa riferimento per scoprire il significato delle parole.
«Insieme ad altre colleghe lavoriamo da anni nell'ambito della terapia riabilitativa per disturbi del neurosviluppo, tra i tanti bambini ce n'era stato affidato uno un po' difficile, con disturbi del comportamento riferiti dai familiari ma senza una diagnosi precisa. Dopo alcuni giorni di osservazione questo bambino - ci ha raccontato la psicologa - che aveva sempre la risposta pronta, era molto sveglio, in realtà non riscontravamo nulla di patologico, anzi il legame affettivo con la mia collega che lo seguiva, e a cui obbediva senza nessuna difficoltà, ci sorprendeva.
La psicologa stessa rimase molto colpita da questo termine e soprattutto la spiegazione del bambino "onomaturgo" non era poi impossibile da accettare.
Sulla scia di queste considerazioni ha contattato la Treccani e, con sua grande sorpresa, ha trovato subito riscontro positivo con la pubblicazione sul portale del neologismo con questa motivazione (ancora consultabile sul sito) che ben spiega, tecnicamente, la validità di "ti amoro".
Si legge infatti: "Amorare ha la freschezza dell'esuberanza. Linguisticamente, il processo derivazionale dal sostantivo amore è originale, porta a una vicinanza ancora più stretta tra nome e verbo. Ci ricorda, all'estremo opposto, la vicinanza, anzi, l'assoluta coincidenza formale tra l'(io) odio verbale e l'odio nominale (...).
In ogni caso, il io ti amoro è senz'altro un atto linguistico; senz'altro comunica qualcosa; senz'altro è un atto linguistico, precisiamo, perché include l'atto comunicativo ma anche perché ne esorbita, includendo (lo ricaviamo dal racconto) l'espressività gioiosa di sguardi e posture, la dimensione relazionale del gioco".
Un altro caso, tempo prima, aveva fatto luccicare gli occhi degli aduti ed era stato il "petaloso" proposto da un altro bambino. Coincidenza che siano spesso i più piccoli a percepire emozioni così profonde che non corrispondono, per i piccoli inventori, ad un termine già esistente?
Poco importa, a nostro avviso, se la maggior parte dei neologismi spariscono nel tempo e non trovano posto nei dizionari quello che rimane è la bellezza della scoperta - che tocca forse di più gli adulti - di nuove parole che al solo pronunciarle scaldano l'anima.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
|
...e condividi questo articolo sui tuoi social:
|
GLI ARTICOLI PIÙ LETTI
-
STORIA E TRADIZIONI
Le dici in Sicilia ma sono nate al Nord: sono cinque parole (che proprio non ti aspetti)
-
ITINERARI E LUOGHI
Una spiaggia siciliana tra le 24 più belle d'Europa: il suo mare è limpido "come il gin"