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Bevi con Costanza: i dove, i come e i perché del Moscow Mule a Palermo

Non ha nulla a che vedere con la Russia e sembra strano che il cocktail più in voga del momento sia così anziano: la storia del Moscow Mule e dove trovarlo in città

  • 5 giugno 2017

Sembra strano che il cocktail più in voga del momento sia nato così tanto tempo fa, eppure è così e a dimostrarlo c'è una storia particolare, una storia di occasioni colte al volo e casualità fortunate.

Perché anche se non li dimostra proprio, il nostro compagno preferito di bevute c'ha quasi 80 anni suonati. Ma la meritocrazia paga sempre (forse). Ma andiamo alla storia.

Corre l'anno 1941, siamo al bar del Chatham Hotel, uno dei coctkail bar più frequentati e famosi di New York all'epoca quando, appoggiati al bancone, si ritrovano a chiacchierare due estranei, che in quei tempi di party e perle si confrontavano con una società in piena ascesa.

Uno è John G. Martin della G.F. Heublein Brothers, Inc., distributore di vodka sovietica Smirnoff. Un superalcolico talmente poco apprezzato negli Stati Uniti da essere sconosciuto tra i bar e i pub. L'altro è Jack Morgan, proprietario del The Cock and Bull restaurant, un locale che andava alla grande tra i vip, ma a Los Angeles (!) e che intanto aveva investito tutto il suo capitale, o quasi, nell'invenzione di una bevanda analcolica al gusto di zenzero chiamata Ginger beer.
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Tra un bicchiere e l'altro ai due venne l'idea di mescolare i loro prodotti, fosse anche soltanto per per vedere cosa ne sarebbe uscito. Ma già parlandone era ovvio che mancasse qualcosa: qualcosa che avrebbe dato il giusto equilibrio a quel mix inedito.

Parliamo del caro vecchio succo di lime: componente aggiunto da una straniera. Una donna che, caso volle, era seduta pochi metri più in là appoggiata allo stesso bancone. Era Sophie Berezinski e anche lei era una imprenditrice che stava soffrendo del peso di un investimento frettoloso: un enorme magazzino pieno di oggetti in rame tra cui uno stock di tazze da 5 once che su un lato avevano la stampa di un ammiccante asinello.

Complice il tasso alcolico, o forse no, che stava dando slancio alla conversazone, Sophie si introdusse senza alcuna timidezza tra i due sventurati ma ingegnosi imprenditori e si fece avanti facendo rotolare sul banco il "propostone" di far alloggiare l'appena nata miscela proprio nelle sue tazze di rame.

Vuoi perché il rame è un ottimo conduttore termico e avrebbe mantenuto il cocktail fresco più a lungo, vuoi perché quelle tazze con il simpatico asinello erano tanto originali, fatto stà che la cosa funzionò e funzionò di brutto.

Di lì a poco il Moscow Mule diventò il cocktail più bevuto a New York e dintorni e fu così che l'America iniziò a bere vodka. (Alleluia).

Il "Mulo di Mosca" infatti ha tutt'altro che origini russe. Una storia vuole che fu proprio l'asinello inciso sulle tazze di rame di Sophie a dare il nome al cocktail e un'altra, invece che è stato il pizzicorio aspro in gola che "scalcia come un mulo in salita".

L'unico legame del Moscow Mule con Mosca e la Russia, a questo punto, sta nella sua componente alcolica di base, la vodka.

Tutto andò alla grande fino a quando, per faccende a quanto pare di guerra, il mitico drink fu messo ai box per diversi anni. Per avere la sua riscossa e finire tra i più bevuti al mondo avrebbe dovuto trascorrere un bel po' di tempo.

Come é possibile, dopo tutti questi anni, scalare così rapidamente le classifiche dei drink più voluti e battere addirittura i colossi storici del bere? Penso se lo stiano ancora chiedendo i bertenders di tutto il mondo, ma dicono che la spiegazione del grande successo, a parte l'amore spietato per il vintage, si sveli al primo sorso: in grado di scongiurare anche il minimo dubbio.

Però resta ancora un atroce dilemma: il cetriolo da dove spunta? Si, è vero: il cetriolo non era presente nella ricetta originale ma rappresenta l'aggiornamento, la versione "moderna" del cocktail che probabilmente qualche barista ha voluto dare in omaggio alla tradizione dell'Europa dell'est di bere shot di vodka sgranocchiando cetriolini in salamoia.

Dove bere il moscow mule a Palermo: al 13 tapas, dove è possibile bere sia il Moscow Mule originale che la variante Italian Mule servito, quest'ultimo, in tazze di latta colorate che ritraggono il famoso asinello in versione fumetto.

Ai Grilli: dove se ordinato per due o più persone viene servito con un vero e proprio servizio da the (in ricordo forse del Samovar Russo). Al Chiosco Mediterranean Bar invece, per varianti di Moscow curiose come quello al mandarino che vengono servite in grossi bicchieri in vetro lavorato e decorati con le più svariate spezie.

Da Bolazzi per un Moscow Mule classico in tazza di rame con una generosa manciata di foglie di menta fresca o al Tribeca, dove il Mulo di Mosca classico è arricchito con pizzicoso succo di zenzero fresco. Infine da Pitto, dove il cocktail è servito in tazze di latta e accompagnato da fettine di cetriolo fresco.

La ricetta ufficiale della IBA (international bartenders associations) che assegna al cocktail un grado alcolico di 38,8% vol. ha questi ingredienti:
- 4,5 cl di vodka
- 12 cl ginger beer
- 0,5 cl succo di lime fresco
- 1 fetta di lime

E questo procedimento: riempire la tazza di rame o il bicchiere di ghiaccio poi unire la vodka con la ginger beer e per finire il succo di lime, guarnire con una fetta di lime. È possibile poi completare con una fetta di cetriolo, una di zenzero in maniera parecchio free e qualche foglia di menta.

Come ogni classico che si rispetti anche il Mulo presenta delle varianti: degne di nota sicuramente il London Mule in cui la vodka viene sostituita dal gin che, pur avendo un sapore più deciso, riesce comunque a mantenere l'equilibrio dei sapori e l'Italian Mule, dove al posto della ginger beer c'è un'altra bevanda analcolica: il pimento. Anche qui è presente il gin al posto della vodka.
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