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Per tutti era il "leone delle Madonie": il Conte che umiliò la Mercedes alla Targa Florio del 1922
Quell’anno, i tedeschi dovettero “festeggiare” il successo di un italiano, che utilizzò pneumatici nostrani e che fu verniciata di “Rosso Italia” anziché lasciarla con i colori della Germania
Il Conte Giulio Masetti al Gran Prix francese nel 1922
Erano gli anni della Belle Époque e chi se lo poteva permettere andava in vacanza nei centri di benessere o assisteva alle innovative proiezioni cinematografiche da poco inventate dai Lumière.
A Palermo dilagava la moda dei villini in stile Liberty, mentre a Termini Imerese, l’architetto Giuseppe Damiani Almeyda, riceveva l’incarico dall’amministrazione comunale di realizzare, nei pressi delle sorgenti termali, il prestigioso Grand Hotel.
Questo edificio, sin dalla prima edizione del 1906, divenne il "quartier generale" della corsa automobilistica più antica del mondo: la mitica “Targa Florio”.
In quegli anni, nei giorni della competizione non doveva essere difficile notare la nobiltà siciliana e nazionale, passeggiare per le vie della città delle Terme, facendo sfoggio di gioielli e abiti tra i più costosi e di tendenza di quel tempo.
Veniva sempre con largo anticipo perché doveva “mettere a punto” la sua auto e testarla nelle polverose e tortuose strade dei monti delle Madonie. Nel 1921 con la Fiat S57/14B – 4500 cc., costruita nel 1914, conquistò la sua prima vittoria alla Targa Florio, con una velocità media di 58,64 Km/h.
Le cronache dei giornali, di quel tempo, raccontano che fu un grande successo perché nonostante il mezzo non fosse competitivo, sconfisse gli squadroni di Alfa Romeo e Mercedes, arrivati nell’isola con l’obbiettivo di vincere a tutti i costi la gara siciliana.
Fu proprio in quell’anno che la Casa tedesca s’interessò del conte Masetti, anche se alla fine non lo ingaggiò perché alcuni dirigenti ritennero che la sua vittoria era dovuta più alla fortuna, fedele sua compagna per tutti i 432 Km del circuito, che per l’abilità.
Quel rifiuto non venne ben accolto dal conte, tant’è vero che pur di dimostrare che la vittoria fu conquistata esclusivamente per la sua capacità, decise di acquistare una Mercedes e in segno di spudorata sfida la dipinse di Rosso Italia.
Il trionfo non tardò ad arrivare, infatti, nell’edizione, successiva quella del 1922 della Targa Florio, riuscì a bissare il successo precedendo le favorite scuderie della Ballot 2LS e dell’Alfa Romeo.
In quella edizione l’auto di Masetti montava pneumatici Pirelli e la velocità media raggiunta fu di 63,09 Km/h. Aveva umiliato il colosso della Mercedes che era arrivato in Sicilia con ben sei autovetture affidati a piloti ufficiali, oltre al personale di supporto, composto da una miriade di tecnici, meccanici e manovali.
Quell’anno i tedeschi dovettero "festeggiare" il successo di un italiano, che montava gomme rigorosamente nostrane alla guida di un’auto che non possedeva le insegne dei colori tradizionali della Germania.
Solo allora i dirigenti della Mercedes furono costretti a riconoscere pubblicamente il valore tecnico del pilota toscano e celebrare, loro malgrado, l’edizione numero 13 della Targa Florio.
Con quella doppietta, Giulio Masetti, raggiunse una popolarità senza precedenti, qualcuno disse che era diventato più famoso dello stesso finanziatore e organizzatore della gara: Vincenzo Florio. Non fu un caso che venne soprannominato: “il leone della Madonie”.
Ormai il pubblico siciliano lo amava e lui amava questa terra che gli aveva regalato un successo planetario. A proposito della sua notorietà, Maurizio Mazzoni nel suo libro dal titolo “Giulio e Carlo Masetti… nel segno del Leone” edito da Noferi Edizioni del 2013, così scrive: “per la gente delle Madonie, Giulio Masetti diventa il simbolo del Paladino invincibile, addirittura un carrettiere farà decorare il proprio carretto con l’immagine della rossa vettura di Masetti in corsa, come Rinaldo in sella al fedele Baiardo”.
Sono gli anni in cui il conte Giulio Masetti e la giovane affasciante consorte Nicoletta, entrano in contatto con la nobiltà siciliana e sarà sempre circondato da persone che lo stimano e lo rispettano per il suo valore sportivo e umano. Ogni anno primeggia anche tra gli scommettitori “nell’asta dei piloti” e il suo nome rimaneva fra i più accreditati alla vittoria finale.
Il 1926 fu un anno che per gli appassionati della Targa Florio non dimenticheranno facilmente.
Era l’edizione numero 17 e secondo gli scaramantici di quel tempo si riteneva che non doveva essere una gara fortunata per i colori italiani. Almeno questa era la voce che circolava in città e nell’ambiente automobilistico.
Quell’anno, Giulio Masetti arrivò in Sicilia con l’intenzione di partecipare con un’auto francese che aveva commissionato direttamente alla Talbot-Darracq. Si trattava di una potente automobile, “tipo 700” da Gran Premio, con otto cilindri di 1488 cc. in grado di erogare 180 hp a 7000 giri.
Ma la Casa costruttrice francese è decisamente in ritardo nella preparazione dell’autovettura di Masetti e non riesce ad assicurare l’arrivo del mezzo in Sicilia prima dell’inizio della competizione prevista a fine Aprile.
Masetti è intenzionato a gareggiare a tutti i costi e accetta la proposta di Louis Delage per correre nella propria scuderia con un modello V12 tipo 2LCV del 1923. Considerato il nuovo ingaggio il conte rimanda il suo panfilo, con tutto l’equipaggio, a Napoli e si mette a disposizione della squadra francese.
Il numero dell’autovettura assegnatogli è il 13 e ironia della sorte quell’anno si celebra l’edizione numero 17 della Targa Florio. Durante la gara, sin dalle prime battute, l’aristocratico toscano conduce un’ottima gara, quando giunto nei pressi di Sclafani Bagni, perde il controllo della sua Delage e si schianta in un terrapieno che fa capovolgere l’autovettura.
Masetti riporta un forte trauma al torace e secondo quanto riferito dai primi soccorritori respirava ancora al loro arrivo ma, nonostante la tempestività dei medici giungerà in ospedale senza vita, era il 25 aprile del 1926.
Qualche cronista iniziò a ipotizzare che la causa del nefasto incidente era dovuta alla rottura dello sterzo o di un “ritardo” nella frenatura, già segnalata da altri piloti della Delage. Qualcun’altro avanzò l’ipotesi complottista di una manomissione da parte di qualcuno che non sopportava l’eventuale terza vincita alla Targa Florio del conte.
Nonostante tutto quell’anno la gara venne vinta dall’ex pilota aeronautico militare Bartolomei Costantini su una Bugatti 35-2300 cc. con una velocità media di 73,51 km/h.
Quel giorno, al termine della gara, nessuno aveva voglia di festeggia il vincitore e le migliaia di spettatori che si erano assiepati lungo tutto il percorso rimase attonita alla drammatica notizia della morte del “Leone delle Madonie”.
Il 27 aprile, l’amico Vincenzo Florio organizza a sue spese i funerali solenni nella Chiesa Madre di Termini Imerese alla presenza di tutti i piloti e delle squadre partecipanti alla Targa. Al termine del rito religioso la salma venne portata a spalla, dai corridori e meccanici presenti, fino alla stazione dove un treno speciale era già pronto per il trasporto del feretro nel capoluogo toscano.
Le cronache dei giornali così riportarono quella drammatica circostanza che aveva colpito l’intera città e la nazione: “Tutta Termini volle tributare gli onori dovuti al povero estinto seguendone la salma fino alla stazione e in tutti si leggeva un grande dolore per il luttuoso incidente che aveva colpito mortalmente Masetti.
”Oggi nel luogo della tragedia esiste un ceppo commemorativo mentre, presso la galleria delle carrozze al piano terra del Grand Hotel delle Terme, si trova un pregiato marmo commemorativo, fortemente desiderato dai familiari del defunto, affinché si onorasse il legame di Giulio Masetti con la città delle terme.
Un tempo questa lapide era posizionata presso una parete della Chiesa Madre, accanto alla porta centrale, successivamente venne rimossa e collocata in un sotto scala.
Nel 1996, su iniziativa di alcune associazioni locali, venne posizionata nella struttura termale dove tutt’oggi è possibile ammirarla.
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