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Ti accoglie all'ingresso di un luogo sacro: la strana "ammonizione" a Termini Imerese

La frase incisa nell’architrave, della chiesa dell’Annunziata, è una frase dal duplice significato e apparentemente potrebbe essere contraddittorio

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 12 dicembre 2021

Chiesa di Santa Maria Annunziata a Termini Imerese (foto da raccontaviaggi.it di Luca Rubbis)

TERRIBILIS EST LOCUS ISTE! HIC DOMUS DEI EST ET PORTA CELI, VOCABITUR AULA DEI, che tradotta diventa: Questo luogo incute rispetto. Questa è la casa di Dio e la porta del Cielo.

È quello che si può leggere nel portale di sinistra della Chiesa dell'Annunziata di Termini Imerese (in Sicilia, oltre a quella della città delle Terme, secondo alcune fonti, risultano essere tre i luoghi sacri dove si trova tale dicitura e in particolare a Chiaramonte Gulfi, a Gangi e ad Altofonte).

Si tratta di una “ammonizione” che fa riferimento all’Antico Testamento e in particolare alla Genesi, (28, 17) dove si racconta che, Giacobbe fermatosi a riposare nell’antico villaggio di Luz, un piccolo centro a pochi chilometri da Gerusalemme, ebbe in sogno la visione di una scala che saliva dalla terra al Cielo.

Al risveglio, Giacobbe fece erigere una stele con questa scritta e ordinò di cambiare il nome del villaggio in Betel. Quest’ultimo toponimo è di origine ebraica e indica la casa di Dio, ma è anche sinonimo di montagne sacre, dovuto alla manifestazione di un evento divino.
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La frase incisa nell’architrave, della chiesa dell’Annunziata, è una frase dal duplice significato: quello di incutere timore e nel contempo indica ai fedeli la via che conduce al cielo.

Apparentemente potrebbe essere contraddittorio il termine “terribilis” sito all’ingresso di un luogo sacro, ma in realtà questo oltre al significato di “luogo che incute rispetto e timore” è anche inteso, come “luogo venerabile”. Si tratta di una dualità, che il latino, la lingua sacra per eccellenza, riesce a rendere in una sola parola contrapponendo la luce al buio.

All'interno dell'edificio, sempre nello stesso ingresso laterale, segnaliamo una struttura in legno a mensola dove è menzionato un certo Dominicus Mascari che, nel 1630, finanziò l’opera lignea a corredo dell’ingresso interno. Essa non ha alcun riferimento alla locuzione latina esterna anche perché di epoca successiva all’architrave in pietra. Su questo benefattore si hanno poche notizie se non quelle di appartenere alla marineria e che proveniva dalla città di Milazzo (Me).

La chiesa dell’Annunziata di Termini Imerese, sita all’interno del quartiere storico delle “Rocchiceddi”, è facilmente individuabile con la sua caratteristica cupola in maiolica azzurra. Questo particolare effetto cromatico si integra con lo sfondo del mare, ed è diventato il “simbolo” della città.

La chiesa venne fabbricata, probabilmente verso la seconda metà del XVI e gli inizi del XVII secolo, e venne realizzata su dei resti di una precedente chiesa di epoca medievale. La messa in opera della prima pietra fu grazie all’interessamento di Don Giuseppe Cioffo, mentre i primi lavori furono affidati ad Antonino Spatafora anche se sono stati completati, nei primi anni venti del XVII secolo, dal genero Vincenzo La Barbera.

Negli anni a seguire, e in particolare verso la fine del ‘600, la Chiesa subì ulteriori interventi di ristrutturazione. L’edificio religioso è preceduto da un giardino al quale si accede da un portale, decorato da una Annunciazione in stucco in alto rilievo, e da una scala, a duplice rampa, che permette l’ingresso all’interno della struttura religiosa.

Per quanto riguarda la frase ammonitiva esterna, questa generalmente compare in luoghi antichi, dove spesso sono presenti elementi architettonici o opere d’arte capaci di rappresentare il forte legame tra l’Uomo e Dio. Nella chiesa dell’Annunziata, nonostante la presenza a pochi metri della Maggior Chiesa e dell’antico Duomo di San Giacomo che detenevano un ruolo primario all’interno della comunità religiosa, erano esposte numerose opere di estremo interesse sotto il profilo religioso e simbolico.

Tra questi ricordiamo un crocifisso miracoloso di colore nero, considerato tra i più antichi esistenti in Sicilia, l’opera venne donata alla città dal Re Alfonso di Castiglia detto il “Magnanimo”, (1396 – 1458), come soluzione per tutte le afflizioni e tribolazioni della città; una tela, commissionata da Giuseppe Ardizzone nel 1621, dal titolo lo Sposalizio della Vergine, eseguito da Vincenzo La Barbera. Ed ancora un'altra tela raffigurante il Beato Agostino Novello, patrono della Città delle Terme, databile intorno al 1650 attribuito a Vincenzo La Barbera. Oggi queste opere si possono ammirare all’interno della Maggior Chiesa.

Sempre in merito alle opere custodite in questa Chiesa, ulteriori informazioni ci giungono dal canonico Rocco Cusimano, nella sua opera “Brevi Cenni di Storia Termitana” edito nel 1926, dove segnala la presenza anche di “un quadro rappresentante l’Annunciazione del trapanese Giacomo Lo Verde, un’altra Annunciazione posta nell’altare maggiore di De Blasio, un quadro con San Nicola di Bari, ed infine una Madonna col bambino e angeli del termitano, Quaraisima Francesco del 1630.”

Ma l’opera di estremo interesse si trova nell’abside della navata laterale di destra, dove all’interno di una grotta artificiale, è possibile osservare un gruppo marmoreo che rappresenta la Sacra Famiglia, opera del palermitano Andrea Mancino e al carrarese Francesco Li Mastri. Al primo sono attribuiti la Madonna e il Bambino e risalgono al 1494, al secondo San Giuseppe commissionato nel 1516, probabilmente perché quello precedente non aveva soddisfatto le aspettative della committenza.

Il gesuita Gioacchino Di Marzio, tra i fondatori della storia moderna dell’arte Siciliana, nella sua opera dal titolo "Dalle Belle Arti in Sicilia – volume III", del 1862, ci fornisce ulteriori informazioni a proposito del trittico marmoreo: "Andrea Mancino, per pubblico atto del 30 giugno del 1495, si obbligava coi rettori della chiesa di Santa Maria Annunziata di Termini Imerese, di fare tre statue in marmo di media grandezza, figuranti la natività di Cristo, da lavorarle in Palermo per il prezzo di 11 onze.

E tuttavia esistono in Termini nella chiesa dell’Annunziata, poste in fondo a una cappella, sotto una volta di stalattiti che figura il presepe di Betlemme. Giace nel mezzo sopra un pannolino il divin pargoletto, di esili ma graziose membra; e gli sta da un lato la Vergine genuflessa sopra un cuscino, in atto di venerazione o di preghiera, con la veste stretta al seno da un cinto e fregiata sul petto da un gallone, su cui pende da un laccio, una crocetta, mentre un ampio manto le ricopre la persona scendendole giù dal capo, che ti rapisce per un viso bello ed ingenuo contornato da due morbide trecce. Dall’altro lato del bambino è San Giuseppe egualmente genuflesso in atto di preghiera."

In molti sono concordi nel considerare il gruppo marmoreo della Chiesa dell’Annunziata come la composizione presepiale tra le più antiche della Sicilia, realizzata a seguito della Natività di San Francesco.
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