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Quel volto che pare dica "Io sono qui": il giudice Falcone nel murale per la memoria di Buglisi

Sono due le opere dello street artist palermitano e sono le prime del progetto di design sociale "Spazi Capaci/Comunità Capaci", prodotto dalla Fondazione Falcone e curato da Alessandro de Lisi

  • 29 aprile 2021

Il murale col volto di Giovanni Falcone realizzato da Andrea Buglisi (foto Balarm)

Da qualche giorno, prima di arrivare al carcere Ucciardone di Palermo, scorgi un volto, due occhi che ti guardano e, forse dipende dalla tua giornata, sembra che ti diano conforto, che dicano "Ehi, io sono qui". Sono quelli del giudice Giovanni Falcone.

Qualche immagine l'avrete vista girare sui social, ma vedere questo murale in fotografia non rende. Trovarcisi davanti crea la magia, accompagnata dallo stupore che gioca un ruolo fondamentale nelle opere di street art di grandi dimensioni. Come questa che va prendendo forma sulla facciata di questo palazzo di otto piani, in via Duca della Verdura.

Anzi ad essere precisi, è in via Duca della Verdura ad angolo con l'ultimo tratto di via Sampolo, una stradina sconosciuta ai più, attraverso cui il "pubblico" ha l'accesso all'aula bunker del carcere Ucciardone.

Quell'aula in cui fu celebrato il Maxiprocesso istruito dal pool antimafia dei giudici Falcone e Borsellino e che vide 475 boss alla sbarra.
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Dietro quest'opera - che fa parte di un progetto itinerante voluto dalla Fondazione Falcone - ci sono le mani, il cuore e la mente di Andrea Buglisi, street artist palermitano che molti già conoscono (anche) per il murale realizzato a Bagheria e dedicato a Ennio Morricone.

«Ho scoperto - ci racconta l'artista - grazie ad Alessandro de Lisi (curatore del progetto, ndr) che il giudice Falcone ha voluto personalmente la costruzione del bunker e che lui stesso aveva realizzato degli schizzi. Fu sua la visione. Questo fatto non mi ha lasciato indifferente dandomi quelle suggestioni che hanno portato poi alla scelta del luogo adatto. Doveva essere accanto all'Ucciardone».

Un'opera pensata con cura e attenzione; Buglisi accarezza il profilo urbano, non invade, accompagna. «Per me il rapporto tra immagine ed edifici circostanti e dunque con il quartiere è importantissimo - continua -, ci presto molta attenzione. Deve essere un dialogo quello che si crea anche attraverso l'uso dei colori.

E ho voluto inoltre lavorare sull'immagine e creare un impatto emotivo rispetto a questo volto - aggiunge -. La scelta di evidenziare lo sguardo con un filtro verde ha un duplice senso: contestualizzare il murale con il verde della piazza, gli alberi, ma evocare anche il vetro blindato e "l'astronave verde", come era chiamata l'aula bunker».

Anche la "scelta stilistica" è ben precisa e nuova: «il taglio che ho voluto dare all'immagine e che divide il volto in due parti, vuole appositamente ricordare l'eroe dei film spaghetti western e dei film polizieschi degli anni 70, evidenziando al contempo il suo sguardo. Falcone veglia sull’Ucciardone, su Palermo e anche il murale del giudice Borsellino sarà così».

Sono due infatti le opere che eseguirà Buglisi e sono le prime in cantiere di un progetto di "design sociale" curato da Alessandro de Lisi e che si chiama Spazi Capaci/Comunità Capaci, prodotto come dicevamo dalla Fondazione Falcone e il Ministero delI'struzione per il 29esimo anniversario della strage di Capaci in cui furono assassinati oltre a Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.

Il progetto verrà inaugurato infatti il 23 maggio.

L'obiettivo è quello di riconquistare gli spazi della memoria, tornare a viverli attraverso le opere che, partendo inizialmente da luoghi di Palermo simbolo della vitalità della lotta civile contro la mafia, compiano un viaggio attraverso tutto il Paese. E sarà un cammino che durerà tre anni verso la riappropriazione di spazi emblematici di memoria, col traguardo nel 2023, anno in cui ricorre il 30ennale delle stragi di Firenze, Roma e Milano e del culmine della strategia stragista di Cosa nostra con l'omicidio di Padre Pino Puglisi.

L'idea di base del progetto, ci spiega lo street artist, è sì la memoria ma soprattutto di "svecchiare" questa idea di memoria che si è reiterata negli anni. «Per questo sono stati chiamati artisti presenti nel dibattito dell'arte contemporanea. Ho accettato la sfida volentieri - dice - e pensato a come poter assolvere il "compito". Ci ho ho messo dentro il fumetto e il cinema di genere degli anni 70. Tutto è stato costruito insieme al curatore. Mi sono sentito molto libero, ho avuto la possibilità di scegliere anche i soggetti delle opere e questo ha reso tutto ancora più stimolante».

Oltre Buglisi partecipano l'artista trentino Peter Demetz che ha realizzato una statua, "L'attesa", che verrà collocata sotto l'Albero Falcone: una giovane donna che rappresenta l'attesa di una città per la giustizia e, oniricamente, il ritorno a casa di Giovanni Falcone e sua moglie Francesca Morvillo.

Nel cortile dell'aula Bunker dell'Ucciardone, sarà invece allestita una installazione di Velasco Vitali: "Branco", 54 cani a grandezza naturale, sculture ispirate al realismo magico di Picasso, in ferro, lamiere e cemento. Il branco rappresenta la fame di potere criminale e l'abuso della mafia sulla società ma anche la reazione, la lotta civile, la trasformazione in sentinelle a guardia della verità. Infatti, un cane tutto d'oro veglierà il caveau dove è custodita l'istruttoria del maxiprocesso.

A Brancaccio, Igor Scalisi Palminteri realizzerà un monumentale polittico urbano dal titolo "Roveto Ardente" in piazza Anita Garibaldi, ritraendo padre Puglisi, il fiammifero che spegnendosi ha appiccato il fuoco eterno della vampa del coraggio, quel roveto ardente appunto che è profondamente presente nella cultura delle religioni del Mediterraneo.

Tutte le opere saranno completate entro il 23 maggio, tranne quella di Borsellino che sarà realizzata entro il 19 luglio, in un edificio quasi speculare a quello in cui è ritratto Falcone.

A quel punto i due volti si fronteggeranno. A quel punto "La porta dei giganti" sarà pronta.

È questo il nome che è stato dato al progetto di Buglisi, un nome che allude allo spessore umano dei due giudici che amavano Palermo e che ci hanno provato fino all'ultimo.
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