"Gli aquiloni pensano che la terra sia attaccata al filo": opere di Pupi Fuschi a Messina
Particolare di un'opera di Pupi Fuschi
Venerdì 11 agosto alle 18.30, vernissage della mostra "Gli aquiloni pensano che la terra sia attaccata al filo", dell'artista palermitana Pupi Fuschi a cura di Mariateresa Zagone.
La mostra, che presenta otto opere di grande e medio formato, resta fruibile fino al 2 settembre all'interno del "Summer Fest" di Tenuta Rasocolmo, sezione Arti Visive.
Il focus, esplicitato già dall'eloquente titolo, è la necessità di imparare a cogliere il maggior numero possibile di angolazioni e prospettive per ogni argomento, cosa non semplice come sembra: educazione, abitudini, senso morale, esperienze, carattere, sono paraventi insospettabili frapposti fra gli occhi e ciò che si vede.
Le iconografie utilizzate dall'artista, non nuove ma potenti, utilizzano linee spesse e nere che definiscono le figure in maniera sincopata e con una pittura graffiata di grandissima espressività.
La velocità e il carattere sommario del tratto che non sempre definisce con precisione i soggetti, rendono estremamente attrattive queste immagini.
Sono figure sospese che, in parte, si legano ad una visione post-espressionistica senza tralasciare la grande lezione classica in modo da adeguare i canoni della rappresentazione della figura umana ad una società che vive perfino il dramma esistenziale in chiave egoica ed esteriore.
La mostra è anche un invito garbato a sentirsi un po' aquiloni ogni tanto e a immaginare di vedere il mondo "attaccato ad un filo".
La mostra, che presenta otto opere di grande e medio formato, resta fruibile fino al 2 settembre all'interno del "Summer Fest" di Tenuta Rasocolmo, sezione Arti Visive.
Il focus, esplicitato già dall'eloquente titolo, è la necessità di imparare a cogliere il maggior numero possibile di angolazioni e prospettive per ogni argomento, cosa non semplice come sembra: educazione, abitudini, senso morale, esperienze, carattere, sono paraventi insospettabili frapposti fra gli occhi e ciò che si vede.
Le iconografie utilizzate dall'artista, non nuove ma potenti, utilizzano linee spesse e nere che definiscono le figure in maniera sincopata e con una pittura graffiata di grandissima espressività.
La velocità e il carattere sommario del tratto che non sempre definisce con precisione i soggetti, rendono estremamente attrattive queste immagini.
Sono figure sospese che, in parte, si legano ad una visione post-espressionistica senza tralasciare la grande lezione classica in modo da adeguare i canoni della rappresentazione della figura umana ad una società che vive perfino il dramma esistenziale in chiave egoica ed esteriore.
La mostra è anche un invito garbato a sentirsi un po' aquiloni ogni tanto e a immaginare di vedere il mondo "attaccato ad un filo".
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