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"Ippolito": in scena l'opera di Euripide ambientata nell'America fine Anni '50

In scena lo spettacolo "Ippolito" di Euripide per la regia di Nicola Alberto Orofino. Ippolito è una tragedia di passioni estreme. Un dramma pieno di opposizioni, parallelismi e duplicazioni. Una tragedia simmetrica in cui si fronteggiano personaggi tormentati, generati dall'incapacità di comprendere le origini dei disagi degli altri protagonisti.

In scena un piccolo scorcio di un giardino primaverile, una panchina, due ritratti di Afrodite e Artemide, quattro attori che come in un gioco di richiami ed evocazioni affronteranno tutti i nove personaggi della tragedia di Euripide. Afrodite si trasforma nella nutrice, Fedra in Artemide, il Coro (che qui è un uomo testimone e forza emotiva della vicenda) diventerà Teseo, personaggio dalla sensibilità che sconfina il perimetro del pensiero classico e arriva a rivelarsi un personaggio contemporaneo.

Il tempo scelto per questa tragedia è l’America della fine degli anni ’50, l’America di Eisenhower, bigotta e omertosa, razzista e maschilista, l’America di Fedra in continuo conflitto tra immobilità e movimento, tra bigottismo religioso e libertarismo, tra corpo e lavorio interiore.

Paradigma della donna perduta, Fedra vive una continua tensione fra la sua esteriorità (immagine sociale di donna perfetta) e la sua interiorità (divorata dal male che la corrode). Fedra tace, si nasconde, non vuole essere vista, non vuole avere testimoni, conosce il bene sociale ma è incapace di attuarlo. Questa incapacità la porterà al suicidio: la soppressione del desiderio finirà per sopprimere la sua soggettività.

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