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Tutti a San Leone ricordano Zù Giaracannà: il porto antico di Agrigento e la sua storia millenaria

Ha una storia millenaria e affascinante l'emporio dell'antica Akragas che in epoca moderna è divenuto prima borgata di mare e poi rinomato lido di Agrigento

Elio Di Bella
Docente e giornalista
  • 27 luglio 2021

Ha una storia millenaria e affascinante l'emporio dell'antica Akragas che in epoca moderna è divenuto prima borgata di mare e poi rinomato lido di Agrigento. Prese il nome di San Leone dal nome di una chiesetta dedicata al papa (probabilmente siciliano) Leone II (682-683).

L'emporio (porto) della potente colonia greca di Akragas continuò a funzionare come tale sino al periodo arabo.

Prima dei greci, i navigatori micenei usavano uno scalo d’imbarco a Cannatello, presso l’attuale San Leone, per rifornirsi principalmente di zolfo, salgemma e bitume. Gli archeologici hanno portato alla luce nel primo Novecento un villaggio fortificato del secondo millennio a.C.

Successivamente, i navigatori egeo-ciprioti utilizzarono la spiaggia di san Leone come base intermedia per le rotte che collegavano Cipro e l'Egeo con il Nordafrica e l'occidente sardo ed iberico.

Nel VII secolo a.C. i greci di Gela vi realizzarono un emporio anche questo documentato dal ritrovamento della necropoli di Montelusa. Nel periodo bizantino erano presenti un monastero maschile e una chiesa, entrambi dedicati alla Madre di Dio, appartenenti forse ai monaci basiliani.
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Sappiamo inoltre che nel Settecento il vescovo di Agrigento Lorenzo Gioeni vi costruì una casa di villeggiatura estiva. Nell'Ottocento San Leone cominciò a diventare la zona di villeggiatura estiva anche di molti agrigentini. Sorsero le case Caruso, certamente le più antiche, insieme alla casa Caratozzolo sul lungomare. Poco dopo vennero edificate diverse ville in stile liberty.

Già nella prima metà del secolo scorso sorse uno stabilimento in legno.

Durante il secondo conflitto mondiale, il borgo marinaro fu fortificato dal regime fascista, chiudendo con delle muraglie le strade che sfociano sul lungomare per resistere ad un eventuale attacco nemico. Assai diverso era l'aspetto di questa borgata un secolo fa.

Sul “Corriere”, un giornale che si stampava ad Agrigento nel 1932, leggiamo che a San Leone vi era uno stabilimento in legno che gli agrigentini chiamavano lo “chalet”, in cui c'era anche un ristorante "per soddisfare le bramosie fameliche dell’avventizia; vi ha pure un bar e vengono ivi servite bibite e birra; la sera ivi si riuniscono le famiglie più cospicue per scambiare qualche parola e per godere la freschezza marina - leggiamo sul Corriere -.

Di fronte allo chalet sorgono le ville che offrono una varietà di stili dovuta alla massima parte alla conoscenza architettonica del costruttore ed ai gusti del proprietario offrendo una policromia di colori quale risultante delle bizzarrie della loro fantasia. Queste abitazioni si animano quasi ogni sera al suono di un grammofono oppure di una radio".

Il lido ebbe anche la visita di Mussolini nel ferragosto del 1937, in visita alla colonia estiva. Poi San Leone dal dopoguerra è crescita troppo in fretta senza un piano regolatore e i servizi essenziali sono arrivati con gravi ritardi.

Il lungomare fu per tanto tempo ad unica carreggiata ed era la sola strada con il manto asfaltato perché quelle interne erano ancora tutte in terra battuta. In un articolo del Giornale di Sicilia 12 luglio del 1947 il cronista scrive che a San Leone si assiste “allo spettacolo di tanta gente, letteralmente assetata, che di giorno e di notte si dibatte in cerca di un bicchiere di acqua per dissetarsi”. La mancanza d’acqua nel lido sarà per molti decenni una calamità per i villeggianti.

Nonostante ciò si è avuto un repentino sviluppo del lido, così in un altro articolo dell’estate 1952 leggiamo: "gli agrigentini negli ultimi decenni hanno trasformato l’antica piccola borgata in una fiorente stazione balneare; sono sorti numerosissimi villini e casette, caffè e ristoranti, capanne e locali di divertimento e non è mancato, per qualche anno prima della guerra, anche un cinematografo all’aperto ed ogni anno, nella ricorrenza del ferragosto, viene organizzata a cura di alcuni volenterosi una festa a carattere popolare che da’ alla spiaggia per quei giorni una particolare attrattiva, con grande afflusso di gente".

Da questi primi tentativi, San Leone presto nelle sere estive è diventata meta preferita per gli amanti del divertimento. Nel 1948 venne concessa alla società Aster l’autorizzazione alla costruzione di uno stabilimento che presto nelle sere estive è diventato anche luogo di intrattenimento musicale e per il ballo.

E ballando, ballando, gli anni Sessanta correvano veloci nell’incanto di belle serate estive in un altro locale rinomato, preferito dalla borghesia agrigentina: “La Focetta”. Locale moderno, strategicamente posto sulla riva sinistra del fiume Akragas, al termine del suo percorso verso il mare. Nelle serate mondane di metà agosto, poteva capitare di assistere agli spettacoli presentati da Nuccio Costa, di ascoltare Peppino di Capri con la sua “Roberta”, o Bobby Solo, con “…quella lacrima sul viso”.

Attesissime le serate in cui sfilavano le Miss, giovani bellezze agrigentine, in gara per conquistare il titolo di “Miss Focetta” e poi partecipare alle selezioni di Miss Italia. Ma c’era anche chi guardava con sospetto a tutte quelle novità e preferiva rimanere legato alle tradizioni.

Nessuno a San Leone incarnava meglio le antiche tradizioni del pescatore “Zù Peppi Giaracannà”.

Questi era una figura uscita pari pari da un racconto di Hemingway ; il viso scuro scavato dalle rughe, il corpo asciutto leggermente incurvato, come fermato nel plastico gesto del lancio del rizzaglio. Vestiva sempre una canottiera e dei pantaloni sdruciti raccolti sul ginocchio. Lui e i suoi fratelli, sono stati gli ultimi rappresentanti della vecchia San Leone, quella ormai scomparsa: borgo di pescatori, di gente che viveva del loro pescato, nutrendosi di esso e vendendolo di porta in porta.

Dagli anni Sessanta San Leone ha avuto uno sviluppo urbanistico incontrollato che ha trasformato un piccolo borgo di pescatori in un caotico centro balneare, affollato durante il periodo estivo da circa 30.000 villeggianti, mentre la popolazione stabile è di almeno 4.000 persone.

Negli anni Settanta e Ottanta è stato ampliato il lungomare nella forma odierna con due ampie corsie ed è stato costruito il porticciolo e la Villa Pertini, con una fontana e alcune sculture d'arte contemporanea.

Negli anni Novanta è stata costruita un'elisuperficie, dove è arrivato in elicottero il papa Giovanni Paolo II, in occasione della sua visita pastorale in Sicilia. Oggi non è più utilizzata. Sul lungomare, caratterizzato da lunghe file di palme, sono stati realizzati anche campetti di tennis, di calcetto e un pista per il rotellismo, insieme ad ampi parcheggi ed aree da gioco per i bambini.
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