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Una vita per i suoi 100 pelosi: Chiara e i cuccioli (siciliani) di "Striscia La Notizia"

Sensibilizzare sembra la sua "missione", che si tratti di animali o di tematiche sociali come la lotta contro le mafie. Lei sa, purtroppo, cosa significa perdere un affetto per mano mafiosa

  • 2 aprile 2021

Chiara Calasanzio

I cani sono i migliori amici dell’uomo?

Basta chiedere a chi un cane lo possiede e la risposta sarà scontata. D’altronde, sono compagni di vita, alleviano la solitudine, vivono a stretto contatto con noi nelle nostre case, soccorrono, guidano e difendono.

Quel che non è sempre così scontato, però, è l’esatto contrario. Tanto che purtroppo ancora oggi ci sono troppi cani randagi per strada, abbandonati e lasciati al loro infausto destino da persone che ripudiano, senza porsi scrupoli, il loro amore incondizionato.

Sono proprio questi piccoli amici a quattro zampe che Chiara Calasanzio raccoglie e accoglie nella sua Oasi Ohana a Santa Margherita del Belice, ridando ai cagnolini una seconda vita e, in molti casi, una seconda casa.

Trent’anni, laureata in Psicologia a Padova e tornata in Sicilia ormai molti anni fa, Chiara è un'amante degli animali da sempre: fin da bambina, infatti, preferiva «andare in campagna dal nonno per trascorrere del tempo con gli animali piuttosto che fare altro».
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Mentre lavora come psicologa in una comunità, a un certo punto sente quindi che quella non è la sua strada e molla tutto per aprire un negozio di tolettatura, cominciando a fare anche volontariato in un centro per cani randagi.

Sei anni fa la svolta. Inizia a «portare un trovatello, poi due, poi tre» nella casa di campagna, fino a quando i cani non «diventano cinque, dieci, venti, cento» e la campagna del padre si trasforma nella casa dei suoi «figli», come li chiama affettuosamente.

Nasce così la sua “Ohana”, termine che significa “famiglia” in senso largo: una famiglia in cui tutti devono cooperare e ricordarsi gli uni degli altri.

L’Oasi non è un canile, ma «uno spazio immenso diviso in macro-aree dove gli animali possono giocare e correre liberamente, vivendo nel verde ed esprimendo se stessi e il proprio modo di essere senza gabbie di alcun tipo». In attesa che qualcuno li adotti e li porti con sé, offrendo loro una nuova esistenza.

Persino Striscia La Notizia ha scelto per ben tre volte di adottare i cuccioli dell'Oasi Ohana di Chiara. Dopo Donald e Hope, sul bancone del tg satirico di Canale 5 è arrivata la piccola Granita, di appena due mesi e mezzo.

Era stata abbandonata insieme ai suoi sei fratelli in una scatola a Santa Margherita di Belice lo scorso febbraio.

Le adozioni, sia di cuccioli che di adulti, sono controllate. L'iter di adozione, infatti, prevede un questionario da sottoporre alle persone che intendono adottare gli animali e poi un volontario che abita nella zona d’adozione si adopera per conoscere i nuovi eventuali padroni.

Se compatibili, partono per la loro nuova avventura e Chiara continua a seguirli a distanza, creando un legame speciale anche con i nuovi “genitori” che entrano così a far parte di una «grande famiglia».

Un lavoro che la trentenne svolge da volontaria, con l’aiuto fondamentale delle donazioni da parte dei privati ma senza il supporto delle Istituzioni, caricandosi quindi sulle spalle tutte le responsabilità, le difficoltà e la stanchezza che un lavoro del genere comporta.

«Non riesco a voltarmi dall’altra parte se vedo un cane abbandonato - ci racconta con l’emozione di chi dedica gran parte della sua giornata a quegli animali lasciati soli dall’ignoranza e dalla cattiveria -. Per me, d’altronde, sono come figli e li amo uno per uno, ognuno col proprio carattere e col proprio modo di essere. Il legame che si crea è fortissimo».

Un rapporto talmente particolare che ogni volta che un cane trova una nuova casa lei è triste e felice allo stesso tempo.

«Un giorno ho trovato Lucille sul bordo di una strada, era in coma perché era stata investita. Dopo la corsa dal veterinario siamo state in totale simbiosi per una settimana. Una sera, mentre le parlavo, ha finalmente cominciato a scodinzolare e io sono scoppiata a piangere per la gioia. Dopo 3 anni ha trovato casa e per me è stato un trauma, anche se ero contenta».

Quando Chiara racconta dei suoi “pargoli”, trasmette una passione nei loro confronti fuori dal comune e il suo immenso lavoro sembra quasi una passeggiata. Eppure non lo è e, come in ogni cosa, ci sono alti e bassi: «A volte mi viene da piangere perché sono troppi e vado in tilt, ma la verità è che non cambierei nulla della mia vita», confida.

Una vita divisa fra l'Oasi, il negozio di tolettatura e la famiglia. E non solo. Perché Chiara, con Libera ("associazione Presieduta da don Ciotti, fondata nel 1995 con l'intento di sollecitare la società civile nella lotta alla criminalità organizzata e di favorire la creazione di una comunità alternativa alle mafie stesse", ndr) va in giro per le scuole a sensibilizzare gli studenti sui temi della legalità e della lotta contro le mafie. Lei sa bene, purtroppo, cosa significa perdere un affetto per mano mafiosa.

Sia lo zio che il nonno, che avevano un impianto di calcestruzzo, non hanno mai ceduto al ricatto mafioso e nel 1992 sono stati trucidati senza pietà. Per quanto fosse molto piccola, ha subìto gli strascichi di questa violenza e, nonostante in passato abbia provato ad andare via da «questa terra maledetta», il suo cuore è qua e non è «riuscita a starle lontana».

«Coltivando gli ideali di legalità e giustizia del nonno e dello zio», combatte quindi a suo modo contro «l’illegalità degli abbandoni e contro i criminali che non hanno rispetto per le vite dei nostri amici animali», perché più vite riesce a salvare più si sente meglio.

Tanto da avere nel cassetto il progetto di ampliare l'Oasi, rendendola ancora più bella e accogliente. Per questo ha bisogno dell’aiuto di tutti.

Perché, come scrive Chiara su Facebook, «è così che si cambia il mondo: quando ognuno fa quello che può, nel suo piccolo, con i suoi mezzi, con le sue abilità».
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