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Poster di Nino D'Angelo, adesivi e santini: a Palermo le "compilescion" le trovavi in strada

Il sabato la loro musica risuonava a tutto volume per la città. C'erano le ultime novità neomelodiche e l'immancabile "The Rythm of the Night" di Corona

Gianluca Tantillo
Appassionato di etnografia e storia
  • 17 luglio 2023

Ambulante a Palermo (foto tratta da "Palermo di una Volta", Facebook)

Sabato è il sesto giorno della settimana, deriva dall’ebraico shabbat e significa "giorno di riposo". Poi viene assimilato dal greco e diventa sta cosa qua “σάββατον” e infine in latino sabbătum. Per noi ragazzini della periferia palermitana però non era giorno di riposo un kaiz.

Tre ore di matematica e due di italiano e geografia, come nei peggiori film horror, mentre a distanza di una pallonata facevano un bellissimo mercatino che da poveri detenuti del ministero dell’Istruzione potevamo vedere solo attraverso le grate.

La professoressa Zito, che ad occhio e croce era dell’epoca di Leopardi, per tre anni di scuole medie non fece altro che stonarci lo strombolone con il Sabato del Villaggio e quella grandissima puella di "Donzelletta che vien dalla campagna, in sur calar del sole, col suo fascio d’erba".

Il cortisolo a quel punto si montava la testa, calava la briscola e la serotonina se ne andava a casa con la coda in mezzo alle gambe causando depressioni croniche e disturbi post-traumatici da stress.
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Ma proprio quando sembrava che le nostre anime annoiate stessero sprofondando nell’Acheronte ecco che spuntava lui, il nostro salvatore, il nostro messia: il venditore ambulante di musicassette.

Come annunciato da una profezia si sentiva avvicinarsi dalle strade adiacenti a colpi di “Pop-corn e patatine pe ce arricurdà” e "The Rythm of the Night". Altro che Apollo con il carro del sole, l’inconfondibile carretto a tre ruote ammuttato a mano sparava musica dall’autoradio più forte delle trombe dell’apocalisse.

Poteva cambiare il colore, potevano variare i santini appizzati come adesivi e magari la disposizione delle cassette, ma l’ingegneria era la medesima e guai toccarla perché frutto di studi di intere squadre di esperti del settore che lavoravano incessantemente, dalla Guadagna al Borgo Vecchio, dentro sofisticatissimi box-magazzino.

Non è chiaro cosa mettessero dentro gli altoparlanti, quello che è certo è che alcune finestre di Palermo stanno ancora tremando dai primi anni '80.

E se in classe avevamo la foto di Oscar Luigi Scalfaro, non esisteva carretto ambulante che non esponesse in bella vista il poster mezzo busto di Nino D’Angelo.

Ebbene sì, lui, il Luke Skywalker di San Pietro a Patierno avanzava per le viuzze di via Oreto portato in processione come l’effige di un santo per liberare la città dalla peste, mentre le sale da barba pullulavano di caschetti dorati.

E se tutto questo non fosse bastato ad attirare le masse verso quell’Arca dell’Allenza de casa nostra, ecco che l’ambulante avrebbe sfoderato la sua arma più letale: la "compilescion".

La compilation era la testa dell’ariete, un vero e proprio marchio di fabbrica che variava da ambulante ad ambulante, ma soprattutto non esisteva nel mercato legale.

Era quella a portare avanti il carretto in tutti i sensi. Da dove provenisse tutto questo, come si fosse sviluppato e chi ne fosse l’inventore, era a quei tempi un vero e proprio mistero rinchiuso in un sistema di scatole cinesi - nel senso di taroccate - che ancora una volta, dai giorni delle Due Sicilie, collegava Palermo e la Sicilia tutta a Napoli.

Siamo alla fine degli anni '70 proprio nella città di Pulcinella e San Gennaro, precisamente nel centralissimo quartiere di Forcella, chiamato così per il suo caratteristico bivio ad ipsilon. Non c’è ancora Maradona, ma ci sono Ernico, Peppe, Claudio e Angelo Frattasio, tre fratelli ancora minorenni, cresciuti dal padre Pasquale che per tirare a campare contrabbanda del tè spacciandolo per whiskey.

Enrico in particolare sogna di diventare un Deejay, ma è timido, bruttino e al solo pensiero di suonare in pubblico gli tremano le gambe. L’unico cosa che si concede è sfruttare i registratori del negozio di elettrodomestici dove fa le pulizie per creare delle compilations di suo gusto per amici e parenti. Purtroppo niente è per sempre -figuriamoci il lavoro al sud-, Il negozio chiude ed Enrico rimane a spasso.

È in quel preciso istante che decide di provare a lanciare l’attività delle cassette, perché magari il pezzo di pane glielo tira fuori. In pochissimo tempo però le sue compilation cominciano ad essere sempre più richieste nel quartiere: quello è solo l’inizio.

Comprendendo che è arrivato il momento di ingrandire l’azienda, insieme al fratello Peppe chiedono un prestito ad un boss del quartiere per comprare audioregistratori di ultima tecnologia in grado di registrare musicassette in pochissimo tempo, coinvolgendo anche il fratello Angelo, che intanto s’è fatto un po’ di carcere e di "pubbliche relazioni" se ne intende.

Mixed by Erry, è questo il marchio che imprimono nelle cassette per renderle riconoscibili e per far capire alla gente che quello è un loro prodotto. 5000 lire una cassetta, 3000 lire quella “falsa” (falsa di una falsa). Napoli per prima si innamora di queste compilation e in breve i fratelli Frattasio arrivano a vendere ben 60.000 musicassette al giorno esportando in tutta Italia e perfino all’estero.

Lusso, auto sportive e bella vita, appena maggiorenni si ritrovano ad essere i re incontrastati della musica pirata, al punto che essi stessi vengono piratati e sono costretti ad apporre nei loro prodotti una scritta che invita a diffidare delle imitazioni.

Ma non è finita, anno dopo anno rischiano addirittura di mandare in crisi il Festival di Sanremo perché, inspiegabilmente, all’indomani di ogni serata spunta la cassetta del "Festivalle".

Le case discografiche impazziscono, le forze dell’ordine peggio ancora, e intanto si cerca la talpa, il giuda, all’interno del festival della canzone italiana che vende i pezzi sottobanco.

Ancora una volta però la verità è molto più a portata di mano di quel che si pensa, infatti i Frattasio riescono ad eludere Sanremo semplicemente registrando i pezzi dalla puntata in diretta con un cavetto audio attaccato alla tv.

Alla fine pagheranno tutti e quattro finendo in prigione senza passare dal via, ma intanto il loro sistema di contraffazione si sarà diffuso in tutto il territorio nazionale, creando controlavori come appunto l’ambulante col carretto che popolava le nostre strade e i nostri mercati.

Non proprio legale forse, ma sicuramente un pezzo di un’Italia che non c’è più…
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