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Un parco per la rinascita della costa Sud: Palermo ci prova nel nome di Libero Grassi

Un comitato lavora per realizzare il “Parco Libero Grassi”, intitolato all'imprenditore simbolo dell'anti racket: e pian piano questo sogno potrebbe diventare realtà

  • 27 agosto 2020

L'area del parco Libero Grassi a Palermo (foto Mauro Alessi)

Un nuovo parco per Palermo «che sia un vero parco e non un’aiuola e un albero e basta». Possono apparire paradossali, ma non troppo, le parole e le richieste di Alice Grassi, figlia dell’imprenditore antiracket ucciso dalla mafia Libero Grassi, impegnata da anni con un comitato spontaneo di cittadini nel realizzare il “Parco Libero Grassi”.

Nello specifico, parliamo di quel grande spazio verde ad acqua dei Corsari, che per decenni è stata la discarica di tutto il materiale “avanzato” che servì a costruire i palazzi del cosiddetto “sacco di Palermo”.

Un’area che è in fase di messa in sicurezza grazie agli 11 milioni di euro del Fondo europeo di sviluppo regionale. Il 29 agosto, in occasione dell’anniversario dalla morte di Libero Grassi, il comitato spontaneo si trasformerà in Associazione Parco Libero.

«Era un passo avanti necessario – spiega Alice Grassi – per mettere parola su un’area verde dedicata a mio padre, grande 11 ettari, ma che ancora non possiamo definire parco. Perché i parchi sono un’altra cosa».
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I soci fondatori saranno la famiglia Grassi, che con professionisti, architetti e professori universitari si impegneranno a consegnare il risultato finale di quello che viene definito “Workshop internazionale di presentazione”, che doveva svolgersi sempre il 29 agosto, ma che a causa dei problemi legati al Coronavirus è stato spostato in primavera».

L’unica cosa che è effettivamente presente nel “parco” è la gradinata a forma di anfiteatro «dove però non si fa teatro – continua la Grassi – e che vorrei che si trasformasse in un luogo per appuntamenti attrezzato dove svolgere i vari eventi culturali». Da qui partono i sogni della Grassi, che lungo la grande area vorrebbe «anzitutto un museo open air come a Copenaghen. Poi ci sarebbe da attrezzare il tutto per permettere di fruire lo spazio sia dal mare con delle passerelle, che da terra per permettere di sfruttare, quando lo diventerà, l’area balneabile.

Poi si potrebbe creare un’area da utilizzare per le lezioni a scuola, che nel pomeriggio potrebbe trasformarsi in spazio per fare trascorrere il tempo agli anziani. E ancora ideale sarebbe un zona per pet therapy e i classici chioschi dove informarsi o refrigerarsi».

Tutte idee che la Grassi porterà al workshop della prossima primavera. «Progetti che costano veramente poco, rispetto a tanti finanziamenti pubblici che si fanno e che non voglio commentare. Aiutateci a realizzarlo, anche finanziando l’associazione».
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