Prevenzione, perché la Sicilia è maglia nera: quali sono gli screening oncologici ignorati
Secondo la Fondazione Gimbe, è in coda alla classifica delle regioni italiane. Ma già all'inizio dell'anno un report del ministero della Salute aveva bacchettato l'Isola

Già a inizio anno le pagelle della sanità avevano bocciato la Sicilia, soprattutto per quanto riguarda la prevenzione. Solo 49 punti su 100 per vaccinazioni e screening contro i tumori (fa peggio solo la Calabria) secondo i dati del ministero della Salute sui Lea, i livelli essenziali di assistenza.
Una nuova bacchettata questa volta arriva dall'ultimo report della Fondazione Gimbe sui dati del 2023 dell'Osservatorio nazionale screening (Ons). Il tema è quello della prevenzione.
«In Sicilia nel 2023 solo il 28% della popolazione ha fatto una mammografia - spiega Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe -, solo il 26% si è sottoposto a controlli contro il tumore della cervice e appena il 14% ha eseguito il test per il colon retto».
Numeri che fanno precipiare la Sicilia in coda alla classifica delle regioni italiane. «Scarsa prevenzione rischia di tradursi in diagnosi tardive - aggiunge Mosti -. Promuovere gli screening da parte della Regione significa salvare vite. Serve il coinvolgimento attivo dei cittadini per recuperare la fiducia nella sanità».
Il dato medio in Italia è allarmante, ma lo è soprattutto al Sud. Complessivamente oltre cinquantamila tra tumori e lesioni precancerose, infatti, non sono state diagnosticate in tempo a causa della scarsa adesione dei cittadini agli screening oncologici gratuiti del Servizio sanitario nazionale.
Nel 2023, la mancata prevenzione non avrebbe consentito di identificare circa 10.900 carcinomi della mammella, di cui quasi 2.400 invasivi di piccole dimensioni; quasi 10.300 lesioni pre-cancerose del collo dell'utero; e per il colon-retto oltre 5.200 tumori e quasi 24.700 adenomi avanzati.
Riuscire a individuarli precocemente significa poter accedere tempestivamente ai trattamenti, alle terapie. Significa avere un maggior numero di guarigioni, meno costi per il Sistema sanitario nazionale e meno decessi per cancro.
Complessivamente in Italia una persona su due non fa gli screening per mammella e cervice, due su tre quello per il colon-retto. «Adesioni ancora troppo basse e profonde diseguaglianze territoriali - sottolinea Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione - mettono a rischio lo strumento più efficace per la diagnosi precoce dei tumori».
Gli screening oncologici inclusi nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), che tutte le Regioni sono tenute a offrire gratuitamente, prevedono: la mammografia per le donne tra i 50 ed i 69 anni; lo screening del tumore della cervice uterina per le donne tra i 25 ed i 64 anni; quello colon-rettale per donne e uomini tra i 50 ed i 69 anni.
L'adesione più alta ai controlli oncologici riguarda il Trentino, l'Emilia Romagna e il Veneto. Maglia nera Sardegna, Campania, Sicilia e Calabria.
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