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Tanto bella che fu anche set del Gattopardo: la villa di Catania che i principi non vollero abitare

Passeggiando lungo il Corso Italia di Catania non si può che rimanere incantati dalla maestosa Villa, uno degli esemplari architettonici più rinomati e apprezzati del capoluogo etneo

Livio Grasso
Archeologo
  • 26 gennaio 2022

Facciata di Villa Manganelli (foto di Salvo Puccio)

Passeggiando lungo il Corso Italia di Catania non si può che rimanere incantati dalla maestosa “Villa Manganelli”, uno degli esemplari architettonici più rinomati e apprezzati del capoluogo etneo. In chiaro stile “Liberty” il progetto edilizio si ascrive ad Ernesto Basile, famoso architetto palermitano vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo.

Vale la pena ricordare la proclamazione proprio di Basile "Nuova Icona Urbana della città di Palermo" (ne abbiamo scritto qui): un documento in 14 punti operativi, interconnessi ed eterogenei, attuabili singolarmente ma tra essi talmente organici tali da poter parlare in termini di indotto culturale a pieno titolo di "Effetto Basile".

Figlio dell’illustre Giovanni Basile, fu uno dei più importanti rappresentanti del “Modernismo Internazionale” e, soprattutto, del Liberty. Le fonti storiche tramandano che la sontuosa struttura fu commissionata su espressa volontà del principe di Sperlinga e Manganelli, conosciuto anche come Giuseppe Alvaro Paternò Alliata. A proposito di quest’ultimo, sappiamo che volle dare avvio alla costruzione della dimora per festeggiarvi il terzo matrimonio con Angela Torresi. Non deludendo le aspettative del principe, l’architetto Basile mise in atto la sua grande maestria nell’esecuzione del progetto di cui era stato incaricato.
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Di grande pregio architettonico, il prospetto del complesso edilizio rimanda ad un castello di epoca medievale contrassegnato da evidenti influssi Liberty. In principio, inoltre, la villa era pure circoscritta da un muro di cinta che in seguito venne abbattuto e, al contempo, soppiantato da due torrioni dal gusto stilistico neo-normanno. L’ingresso, inquadrato da una pregevole scalinata, è abbellito da una facciata modellata da bugnato e fittamente decorata da preziose mattonelle arabescate. Di raffinata fattura anche il portico, solcato da una terrazza a loggia coperta che spazia tra i due torrioni quadrangolari.

Curioso notare come l’intero monumento, curato nei minimi dettagli, sfoggi un’architettura composta da bugnati, torrette, raggiera di conci, triforio e nastri tesi dei marcapiani. Sul lato settentrionale, invece, si scorgono tre arcate e tante altre aperture che, in rapporto alla parte centrale della villa, accentuano vivamente il contrasto tra spazi vuoti e pieni; tale espediente sortisce l’effetto di uno stile più dinamico.

Si possono, altresì, ammirare le pregevoli decorazioni in oro zecchino che tappezzano il balcone della facciata; queste finezze ornamentali sono state realizzate da Vincenzo Gibilisco. Incantevoli risultano essere senz’altro anche i soffitti a volta dell’interno, impreziositi da affreschi di orientamento neoclassico attribuiti alla mano di Salvatore Gregorietti, pittore e decoratore palermitano di quel periodo.

Malgrado l’incredibile sfarzo ed eleganza, i principi di Paternò decisero di non abitarvi mai. Varie documentazioni riportano che nel 1947 l’edificio venne acquistato dalle famiglie Palumbo e Mirone. I nuovi proprietari, ben presto, caldeggiarono l’idea di modificarlo secondo gli schemi strutturali proposti dalla progettazione dell’architetto Frank Lloyd Wright. Siamo, per di più, a conoscenza che negli anni ’70 del secolo scorso venne riconosciuto patrimonio architettonico storico e artistico; in via successiva divenne anche sede del teatro comunale “Piccadilly”.

Tuttavia, la fama della villa raggiunse il proprio culmine quando fu selezionata per l’ambientazione di alcune scene del noto film “Il Gattopardo”, affidato alla regia di Luchino Visconti. Negli anni ’80, però, scoppiò un incendio che procurò ingenti danni a gran parte del complesso monumentale; ciononostante non passò molto che, grazie ai lavori di restauro supportati dalla famiglia Palumbo, fu reso nuovamente abitabile.

Ad ogni modo, “Villa Manganelli”, oggigiorno utilizzata per sporadici eventi privati, rappresenta uno dei tesori monumentali più prestigiosi della città.
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