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Qui puoi toccare la prima pietra dell'Italia unita: il tour in Sicilia sulle orme dei mille

Luoghi che regalano panorami mozzafiato, interessanti tradizioni culinarie e itinerari escursionistici a contatto con tracce di memoria e storie dell'intero Stivale

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 28 maggio 2023

Il Sacrario di Pianto Romano

"Bixio, qui si fa l’Italia o si muore!". Tutto parte da una frase che ha cambiato la storia del nostro Paese. Il 15 maggio del 1860 Giuseppe Garibaldi sfidava il Regno delle Due Sicilie per liberare il territorio dagli stranieri.

Tutto avvenne nei confini calatafimesi. A pochi chilometri dalla cittadina di Calatafimi, in direzione sud-ovest, su un colle dalle altezze modeste (421 metri) si trova il Sacrario di Pianto Romano.

Un luogo avvolto dagli eventi e oggi, nel silenzio della sua posizione isolata, è testimone con immagini e documenti dei tragici fatti che scossero il periodo risorgimentale. Per i meno volenterosi è possibile raggiungere il luogo dalla statale 113. Gli appassionati di trekking possono scegliere di imbattersi nella provinciale 61.

Usciti dal paesino di Vita, la strada divide in due le coltivazioni presenti (vigneti e uliveti) e scandisce con diversi saliscendi il percorso verso il monumento (in stile neoclassico).

L’entroterra trapanese si tinge di verde; il colore del Bosco di Baronia, dei monti (Polizo e Montagna Grande) e della folta vegetazione presente nei terreni incolti.
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Dopo aver percorso circa 5 km, finalmente, si erge nella sua bellezza imponente il Sacrario. Si entra prepotentemente nei territori garibaldini attraversando un breve tratto della strada comunale “Dei Mille” (indicata con i colori rosso e bianco).

Perché il luogo si chiama Pianto Romano? Non esistono né leggende metropolitane né fatti tragici come testimonianze dirette. Il territorio dove sorge il mausoleo veniva chiamato Chianti Romano (Chiantu Romanu) sin dal XVII secolo perchè appartenente alla famiglia Romano.

Il Sacrario fu progettato dall’architetto palermitano Ernesto Basile nel 1885 e inaugurato il 15 maggio del 1892 dal sindaco di Calatafimi Salvatore Cabasino. Assistette all’evento il generale Paolo D’oncieu de la Bàtie come rappresentante del re Umberto I.

Le caratteristiche esterne presentano un fregio e una cornice dorica che circondano il monumento. Un riferimento diretto alle linee semplici del Tempio di Segesta visitato dal Basile precedentemente. Un’opera che richiama agli effetti prospettici e alla finezza del sentimento.

Una struttura piramidale alta 30 m realizzata interamente con pietra calcare grigia di Alcamo. L’obelisco è decorato da due altorilievi in bronzo contenuti in due finestrature rettangolari. Sono opere di Giovanni Battista Tassara (ex garibaldino).

Esse raffigurano lo sbarco a Marsala e la battaglia di Calatafimi. E’ presente anche una ghirlanda in bronzo. Per mezzo delle scale si procede verso l’Ossario. All’interno sono presenti alcuni cimeli riprodotti e le spoglie dei caduti durante la battaglia (garibaldini, borbonici e picciotti). Grazie all’Associazione Culturale "Segesta nel Sogno" è stato realizzato un museo.

La dottoressa Giuseppina Catalano ha iniziato un percorso importante alcuni anni orsono. Un progetto (sostenuto da 8 volontari) finalizzato alla conoscenza del territorio, dei fatti storici, della manutenzione ordinaria e straordinaria nonché la progettazione del primo modello plastico storico in Sicilia.

A realizzarlo l’artista Gianvito Gassirà, seguendo la tecnica del modellismo di scenari realistici riprodotti in scala e diffusi negli Usa.

Un contributo valido per far rivivere i tragici fatti di quel 15 maggio del 1860. I garibaldini (1089) si schierarono sul colle di Pietralunga, mentre l’esercito borbonico si presentò con 2100 soldati schierati (in collina) e 300 uomini della cavalleria nel pianoro antistante.

La battaglia durò sei ore e provocò la morte di 42 volontari delle camicie rosse e circa 250 feriti. Tra i soldati borbonici ci furono ben 62 feriti e forse una trentina di morti.

Il modello è di circa 4 metri quadri e costituito da materiali in gesso, polistirolo, segatura e vari. L’ambientazione è formata da circa 2800 figurini dipinti a mano.

Alle spalle del monumento si apre un vialetto (delle Rimembranze) arricchito da cipressi e da alcune lapidi in memoria e nel ricordo dei garibaldini provenienti da molte città italiane. Conduce all’importante stele posta al termine del viale e concessa dalla Regione Sicilia in occasione del centenario.

Le stime parlano di circa 7mila visitatori annui (pochi) per toccare con mano la prima pietra dell’Italia unita. Luoghi che regalano panorami mozzafiato, interessanti tradizioni culinarie e itinerari escursionistici rilevanti per vivere a stretto contatto e non dimenticare le vicende passate.
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