Né "ospiti" né "marchesi": Salvo Piparo ci racconta tutti i tabù delle mestruazioni
Il magico mondo "delle cose delle femmine": senza isterie o parenti in visita, impariamo a dire ad alta voce che abbiamo le mestruazioni senza vergogna e senza stigma
Si perché il ciclo mestruale si sa ma non si dice e allora giù con creatività e tradizione: diventiamo signorine, abbiamo le regole, arriva la zia o il marchese o gli ospiti.
Arrivano le giubbe rosse e siamo "indisposte": le attività domestiche sono sospese e addirittura non possiamo toccare i fiori, perché appassiscono. Per non parlare della maionese, guai a farla in quei giorni, visto che impazzisce. Ma avere le mestruazioni non è una indisposizione, è un periodo di più o meno intenso dolore e disagio che non c'entra nulla né con le piante né con la cucina.
Non tutte le donne hanno un ciclo facile: alcune provano dolori molto forti e sentono la mente confusa, offuscata. Se sei una di quelle non sentirti debole: in questi giorni sei autorizzata a non lavorare, a non andare a scuola e a non alzarti dal letto se queste attività ti richiedono troppo sforzo.
Poi c'è la questione dell'isterimo: se appena alziamo la voce ci chiedono "hai le tue cose?" impariamo a rispondere: "No, sei tu che sei un cog***ne e comunque si dice MESTRUAZIONI".
Pronunciamo questa parola in modo chiaro e con orgoglio e smettiamo di fingere che non esistano: le mestruazioni ci dicono che siamo sane e forti, perché trattarle male?
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