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Sicilia nella morsa delle specie aliene e infestanti: la Regione c'è, "ma non basta"

Una minaccia in grado non solo di ridurre le dimensioni delle popolazioni delle specie autoctone, ma anche di cambiare la struttura dei nostri ecosistemi. Cosa succede

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 5 novembre 2025

Un esemplare di Dynoides amblysimus

Tra i problemi che affliggono maggiormente la Sicilia c’è la minaccia rappresentata dalle specie aliene e da quelle invasive, in grado non solo di ridurre le dimensioni delle popolazioni delle specie autoctone, ma anche di cambiare complessivamente la struttura dei nostri ecosistemi, come dimostrano il caso dell’Eucalipto e dell’Ailanto.

Le cronache e i rapporti delle associazioni ecologiste evidenziano la portata di questo fenomeno, sempre più drammatico: «in Italia sono presenti più di 3.000 specie aliene, di cui oltre l’15% considerate invasive» segnala per esempio Legambiente. Anche ARPA Sicilia ha sottolineato varie volte le dimensioni ormai tragiche di questa invasione.

I suoi ricercatori hanno documentato la presenza di numerosissime specie non indigene nel contesto marino e costiero siciliano. Sono per esempio 289 le specie non indigene – introdotte tramite attività umane – presenti nei nostri mari, tra cui 25 anellidi, 18 crostacei e 11 molluschi. Di recente, ARPA Sicilia ha identificato persino due specie mai rilevate prima nelle acque italiane: la tunicata Phallusia nigra e l’isopode Dynoides amblysinus, nel porto di Catania.

La Sicilia è particolarmente vulnerabile all’ingresso e all’insediamento di specie alloctone per diverse ragioni. In primis, per la sua posizione geografica unica, posta al centro del bacino del Mediterraneo e naturale punto di arrivo per diverse specie, provenienti dall’Atlantico o dal Mar Rosso, tramite le migrazioni o il trasporto navale.

Importanti sono state anche le coltivazioni, che hanno introdotto nel nostro territorio un gran numero di piante e di animali infestanti, provenienti da vari angoli del mondo, mentre i cambiamenti climatici non hanno fatto altro che indebolire le specie autoctone, permettendo alle specie aliene più resistenti di diffondersi più facilmente nel territorio. Non dobbiamo però disperare.

Sono diversi infatti gli scienziati impegnati nei progetti pensati per ridurre l’espansione di queste specie e una recente norma regionale prevede che la Regione Siciliana si attivi nuovamente per contrastare la loro diffusione. Tra le nuove disposizioni, il governo regionale è pronto a istituire una «cabina di regia regionale per le specie esotiche invasive», che dipenderà dall’Assessorato regionale al Territorio (alla guida Giusi Savarino) e avrà funzioni di indirizzo, coordinamento e monitoraggio delle attività di prevenzione, contenimento ed eradicazione delle specie aliene sul territorio regionale.

Secondo le comunicazioni dell’assessorato, il gruppo di esperti verrà nominato entro 90 giorni dall’approvazione della norma di istituzione ed è previsto un budget minimo di 50.000 euro per il funzionamento della struttura. Questa cabina di regia è pronta anche a contrastare le piante infestanti, che tanti danni stanno provocando ai boschi e ad alcune coltivazioni, soprattutto nelle aree selvatiche e rurali che hanno subito uno spopolamento.

La decisione del governo regionale non è però esente da delle critiche. Gli ambientalisti affermano infatti che 50 mila euro siano pochi per arginare l’avanzata delle specie aliene, sia a mare che sulla terraferma, e non tutte le misure sarebbero state concordate tra i vari rappresentanti del governo. Alcuni alleati della maggioranza regionale avanzano infatti il sospetto che la cabina di regia possa trasformarsi in un nuovo “carrozzone regionale”, controllato solo da una parte delle forze politiche.

L’altra accusa è che questo gruppo di lavoro è pronto a considerare sia le specie invasive che, più in generale, le piante esotiche. Esiste infatti una differenza marcata tra le specie descritte da questi due termini e considerando i pochi fondi a disposizione sarebbe meglio - affermano i deputati regionali - concentrarsi più sulle specie considerate maggiormente dannose. Questa ipotesi ha però provocato delle tensioni fra la maggioranza e gli esperti.

Da un punto di vista tecnico, ogni specie aliena potrebbe in teoria diventare in un lontano o vicino futuro una specie invasiva dannosa. Fare in modo che queste specie rientrino nella lista degli animali da arginare, così che non si diffondano ulteriormente nel territorio, viene quindi visto dai biologi della conservazione come il miglior mezzo per limitare il numero futuro di specie invasive.
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