Un collettore fognario (unico) nel Golfo di Carini: coro di "no" da Isola a Terrasini
"Il mare non si tocca" è la campagna contro l'opera che unisce i reflui di 6 Comuni più l'aeroporto di Punta Raisi. Tante le perplessità di ambientalisti, politici e cittadini
Uno scorcio del Golfo di Carini
C’è un progetto nella provincia di Palermo che sta facendo molto discutere e che coinvolge sei comuni: Terrasini, Cinisi, Torretta, Carini, Capaci, Isola delle Femmine e l’aeroporto Falcone-Borsellino. Si tratta del collettore unico dei reflui nel Golfo di Carini, un progetto della Regione che ha suscitato forti opposizioni da parte delle associazioni ambientaliste, che hanno lanciato una raccolta fondi per sostenere spese legali e perizie tecniche con l’obiettivo di contrastarlo.
La campagna - portata avanti da LiberAmbiente e dal Comitato NO C.U.R. – si chiama “Il mare non si tocca”. Per comprendere meglio la situazione, abbiamo parlato con Giuseppe Chiofalo, esponente di LiberAmbiente.
L'opera in questione, che supera i 70 milioni di euro, prevede la realizzazione di circa 18 chilometri di condotte che uniscono i sistemi fognari di Terrasini, Cinisi, Torretta, Carini, Capaci, Isola delle Femmine e dello scalo aeroportuale “Falcone e Borsellino” per convogliare tutti i reflui, già depurati, verso un unico punto di scarico nel Golfo di Carini.
Chiofalo spiega innanzitutto come si sia arrivati all’attuale proposta: «Si arriva a questo progetto perché sui Comuni di Cinisi e Terrasini grava una procedura di infrazione e il commissario unico alla Depurazione ha tra i suoi compiti quello di risolverla». Tuttavia, secondo l’attivista, questa soluzione non tiene conto delle progettazioni precedenti: «A questa ipotesi si arriva però strappando tutte le progettazioni precedenti, non volute dal punto di vista politico, che prevedevano depuratori sia a Cinisi che a Terrasini. Il progetto originario prevedeva inoltre lo scarico nel Golfo di Castellammare, in mare aperto o con riutilizzo agricolo delle acque depurate».
Chiofalo individua nel collettore unico numerose criticità, a cominciare dai costi: «I rischi di questo progetto sono molteplici: intanto il costo dell’opera è di almeno quattro volte maggiore rispetto alle progettazioni precedenti. Se per fare il depuratore di Terrasini e Cinisi ci volevano circa 20 milioni di euro, con questo nuovo progetto siamo prossimi agli 80 milioni.
I costi energetici di gestione di quest’opera di collettamento saranno anch’essi molto maggiori per via dei grandi sollevamenti che ci saranno per portare i reflui da Terrasini e Cinisi verso Carini».
Secondo l’esponente di LiberAmbiente, anche dal punto di vista ambientale le conseguenze potrebbero essere pesanti e diverse a seconda dei territori coinvolti: «Dal punto di vista ambientale invece i rischi sono di largo spettro, perché non sono uguali per tutti i comuni e i territori coinvolti. È chiaro che per Carini, Capaci, Isola delle Femmine e le zone che si affacciano sul Golfo di Carini i rischi maggiori sono quelli legati alla balneazione, all’inquinamento di un’area che, seppur con delle criticità, ad oggi non presenta un alto tasso di inquinamento ambientale. Questa opera, dunque, rischia di compromettere definitivamente la balneabilità di questi luoghi».
Terrasini e Cinisi, invece, vivrebbero una situazione differente: «Qui parliamo chiaramente di una situazione completamente diversa. Certo, questo progetto andrebbe a migliorare le condizioni di questi due comuni, dato che allo stato attuale scaricano direttamente a mare. Il problema è che lì si innescherebbe un problema ancora maggiore legato alla risorsa idrica.
È un po’ più complesso da comprendere, ma quando non si va a favorire il riutilizzo delle proprie acque – che è quello che ad oggi richiederebbe la comunità europea, ma che non è previsto da questo nuovo iter – quello che così si va a favorire è l’intrusione salina. Questa cosa, alla lunga, potrebbe portare le acque sotterranee di Cinisi e Terrasini, attualmente potabili, a non esserlo più per l’intrusione dell’acqua costiera».
Infine, Chiofalo sottolinea come le associazioni stiano ricevendo molte richieste di chiarimento dai cittadini, ma il tempo a disposizione sia limitato: «Noi stiamo riscontrando che allo stato attuale molta gente vorrebbe saperne di più sull’argomento. Purtroppo, a causa dei tempi imposti dal diritto amministrativo, non abbiamo il tempo per poterlo fare. Alle persone noi chiediamo una fiducia incondizionata, con la consapevolezza del fatto che se noi non ci muoviamo al più presto, non lo potremo fare più. Se ci appelliamo in questo momento avremo modo di vederci, manifestare e dare i dovuti chiarimenti, ma se perdiamo l’occasione in questo momento di fare ricorso allora non potremo farlo più».
Al coro dei no si sono aggiunti anche varie personalità politiche come Ismaele La Vardera (Controcorrente): «Vogliamo vederci chiaro. Il collettore unico è un'opera che sta fuori da tutte le linee imposte a livello europeo. Presenteremo un'interrogazione all'Ars».
L'opera è stata portata anche in commissione Territorio e Ambiente all'Ars in un'audizione richiesta dal deputato regionale Mario Giambona (Pd): «Dobbiamo fare chiarezza su un progetto che rischia di penalizzare il nostro territorio e che va verificato alla luce dei nuovi obiettivi europei di tutela ambientale e sostenibilità».
La campagna - portata avanti da LiberAmbiente e dal Comitato NO C.U.R. – si chiama “Il mare non si tocca”. Per comprendere meglio la situazione, abbiamo parlato con Giuseppe Chiofalo, esponente di LiberAmbiente.
L'opera in questione, che supera i 70 milioni di euro, prevede la realizzazione di circa 18 chilometri di condotte che uniscono i sistemi fognari di Terrasini, Cinisi, Torretta, Carini, Capaci, Isola delle Femmine e dello scalo aeroportuale “Falcone e Borsellino” per convogliare tutti i reflui, già depurati, verso un unico punto di scarico nel Golfo di Carini.
Chiofalo spiega innanzitutto come si sia arrivati all’attuale proposta: «Si arriva a questo progetto perché sui Comuni di Cinisi e Terrasini grava una procedura di infrazione e il commissario unico alla Depurazione ha tra i suoi compiti quello di risolverla». Tuttavia, secondo l’attivista, questa soluzione non tiene conto delle progettazioni precedenti: «A questa ipotesi si arriva però strappando tutte le progettazioni precedenti, non volute dal punto di vista politico, che prevedevano depuratori sia a Cinisi che a Terrasini. Il progetto originario prevedeva inoltre lo scarico nel Golfo di Castellammare, in mare aperto o con riutilizzo agricolo delle acque depurate».
Chiofalo individua nel collettore unico numerose criticità, a cominciare dai costi: «I rischi di questo progetto sono molteplici: intanto il costo dell’opera è di almeno quattro volte maggiore rispetto alle progettazioni precedenti. Se per fare il depuratore di Terrasini e Cinisi ci volevano circa 20 milioni di euro, con questo nuovo progetto siamo prossimi agli 80 milioni.
I costi energetici di gestione di quest’opera di collettamento saranno anch’essi molto maggiori per via dei grandi sollevamenti che ci saranno per portare i reflui da Terrasini e Cinisi verso Carini».
Secondo l’esponente di LiberAmbiente, anche dal punto di vista ambientale le conseguenze potrebbero essere pesanti e diverse a seconda dei territori coinvolti: «Dal punto di vista ambientale invece i rischi sono di largo spettro, perché non sono uguali per tutti i comuni e i territori coinvolti. È chiaro che per Carini, Capaci, Isola delle Femmine e le zone che si affacciano sul Golfo di Carini i rischi maggiori sono quelli legati alla balneazione, all’inquinamento di un’area che, seppur con delle criticità, ad oggi non presenta un alto tasso di inquinamento ambientale. Questa opera, dunque, rischia di compromettere definitivamente la balneabilità di questi luoghi».
Terrasini e Cinisi, invece, vivrebbero una situazione differente: «Qui parliamo chiaramente di una situazione completamente diversa. Certo, questo progetto andrebbe a migliorare le condizioni di questi due comuni, dato che allo stato attuale scaricano direttamente a mare. Il problema è che lì si innescherebbe un problema ancora maggiore legato alla risorsa idrica.
È un po’ più complesso da comprendere, ma quando non si va a favorire il riutilizzo delle proprie acque – che è quello che ad oggi richiederebbe la comunità europea, ma che non è previsto da questo nuovo iter – quello che così si va a favorire è l’intrusione salina. Questa cosa, alla lunga, potrebbe portare le acque sotterranee di Cinisi e Terrasini, attualmente potabili, a non esserlo più per l’intrusione dell’acqua costiera».
Infine, Chiofalo sottolinea come le associazioni stiano ricevendo molte richieste di chiarimento dai cittadini, ma il tempo a disposizione sia limitato: «Noi stiamo riscontrando che allo stato attuale molta gente vorrebbe saperne di più sull’argomento. Purtroppo, a causa dei tempi imposti dal diritto amministrativo, non abbiamo il tempo per poterlo fare. Alle persone noi chiediamo una fiducia incondizionata, con la consapevolezza del fatto che se noi non ci muoviamo al più presto, non lo potremo fare più. Se ci appelliamo in questo momento avremo modo di vederci, manifestare e dare i dovuti chiarimenti, ma se perdiamo l’occasione in questo momento di fare ricorso allora non potremo farlo più».
Al coro dei no si sono aggiunti anche varie personalità politiche come Ismaele La Vardera (Controcorrente): «Vogliamo vederci chiaro. Il collettore unico è un'opera che sta fuori da tutte le linee imposte a livello europeo. Presenteremo un'interrogazione all'Ars».
L'opera è stata portata anche in commissione Territorio e Ambiente all'Ars in un'audizione richiesta dal deputato regionale Mario Giambona (Pd): «Dobbiamo fare chiarezza su un progetto che rischia di penalizzare il nostro territorio e che va verificato alla luce dei nuovi obiettivi europei di tutela ambientale e sostenibilità».
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