"One Voice": a Palazzo Sant'Elia le opere d'arte (senza confini) create durante il lockdown
dettaglio di un'opera di Nicola Pucci
La città di Palermo ha aderito al progetto "One Voice", movimento sociale che promuove l'arte pubblica come mezzo per ispirare e unire le comunità, e presenta un'esposizone, frutto del lavoro di questi mesi, a Palazzo Sant'Elia (via Maqueda 81) dal 16 al 30 settembre.
La sede della Fondazione Sant’Elia, infatti, ospita i lavori di otto artisti siciliani realizzati durante il lockdown: Mario Bajardi (musica contemporanea), Gandolfo Gabriele David (visual art), Andrea Kantos (video art), Giacomo Rizzo (scultura), Mauro D’Agati (urban art), Igor Scalisi Palminteri (street art), Nicola Pucci (pittura), Max Serradifalco (landscape photography), raccontati da Antonio Macaluso (video maker).
Artisti che hanno sposato appieno lo spirito del progetto e hanno realizzato le loro opere – tele, video, fotografie, installazioni, note - ognuno secondo la propria, personale cifra artistica, ispirazione, carattere.
I lavori occupano in maniera totale l’area di Palazzo Sant’Elia, dalla Cavallerizza alle corti esterne, salendo alla Loggia o affacciandosi su via Maqueda, mentre un murale di diciotto metri, di grande impatto emotivo e di forte significato sociale, è già stato realizzato nel quartiere palermitano dello Sperone, vicino ad una scuola vandalizzata durante il lockdown.
Un murale nato a Palermo farà il giro del mondo, una fotografia scattata a Cuba sarà proiettata digitalmente negli Stati Uniti, un’immagine venuta fuori in Costa Rica potrebbe apparire su una parete in Angola.
È questa l'anima di un progetto che sostiene l’arte senza confini, muri, celle, barriere: l'arte libera di esistere, respirare, discutere e far discutere.
E, durante la pandemia, sono stati tantissimi gli artisti che hanno ripensato il loro rapporto con il sistema-arte, avviando un dialogo che ha superato i Paesi per stringersi un unico abbraccio collettivo.
«Riqualificare e riconsegnare: oggi l'arte e la vita della città si intrecciano come confermato da "Manifesta12" – dichiarano per la Fondazione Sant’Elia il sindaco Leoluca Orlando e il sovrintendente Antonio Ticali - e la street art spesso parla alla città in maniera più incisiva e immediata di altri interventi. "One Voice" riesce nell’intento: mai come in questo caso, l’arte pubblica unisce la comunità, la rende partecipe, la invita a difendere ciò che le appartiene e in cui si riconosce».
Il progetto "One Voice" nasce da un movimento sociale che promuove un festival outdoor internazionale dove l'arte pubblica diventa mezzo per ispirare e unire le comunità. Fondato da Gil Shavit (Perù) ed Eugene Lemay (USA), "One Voice" è nato come progetto di solidarietà, in un momento di incertezza mondiale, e ha raccolto adesioni immediate, tanto da creare un unico filo rosso attraverso 30 città, di 14 paesi in cinque continenti; senza contare che è sceso in campo il gotha della street art, da Ron English ai California Locos, Hugo Gyrl, Chroboogie, Hiero Noriega o Nate Dee.
La sede della Fondazione Sant’Elia, infatti, ospita i lavori di otto artisti siciliani realizzati durante il lockdown: Mario Bajardi (musica contemporanea), Gandolfo Gabriele David (visual art), Andrea Kantos (video art), Giacomo Rizzo (scultura), Mauro D’Agati (urban art), Igor Scalisi Palminteri (street art), Nicola Pucci (pittura), Max Serradifalco (landscape photography), raccontati da Antonio Macaluso (video maker).
Artisti che hanno sposato appieno lo spirito del progetto e hanno realizzato le loro opere – tele, video, fotografie, installazioni, note - ognuno secondo la propria, personale cifra artistica, ispirazione, carattere.
I lavori occupano in maniera totale l’area di Palazzo Sant’Elia, dalla Cavallerizza alle corti esterne, salendo alla Loggia o affacciandosi su via Maqueda, mentre un murale di diciotto metri, di grande impatto emotivo e di forte significato sociale, è già stato realizzato nel quartiere palermitano dello Sperone, vicino ad una scuola vandalizzata durante il lockdown.
Un murale nato a Palermo farà il giro del mondo, una fotografia scattata a Cuba sarà proiettata digitalmente negli Stati Uniti, un’immagine venuta fuori in Costa Rica potrebbe apparire su una parete in Angola.
È questa l'anima di un progetto che sostiene l’arte senza confini, muri, celle, barriere: l'arte libera di esistere, respirare, discutere e far discutere.
E, durante la pandemia, sono stati tantissimi gli artisti che hanno ripensato il loro rapporto con il sistema-arte, avviando un dialogo che ha superato i Paesi per stringersi un unico abbraccio collettivo.
«Riqualificare e riconsegnare: oggi l'arte e la vita della città si intrecciano come confermato da "Manifesta12" – dichiarano per la Fondazione Sant’Elia il sindaco Leoluca Orlando e il sovrintendente Antonio Ticali - e la street art spesso parla alla città in maniera più incisiva e immediata di altri interventi. "One Voice" riesce nell’intento: mai come in questo caso, l’arte pubblica unisce la comunità, la rende partecipe, la invita a difendere ciò che le appartiene e in cui si riconosce».
Il progetto "One Voice" nasce da un movimento sociale che promuove un festival outdoor internazionale dove l'arte pubblica diventa mezzo per ispirare e unire le comunità. Fondato da Gil Shavit (Perù) ed Eugene Lemay (USA), "One Voice" è nato come progetto di solidarietà, in un momento di incertezza mondiale, e ha raccolto adesioni immediate, tanto da creare un unico filo rosso attraverso 30 città, di 14 paesi in cinque continenti; senza contare che è sceso in campo il gotha della street art, da Ron English ai California Locos, Hugo Gyrl, Chroboogie, Hiero Noriega o Nate Dee.
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