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Prima li costruisce e poi li suona: Giampiero porta "friscaletti e ciaramedde" a New York

Inizia a suonare a soli 4 anni e poi prosegue da autodidatta. Oggi Giampiero porta alla ribalta un'arte siciliana in via d'estinzione ed è pronto a portarla oltreoceano

  • 3 settembre 2023

Giampiero Amato

Quando tradizione e innovazione si uniscono ne viene fuori un connubio imbattibile.

La protagonista della storia? La musica siciliana con gli strumenti tipici dell’Isola, come friscaletti, tammorre, ciaramedda e marranzani.

Un’arte in via d’estinzione, ma che un giovane ha voluto riportare alla ribalta facendola amare a tutti, anche ai più giovani. Sì, perché lui la musica la sente proprio dentro.

Anzi, la crea, dal momento che costruisce parti degli strumenti che suona e porta sui palchi dei suoi spettacoli, dove gli ingredienti della ricetta perfetta non sono solo musica e parole, ma anche spiegazioni, aneddoti e tanta interazione con il pubblico, che è protagonista, insieme a lui, dello spettacolo.

Adesso, dalla Sicilia è pronto a volare a New York, dove porterà la tradizione sicula anche in America.

Lui è il cantautore, polistrumentista e compositore siciliano Giampiero Amato, un siciliano doc nell'espressione autentica del termine: sente di appartenere a questa terra e ad ogni suo paese e città, ad ogni tradizione e cultura della Sicilia, che ama follemente.
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Tutto comincia da bambino, all’età di soli 4 anni e, poi, prosegue da autodidatta.

«Ero molto attratto e curioso nei confronti dei suoni e della musica che mi avvolgeva, così venne fuori la mia primordiale attitudine canora e iniziai a canticchiare le canzoni che ascoltavo alla radio.

Erano brani italiani e napoletani, di cui la famiglia ne è sempre stata appassionata – racconta Giampiero -. Per me era solo un gioco, un momento di puro godimento e libertà, ma, nel frattempo, chi mi ascoltava notava la mia musicalità e la mia intonazione e, pian piano, capii che la musica, in qualche modo, mi stava scegliendo e che io avrei consacrato la mia intera vita ad essa».

I suoi spettacoli sono un insieme di suoni, intrattenimento e lezioni di musica. Sì, perché Giampiero non si accontenta, soltanto, di mostrare la sua arte e il suo talento, ma, per ogni strumento suonato racconta storia, aneddoti e tradizioni con tanta ironia.

«Adoro la didattica e spiegare le meraviglie della mia terra al pubblico – prosegue Amato -. Ho sempre avuto una costante fame, non solo alimentare si intende, ma di conoscere e sapere. Sono anche una persona caratterialmente ironica e socievole, tutto ciò si unisce e fa sì che le mie spiegazioni siano sempre incorniciate da sana ironia e leggerezza.

Così, magari, un argomento poco interessante o poco appetibile per la società odierna può diventare piacevole. Questo è fondamentale per la trasmissione e la tutela delle tradizioni e della nostra cultura che costituisce la nostra identità».

A Giampiero, però, piace dire che non "suona gli strumenti tradizionali". Bensì, dialoga con loro.

Ecco, quindi, le lunghe chiacchierate in compagnia della fisarmonica, suo principale strumento con il quale si accompagna quando canta, ma, poi, c’è anche il friscaletto siciliano, il friscaletto a paro, tamburi a Cornice, tammorra, marranzano, ciaramedda a paro e non mancano, ovviamente, pianoforte e chitarra.

«Ho imparato a suonare questi strumenti perché mi appassionano in maniera viscerale. Mi trasmettono benessere e una incredibile connessione con le mie radici, ed è questo che cerco di indurre a chi mi ascolta».

Di recente, Giampiero ha pubblicato il suo primo album, Mastru Tempu, presente su tutti i digital store e le piattaforme musicali.

Un disco autobiografico in cui «canto e racconto i miei pensieri più intimi, le mie impressioni sulla società, il mio amore sentimentale e il mio amore per la vita, e qualche messaggio a fin di bene e di positività a chi magari sta affrontando un periodo buio o un momento di difficoltà», conclude Amato.

Al momento, è impegnato nel suo tour estivo, insieme alla sua compagnia, la "Sicilian Family", composta da musicisti e amici fraterni. Poi, a ottobre, tutti nella Grande Mela.
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