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Ribelle sul set (e nella vita) come Tancredi: Rubens, controfigura nel "Gattopardo"

La serie "il Gattopardo" lo ha catapultato nel magico mondo del cinema, fresco di maturità. Il palermitano si racconta attraverso il suo personaggio

Federica Dolce
Avvocato e scrittrice
  • 3 maggio 2025

Se vi dicessimo che il Risorgimento può avere il volto fresco di un ragazzo che ha appena fatto la maturità e cavalca meglio di un cowboy del Far West? Ebbene sì, il nome è Rubens Cannella, e il suo spirito è tanto ardente quanto quello del giovane Tancredi, di cui è stato la controfigura nella serie “Il Gattopardo”, andata in onda su Netflix.

Ma attenzione: qui non parliamo di una semplice controfigura. Parliamo di un ragazzo che si è lanciato — con cuore, coraggio e casco invisibile — in un’avventura tra cavalli imprevedibili, costumi d’epoca e rivoluzioni interiori. Rubens racconta che tutto è iniziato con una chiamata improvvisa.

«Mi sono ritrovato catapultato in un’altra epoca. All’inizio era strano… poi, tra paesaggi mozzafiato, comparse in costume e la magia del set, mi sono trasformato. Anzi, sono diventato Tancredi».

Una trasformazione degna del miglior camaleonte, ma con il cuore di un ragazzo che ancora deve decidere cosa fare nella vita tra equitazione, studio o fare il giro del mondo su un destriero.

Ma la vera sfida? “Il cavallo.” Sì, perché se pensate che basti salire in sella e galoppare verso il tramonto, sappiate che i cavalli sono delle creature meravigliose… e imprevedibili.

«Non era il mio cavallo, non lo conoscevo. È andata bene, ma la tensione era sempre lì. Loro hanno un carattere, e quando sei in scena non sai mai cosa può succedere».

Il rischio, l’adrenalina e quel pizzico d’incoscienza da eroe romantico c’erano tutti. Dietro al mantello del giovane Tancredi si nasconde però molto di più: «Mi rivedo in lui. Ribelle, ma con un senso: se sento che una cosa va fatta, la faccio. Anche io sono un tipo così».

E come dargli torto? Tancredi, nella serie, sfida l’autorità, si reinventa, si adatta — e Rubens non è da meno: tra un ciak e un esame di maturità, ha vissuto il set come un viaggio nel tempo.

«Rivivere la storia è stato emozionante. Molto più che leggerla sui libri. Sul set ci si immedesima in modo differente, tanto che tornare alla vita normale mi è sembrato strano dopo che mi ero ambientato a quell’epoca».

L’intesa con Saul Nanni, attore protagonista, è stata il carburante emotivo del progetto. «Ci confrontavamo sulle espressioni, i movimenti, sulle sensazioni. Anche fuori dal set parlavamo di noi, delle nostre vite. Questo ci ha aiutato a far confluire entrambe le nostre personalità in Tancredi».

Un vero laboratorio di empatia storica, altro che riprese! Il cambiamento è il filo rosso che attraversa la serie, il personaggio e anche Rubens stesso. «Trasformarsi è importante, ma bisogna farlo per migliorare. Restare fedeli a se stessi, sì, ma lavorare sui propri difetti. Nessuno è perfetto, ma si può sempre crescere».

Un messaggio che, tra un galoppo e un colpo di ciak, suona più attuale che mai. E se gli chiedi se c’è un legame tra i giovani del Risorgimento e quelli di oggi, lui ci riflette un attimo.

«Forse sì, forse no. I giovani di allora si ribellavano alle famiglie nobili, volevano ideali nuovi. Oggi? L’importante è che gli ideali siano quelli giusti, che costruiscano l’uomo e non lo distruggano». Insomma, Rubens ha il cuore di un rivoluzionario, ma anche la testa ben piantata sulle spalle. Un Tancredi 2.0.

Ma la domanda delle domande è: qual è il grido di battaglia del suo Tancredi? La risposta arriva come un tuono: «Prendiamoci la nostra identità! Uscire dal personaggio e combattete per le giuste cause».

Il futuro? Rubens lo immagina pieno di storie da interpretare. «Mi piacerebbe molto un altro ruolo storico. Ma stavolta vorrei parlare, dare al personaggio una mia voce». E lo capiamo: uno così non può restare troppo a lungo nell’ombra. E pensare che, durante le riprese del Gattopardo, era in piena maturità… e in tournée europea con la Nazionale italiana di equitazione.

Altro che multitasking! Tra un esame, un torneo e un ciak al tramonto, Rubens è riuscito a portare sul set non solo un volto, ma un’anima. Ha dato forma e movimento a un personaggio storico, mantenendo la sua autenticità, senza perdere mai il sorriso.

Il nostro augurio? Che Rubens possa presto interpretare un ruolo tutto suo, con voce, anima e magari… anche col cavallo giusto!
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