AMBIENTE

HomeNewsAttualitàAmbiente

Sulle Madonie il grande prato non c'è più: adesso una strada "taglia" a metà la vallata

Un'amara sorpresa nella dolina di Piano Battaglia. Nel cuore della zona A del Parco sono cominciati i lavori voluti nel 2021 per il suo restyling. Cosa succede

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 9 agosto 2023

La strada costruita nella zona A di Piano Battaglia

Dove un tempo passeggiavano centinaia di escursionisti durante l’anno e sciavano migliaia di turisti, durante l’Inverno, ora una strada taglia a metà la dolina di Piano Battaglia, nel cuore sempre più minacciato della Zona A del Parco delle Madonie.

Questa amara sorpresa, comparsa solo qualche giorno fa nel silenzio prefestivo di inizio agosto, ha scosso pesantemente i movimenti ambientalisti siciliani, che già da diversi mesi seguono con determinata attenzione le vicende che coinvolgono questo settore dell’isola, per via del progetto dell’Osservatorio astronomico della Mufara.

Come infatti testimoniato su diversi profili social, nel cuore delle Madonie, in una delle mete turistiche invernali più importanti della nostra regione, sono cominciati i lavori voluti nel 2021 dall’allora governo Musumeci, che sfidando le considerazioni scientifiche di cittadini ed associazioni, decise di favorire una presunta riqualificazione ambientale di Piano Battaglia, andando a operare un restyling della dolina che sta gettando ora nello sconforto le stesse realtà turistiche locali.
Adv
Dalle foto che è possibile infatti scovare sul web, l’opera di edificazione della strada d’acceso all’impianto di risalita della seggiovia, larga abbastanza da permettere a macchine e motori di raggiungere il centro della dolina, non ha tenuto conto della sacralità naturalistica dell’area, la cui istituzione del Parco avrebbe in teoria dovuto esaltare e garantire.

Per quanto infatti si tratti ancora di un work in progress, i danni arrecati alla dolina sono già facilmente visibili, in particolar modo da coloro che hanno l’occhio allenato in quanto frequenti visitatori del Parco o laureati in geologia e scienze naturali.

Ad allarmare particolarmente gli esperti e gli amanti del turismo sostenibile sono stati soprattutto la rimozione degli strati superficiali del suolo e l’impiego di moltissimo cemento, per collocare i sanpietrini in fondo alla dolina.

Un fattore che risulta essere un rischio idrogeologico per un territorio fra i più piovosi e freddi dell’isola, che accoglie l’acqua proveniente dai versanti dei monti di Pizzo Carbonara e della Mufara.

In gergo tecnico infatti Piano Battaglia risulta essere un polje, un tipo di dolina carsica che si presenta come una vasta pianura ricca di inghiottitoi, che si forma a partire dall’erosione di una valle a imbuto.

Qualora il suo fondale fosse impermeabilizzato, anche solo in parte, con del cemento, le acque provenienti dalle montagne vicine si riverserebbero in pianura senza trovare uno sbocco, andando a raccogliersi sui versanti delle montagne - favorendo così l’insorgenza del pericolo di frane, di piccole o medie dimensioni - ea rovinare la superficie del fondovalle, ripercuotendosi sulle strutture antropiche cementificate.

Ed è proprio a seguito di queste possibili conseguenze se gli ambientalisti siciliani avevano consigliato all’epoca il governo siciliano di non interferire con il sistema idrogeologico della dolina, che si ricorda far parte delle ragioni che spinsero la Regione a istituire il Parco nel 1989.

Critici nei confronti di questa operazione di riqualificazione ambientale sono alcune associazioni, come la LIPU, che tramite le sue pagine social ha espresso i parecchi dubbi inerenti questo progetto.

Anche perché a restare ferita da questa improvvisa lacerazione del territorio non è soltanto una struttura geologica complessa, ma anche l’intero ecosistema che fa parte della natura stessa di Piano Battaglia.

Sono infatti moltissime le specie di piante e animali minacciate dalla costruzione di questo sentiero cementificato, per quanto gli operai attualmente presenti in altura non sembrano voler rilasciare dichiarazioni inerenti ai lavori, né sembrano essere molto consapevoli di trovarsi in una località altamente protetta, da leggi emesse sia a livello nazionale che internazionale.

«Non abbiamo nemmeno trovato tabellazioni che indicavano la presenza e la motivazione dei lavori in corso – ha dichiarato la Sezione palermitana di LIPU, nel suo post pubblicato su Facebook. - Non ci sono informazioni di alcun tipo su internet sull’origine di questa pavimentazione. Il Comune di Petralia Sottana e l'Ente Parco hanno fatto i monitoraggi per la VinCa, dal momento che ci troviamo nella ZSC ITA020016 "Monte Quacella, Monte dei Cervi, Pizzo Carbonara, Monte Ferro, Pizzo Otiero”?»

In questo momento anche il Comune di Petralia Sottana, su cui ricade la gestione del territorio di Piano Battaglia, attende gli sviluppi di questa vicenda, per fornire una dichiarazione unica della questione. Di certo si rende difficile immaginare la sopravvivenza stessa di questa strada oltre la stagione turistica invernale di quest’anno, senza una continua manutenzione.

La neve che si accumula durante l’inverno nel pianoro rischia infatti di alterare la struttura stessa della carreggiata, che sollecitata dall’attrito con le catene e le ruote, rischia di saltare o rendersi sdrucciolevole.

Come infatti dichiarato privatamente da molti esperti che hanno lavorato in loco, il progetto di riqualificazione ambientale del vecchio governo regionale, con la costruzione o riedificazione di strade, sulla carta poteva anche considerarsi necessario, ma non doveva coinvolgere nella sua interezza l’intero pianoro, ma fermarsi alle aree limitrofe della dolina.

In breve, il fatto che le strade che conducono a Piana Battaglia siano note per essere tutte rotte non rendeva necessario un ulteriore cementificazione dell’area.

Gli effetti di questi lavori si potranno osservare nei prossimi mesi, chiariscono le associazioni ambientaliste, ma anche nella speranza che la nuova strada non si distrugga con il sopraggiungere dell’inverno, che senso avrebbe deturpare la zona A di un Parco regionale che si professa tra i più incontaminati dell’isola, se non vengono fatte rispettare le norme necessarie per tutelarne la superficie?

Con questa domanda in mente, molti volontari stanno quindi chiedendo l’immediata interruzione dei lavori e l’intervento dell’ISPRA come del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI