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Un chiostro nascosto per ricordare i nostri eroi: la Società siciliana per la Storia Patria

L'ex convento di San Domenico, accanto al prezioso pantheon di Palermo, è uno scrigno di conoscenza e bellezza: tra piante e capitelli si ricordano i siciliani più importanti

  • 5 novembre 2019

Il chiostro dell'ex Convento di San Domenico a Palermo, sede della Società siciliana per la storia patria

La Società siciliana per la Storia patria nacque nel 1873, per seguire l'esempio di altre importanti città del Regno, al fine di sostenere ed incoraggiare gli studi e la pubblicazione delle tradizioni siciliane in ogni aspetto. I nomi dei collaboratori, invitati alla costituzione della società dall'allora sindaco Domenico Peranni (e che avevano già pubblicato il periodico "Archivio storico siciliano"), erano di eccelsi studiosi, come Isidoro La Lumia, Giuseppe De Spuches, Antonino Salinas e Gioacchino Di Marzo.

Dopo l'approvazione dello Statuto, nel luglio di quell'anno, fu nominato Presidente effettivo il Peranni. Mentre, nel 1875, gli succedette Francesco Paolo Perez.

La Società si è sempre impegnata nello studio, nelle ricerche e nelle pubblicazioni di documenti preziosi scientifici e culturali, spesso inediti, fino ai giorni nostri. Inizialmente la Società non possedeva una sede e le riunioni si tenevano presso il Palazzo di Città, oppure presso la Biblioteca Comunale o l'Archivio di Stato.
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La sede nei locali dell'ex convento di San Domenico, all'uopo debitamente adattati, nacque nel settembre del 1886, anche grazie all'interesse dell'architetto Giuseppe Patricolo ed alle donazioni ricevute da alcuni Enti locali. Nel 1890 la sede divenne definitiva e un paio di anni dopo la Società venne elevata ad Ente morale.

Ai locali si accede da un ingresso accanto al portale della chiesa di San Domenico che conduce al suo suggestivo chiostro.

Lungo le pareti delle arcate si possono ammirare dei busti di diversi personaggi storici e delle targhe commemorative, nonché il busto bronzeo di Giacomo Serpotta nel secondo centenario della sua morte (1732-1932), opera di Antonio Ugo.

Le sale di pertinenza della Società sono diverse, come quella dedicata allo storico Massimo Ganci. Ma lo spazio che ho potuto visitare è quello adibito al Museo del Risorgimento, dedicato a Vittorio Emanuele Orlando e realizzato nel 1960, con apertura ufficiale l'anno seguente, dal Comitato Siciliano (con Presidente l'Onorevole Paolo D'Antoni) per le celebrazioni del primo centenario dell'Unità d'Italia.

Contiene molti cimeli, come stampe, quadri, statue, spade, divise garibaldine, bandiere ed altre testimonianze originali di quell'epoca.

Un angolo davvero unico è stato creato per le donne siciliane che presero parte al Risorgimento ed una piccola sala, all'interno del Museo, è intitolata all'abate Giovanni Meli.

Un museo che fa rivivere un periodo storico duro e sofferto da non dimenticare per trarne il giusto insegnamento. Un museo in cui, a parer mio, dovrebbe essere consentito fotografare, di modo che i visitatori abbiano la possibilità di conservare tali importanti ricordi per tenerli meglio vivi nella loro memoria.
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