AMBIENTE

HomeNewsAttualitàAmbiente

Anche il caldo divide in due Palermo: ecco dove in estate si soffre di più (e perché)

Da uno studio di Legambiente emergono differenze nella stessa città. Temperature fino a 70 gradi al suolo, va peggio nelle strade con più cemento e meno verde

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 30 luglio 2025

Il Giardino Inglese

La quinta e ultima tappa della campagna nazionale di Legambiente “Che caldo che fa! Contro la cooling poverty: città + fresche, città + giuste” si è conclusa oggi a Palermo, tramite un evento che si è svolto presso viale Campania, di fronte all’assessorato all’Energia, con la presentazione del report inerente al capoluogo.

Il bilancio mette a nudo una realtà urbana segnata da profonde disuguaglianze climatiche, dove la “povertà di raffrescamento” risalta come nuova forma di disuguaglianza sociale che colpisce i quartieri più fragili, incapaci di difendersi dal caldo estremo a causa della carenza di verde, ombra e infrastrutture adeguate.

I dati raccolti da Legambiente, in collaborazione con la Fondazione Banco dell’energia e la Croce Rossa Italiana, offrono una fotografia preoccupante: nei quartieri Libertà e Sperone-Brancaccio, le temperature ambientali rilevate con termocamera il 27 luglio scorso oscillavano tra i 32 e i 36°C, con picchi al suolo di 70,4°C su prato sintetico nella zona Libertà e 64,6°C su asfalto allo Sperone.

Differenze che raccontano due città nella stessa area urbana. Il quartiere Libertà mostra una maggiore resilienza rispetto alle bolle di calore e al caldo estivo, grazie alla presenza di numerose aree verdi, tra cui viali alberati, Villa Trabia e il Giardino Inglese.

Le zone ombreggiate dal verde presentano infatti un importante abbassamento delle temperature al suolo, come dimostra il dato rilevato dai volontari dell’associazione. Nelle zone ombreggiate la temperatura rivelata era di 40°C, rispetto ai 70 delle superfici esposte al sole.

Di tutt’altro segno la situazione al quartiere Sperone-Brancaccio, nella periferia Sud, dove il cemento regna incontrastato e lo spazio pubblico è privo di ombra e refrigerio.

I marciapiedi raggiungono temperature superiori ai 55°C, le fermate del tram diventano forni urbani e persino il lungomare di via Messina Marine, potenziale risorsa naturale, è inaccessibile per inquinamento e degrado.

Sempre nello stesso quartiere, il 45% delle superfici monitorate è esposto direttamente ai raggi del sole, complicando non poco la vita degli abitanti.

Durante l’evento di oggi, Legambiente ha svolto anche un’azione simbolica davanti all’assessorato regionale all’Energia, stendendo lo slogan “Siamo al limite. Ebollizione globale”. Il problema del surriscaldamento delle città è infatti uno dei più sentiti dall’associazione ambientalista.

Prendendo in considerazione solo Palermo, è d’altronde ormai noto come le ondate di calore non sono più una eccezione, nel panorama climatico regionale, ma la norma. Nel corso del 2022, secondo i dati Istat, Palermo si è dimostrata la città dalla temperatura media annua più alta d’Italia (19,8°C), con 119 notti tropicali e un incremento preoccupante di eventi estremi, come allagamenti e periodi prolungati di allerta massima.

E la situazione non è migliorata di molto durante gli anni successivi. «Anche a Palermo la campagna “Che caldo che fa!” conferma una situazione critica.

La città è esposta agli effetti della crisi climatica senza essere adeguatamente attrezzata. «I quartieri più fragili, in particolare lo Sperone, risultano carenti di infrastrutture verdi, grigie e blu», dichiarano la responsabile nazionale giustizia climatica Legambiente, Mariateresa Imparato, il presidente Legambiente Sicilia, Tommaso Castronovo, e Anita Astuto, responsabile Energia e Clima Legambiente Sicilia, presenti alla quinta tappa della campagna.

Quello che si delinea attraverso l’analisi di Legambiente è quindi un chiaro esempio di povertà di raffrescamento, per cui è necessario intervenire con azioni di adattamento e mitigazione, concentrando le azioni nei quartieri più esposti.

Palermo ha bisogno di più verde, meno cemento e di una pianificazione che metta al centro il benessere delle persone e la resilienza al cambiamento climatico».

La campagna non si è limitata alla denuncia, ma ha avanzato proposte precise per contrastare la povertà climatica, come la realizzazione di pensiline fotovoltaiche, nebulizzatori, fontanelle e rifugi climatici nei quartieri più sofferenti nei confronti del caldo e la mappatura del rischio climatico, integrata con dati socio-economici.

Importante sarebbe anche il recupero del lungomare della costa sud, da tempo oggetto di interesse da parte dell’associazione ambientalista. Con 18 giorni di allerta livello 3 per ondate di calore nel corso dell’estate del 2024 e i 25 decessi over 65 provocati da un’unica ondata di calore nell’agosto scorso, Palermo si conferma così tra le città italiane più esposte agli effetti della crisi climatica, collegata anche al nostro consumo di energia.

«Questa campagna – dichiara Silvia Pedrotti, del Banco dell’energia – ha contribuito a dare voce a chi vive nei quartieri più vulnerabili, rendendo visibile un fenomeno spesso ignorato: la disuguaglianza termica. Al di là dei proclami, l’accesso al raffrescamento e all’energia deve diventare un diritto per tutti».
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÚ LETTI