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Suona tra i primi ai Quattro Canti, poi alla festa di Madonna: il folk (siciliano) di Angelo

Il suo primo teatro è stato la strada, adesso Angelo (e i picciotti) si prepara al Mediterranean Tourism Foundation con un brano nato da una melodia del nonno

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 18 novembre 2023

Angelo Daddelli

Marranzanu, friscalettu, cianciane, ciaramelle, sono i suoni legati a Palma di Montechiaro, dov’è nato Angelo.

Melodie che arrivavano dalle vallate, che accompagnavano la Madonna del Castello nella sua discesa subito dopo Pasqua, o le cantilene degli anziani che diventavano un codice di comunicazione e memoria indelebile per un bambino.

Angelo Daddelli è un polistrumentista, un cantante, un autore, laureato in ingegneria, da autodidatta ha studiato strumenti e canto siciliano. Nel 2014 ha fondato la sua piccola orchestra, “Angelo Daddelli & i Picciotti”. E con lui ci sono anche Mattia, Nino, Roberto e Irene.

Il loro primo teatro è la strada, come quella dei quartieri popolari, dove non erano ben visti: «Tra noi e gli ubriaconi non c’era molta differenza, la musica ascoltata era quella neomelodica napoletana, dimenticando la grande tradizione musicale siciliana».

Una storia di contaminazioni e stratificazioni come nell’arte, «ad esempio il tamburo siciliano ha movimenti virtuosi, si usano tutte le tecniche del sud Italia, insieme a tocchi e tecnica araba».
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Non è stato facile suonare nella Palermo storica con un repertorio tradizionale, difficoltà ancora maggiore nel salotto buono dove, oltre a tutti gli altri generi, il folk più apprezzato era quello Irlandese.

«Siamo stati tra i primi a scegliere i Quattro Canti con un'orchestra di soli strumenti acustici, in un periodo dove il Comune non consentiva alcuna amplificazione».

A Piazza Villena hanno suonato a lungo, anche se Angelo è particolarmente legato a Piazza Bellini, dove si è esibito anche da solo. Le palme, la chiesa di San Cataldo, lo facevano sentire centro del Mediterraneo, qui è nato il suo pezzo strumentale “Fantasia Mediterranea" e qui sono avvenuti alcuni di quegli incontri che hanno caratterizzato la storia sua e dei Picciotti.

A Piazza Bellini ha incontrato Giuseppina Terragrossa che l'ha citato in un suo libro, Letizia Battaglia gli ha offerto un bicchiere di vino, invitandolo poi alla sua mostra; il regista Alexis Sweet, colpito da come suonava del friscalettu, ha chiesto di poterne avere uno in dono, strumento poi ritirato da Claudio Gioè che ha lavorato con il regista.

Incontri e racconti che si arricchiscono di eventi, come quando un Assessore di Palermo nell’ambito d’incontri culturali con gli Emirati Arabi, gli chiese di realizzare un friscalettu da donare al Sultano Bin Ahmed Al Qasimi membro della famiglia regnante dell’Emirato di Sharjah.

Con la “Canna Arundo”, ha costruito lo zufolo, facendo realizzare anche una custodia in cuoio con sopra il simbolo a spirale di Siracusa.

Tra partecipazioni, documentari, e convegni, un loro pezzo è stato utilizzato come base per un programma di Rai Storia sulla Sicilia. Poi è arrivata la partecipazione a Dubai all’Expo 2020, loro e un gruppo pugliese hanno rappresentato il nostro Paese.

Ma la cosa più straordinaria è stata quando la loro etichetta discografica palermitana, li ha chiamati dicendo che Madonna li aveva scelti per suonare al suo 64° compleanno.

Una festa tenutasi il giorno prima per pochi intimi e famigliari, rispetto a quella di Noto a Palazzo Castelluccio con tantissimi invitati. Madonna ha soffiato le candeline a Marzamemi in una trattoria vicina al mare, con i Picciotti.

Vincolati dal più assoluto riserbo hanno suonato e cantato per la pop star che con la figlia si è alzata per ballare un loro pezzo. Molto attenta, aveva visionato tutti i loro video, tanto da far chiedere ad Angelo dalla sua Manager, perché si fosse tagliato i capelli…

«La mia reazione a questa domanda fu: minchia allora ci ha visti davvero, a dimostrazione che la scelta era stata soppesata e accurata. Mi sono scusato non sapendo cosa dire». La risposta della Manager: «Stai bene anche così, se non eravate piaciuti o non eravate bravi, Madonna vi avrebbe pagato e mandato via, invece avete suonato per 2 ore!».

Chiedo ad Angelo del suo repertorio: «Alcuni pezzi sono nostri originali, altri sono della tradizione, come "U Puddicinu" conosciuto anche come "Lu Mercatu" una cantilena di bambini basata sul meccanismo della ripetizione, la "Malarazza", "Vitti na crozza" nella sua stesura originale, "Abballati" una delle canzoni più conosciute in Sicilia, le donne la cantavano nei cortili, o "Vicariota", un pezzo che ha una storia particolare».

In una calda mattina di settembre, mentre vendemmiava a Palma, come amico di filare si ritrovò un anziano ex carcerato che recitava dei versi del carzaru. Scoprì 10 anni dopo che era un pezzo composto tra 800 e 900. Così tanti altri pezzi arricchiti e arrangiati.

Ho ascoltato Angelo, per lui la musica e il canto in siciliano sono una missione e la sua voce ha un timbro molto particolare. Questa ricerca porterà Angelo e i Picciotti ad aprire con un loro pezzo, "Balletto Palmese", il convegno della "Mediterranean Tourism Foundation" che si terrà a Malta dal 21 al 23 Novembre, dove saranno presenti più di 1000 delegati che in tre giorni discuteranno sulla promozione dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Un pezzo nato da una melodia che gli cantava il nonno.

Il brano sarà suonato, anche dalla Banda Nazionale di Malta alla presenza del Presidente della Repubblica Vella. Inoltre saranno in un'orchestra composta da musicisti del Mediterraneo, diretta dal Direttore d’Orchestra e Produttore Bruno Sartori, un esperimento che potrebbe avere degli sbocchi, mi dice: «Qui si sogna».

Tra il Sultano che forse suona il suo Friscalettu tra le sabbie del deserto, Madonna che balla la Malarazza, Il Regista che campiona il suono, l'immagine più bella che resta è quella di un bimbo che nel paese del Gattopardo, tendeva l’orecchio per ascoltare le vibrazioni delle cianciane, il marranzano che accompagnava i canti viddani in distici, o il suono della solitudine eseguito dal pastore mentre guardava il suo gregge.
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