Ritrovato per caso in biblioteca a Palermo: cosa c'è nel il prezioso Libro d'Arabeschi
Un eccezionale volume del Seicento di cui si erano perse le tracce: si tratta del famoso - e dato per perduto - Codice Resta, inviato da Roma a un prete di Palermo
Il Libro d'Arabeschi (o "Codice Resta") di Padre Sebastiano Resta (fine Seicento)
L'allora direttore della Biblioteca Comunale di Palermo, Salvatore Pedona, e il dottor Vincenzo Abbate, Direttore della Galleria regionale di Palazzo Abatellis, hanno trovato un codice di disegni di "eccezionale interesse" tra i fondi manoscritti della biblioteca comunale.
"Già al primo esame - scrive lo storico dell'arte Simonetta Prosperi Valenti Rodinò - è stato facile identificare il volume con quello già noto alla letteratura artistica, perchè più volte citato in lettere e note manoscritte, ma di cui si erano perse le tracce".
I due palermitani si erano trovati di fronte al famoso Libro d’arabeschi, inviato da Roma a Palermo intorno al 1690 da padre Sebastiano Resta (Milano 1635 – Roma 1714), il più noto collezionista di disegni del XVII secolo in Italia, al suo amico e corrispondente padre Giuseppe del Voglia
Un ritrovamento eccezionale: non solo dalla qualità dei disegni raccolti nel volume, tutti inediti, ma anche per lo stato di conservazione-.
I disegni contenuti, 292, e le 15 stampe incollate sulla carta sono prodotti dai maggiori protagonisti di scuola tosco-romana dei secoli XVI e XVII – a cominciare dagli allievi di Raffaello, Giulio Romano, e Perino del Vaga, a Francesco Salviati, Federico Zuccari, Vignola, Du Pérac e Pietro da Cortona, per citare solo i nomi più noti.
Ci sono voluti dieci anni di studio per evidenziare al meglio questa eccezionale scoperta e per approfondire i disegni: disegni dell’antico ispirati dalle teorie classiciste cinque-seicentesche e dallo studio dei prototipi classici, conoscenze indispensabili per gli artisti del tempo, studi di volte e decorazione “grottesche” per volti o fregi dove il motivo dominante è costituito da forme vegetali di fantasia, miste a figure umane e mostruose o animali, per lo più immaginari, in composizioni bizzarre, con architetture e prospettive, secondo una rilettura fantastica del modello antico.
Ma anche disegni per oreficerie, i più attraenti del volume, con 32 studi che testimoniano l’importanza, nel Cinquecento, del disegno e della progettazione di oggetti d’arte applicata, disegni di trofei (per o da stampe) un grande nucleo di disegni raffiguranti trofei, trionfi militari e vedute di Roma e paesaggi.
È questa la sezione di maggiore interesse: 19 lucidi preparatori per la nota serie di stampe di Etienne Du Pérac dal titolo "Vestigi dell’antichità di Roma£, pubblicate nel 1575, che contribuirono alla diffusione dell’immagine di Roma antica e moderna e delle sue rovine in Europa.
L'autore, Padre Sebastiano Resta, nacque e visse per la prima parte della sua vita a Milano. Qui grazie al padre entrò in contatto con grandi artisti e collezionisti d’arte e proprio negli anni milanesi nacque la sua predilezione per le collezioni artistiche che lo portò a raccogliere disegni e dipinti.
Dal 1661 si trasferì a Roma, divenuta fulcro e centro propulsore delle arti decorative e applicate. Entrò nella congregazione dell’Oratorio fondata da San Filippo Neri e abitò nella casa dei Filippini alla Chiesa Nuova.
Da qui cominciò ad intrattenere rapporti epistolari con corrispondenti in tutta la penisola, ebbe contatti con mercanti, artisti e illustri personaggi dell’epoca, gestì scambi con i maggiori collezionisti del tempo e cominciò a raccogliere disegni originali, bozzetti, studi, miniature dei più grandi artisti a lui contemporanei o che lo avevano preceduto.
Dopo oltre vent'anni di permanenza a Roma, dove è stato restaurato dall'Istituto Centrale per la Grafica e fatto oggetto di studi approfonditi, il Libro d’Arabeschi /o Codice Resta), torna a Palermo nella biblioteca di Casa Professa.
"Già al primo esame - scrive lo storico dell'arte Simonetta Prosperi Valenti Rodinò - è stato facile identificare il volume con quello già noto alla letteratura artistica, perchè più volte citato in lettere e note manoscritte, ma di cui si erano perse le tracce".
I due palermitani si erano trovati di fronte al famoso Libro d’arabeschi, inviato da Roma a Palermo intorno al 1690 da padre Sebastiano Resta (Milano 1635 – Roma 1714), il più noto collezionista di disegni del XVII secolo in Italia, al suo amico e corrispondente padre Giuseppe del Voglia
Un ritrovamento eccezionale: non solo dalla qualità dei disegni raccolti nel volume, tutti inediti, ma anche per lo stato di conservazione-.
I disegni contenuti, 292, e le 15 stampe incollate sulla carta sono prodotti dai maggiori protagonisti di scuola tosco-romana dei secoli XVI e XVII – a cominciare dagli allievi di Raffaello, Giulio Romano, e Perino del Vaga, a Francesco Salviati, Federico Zuccari, Vignola, Du Pérac e Pietro da Cortona, per citare solo i nomi più noti.
Ci sono voluti dieci anni di studio per evidenziare al meglio questa eccezionale scoperta e per approfondire i disegni: disegni dell’antico ispirati dalle teorie classiciste cinque-seicentesche e dallo studio dei prototipi classici, conoscenze indispensabili per gli artisti del tempo, studi di volte e decorazione “grottesche” per volti o fregi dove il motivo dominante è costituito da forme vegetali di fantasia, miste a figure umane e mostruose o animali, per lo più immaginari, in composizioni bizzarre, con architetture e prospettive, secondo una rilettura fantastica del modello antico.
Ma anche disegni per oreficerie, i più attraenti del volume, con 32 studi che testimoniano l’importanza, nel Cinquecento, del disegno e della progettazione di oggetti d’arte applicata, disegni di trofei (per o da stampe) un grande nucleo di disegni raffiguranti trofei, trionfi militari e vedute di Roma e paesaggi.
È questa la sezione di maggiore interesse: 19 lucidi preparatori per la nota serie di stampe di Etienne Du Pérac dal titolo "Vestigi dell’antichità di Roma£, pubblicate nel 1575, che contribuirono alla diffusione dell’immagine di Roma antica e moderna e delle sue rovine in Europa.
L'autore, Padre Sebastiano Resta, nacque e visse per la prima parte della sua vita a Milano. Qui grazie al padre entrò in contatto con grandi artisti e collezionisti d’arte e proprio negli anni milanesi nacque la sua predilezione per le collezioni artistiche che lo portò a raccogliere disegni e dipinti.
Dal 1661 si trasferì a Roma, divenuta fulcro e centro propulsore delle arti decorative e applicate. Entrò nella congregazione dell’Oratorio fondata da San Filippo Neri e abitò nella casa dei Filippini alla Chiesa Nuova.
Da qui cominciò ad intrattenere rapporti epistolari con corrispondenti in tutta la penisola, ebbe contatti con mercanti, artisti e illustri personaggi dell’epoca, gestì scambi con i maggiori collezionisti del tempo e cominciò a raccogliere disegni originali, bozzetti, studi, miniature dei più grandi artisti a lui contemporanei o che lo avevano preceduto.
Dopo oltre vent'anni di permanenza a Roma, dove è stato restaurato dall'Istituto Centrale per la Grafica e fatto oggetto di studi approfonditi, il Libro d’Arabeschi /o Codice Resta), torna a Palermo nella biblioteca di Casa Professa.
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