La "Tosca" di Puccini torna al Teatro Massimo
Dal 16 al 26 novembre, ritorna a Palermo un'opera amatissima, “Tosca” di Giacomo Puccini. Nel ruolo di protagonista Hui He, soprano caro al pubblico palermitano per l'intensità delle sue interpretazioni. Al suo fianco, come Cavaradossi, il tenore Stefano Secco; il ruolo di Scarpia invece è affidato al baritono Alberto Mastromarino. Di assoluto rilievo la presenza sul podio di Daniel Oren che torna dopo molti anni a dirigere un'opera al Teatro Massimo con tutta la sua energia.
L’allestimento – proveniente dal Maggio Musicale Fiorentino – è del 2008 e da allora è stato ripreso numerose volte a Firenze (non ultima per la inaugurazione del nuovo Teatro dell'Opera di Firenze alcuni mesi fa) e in tournée, accolto sempre con entusiasmo per le eleganti scenografie dipinte che raffigurano i tre luoghi d'azione (la chiesa di Sant'Andrea della Valle, lo studio di Scarpia a Palazzo Farnese e gli spalti di Castel Sant'Angelo) e i preziosi costumi riprodotti su originali d'epoca del palermitano Francesco Zito, nonché per la regia che segue con precisione le indicazioni di Puccini e lavora attentamente sui caratteri degli interpreti per la ricostruzione dei personaggi dell'argentino Mario Pontiggia; le luci sono di Bruno Ciulli.
Titolo fra i più amati e rappresentati del repertorio, è forse la prima “nuova” opera ad andare in scena nel 1900, il 14 gennaio al Teatro Costanzi di Roma. Puccini costruisce un immortale affresco di passione amorosa e dramma individuale su un fondo storico reale (la Roma dei tempi di Napoleone): il libretto narra la tormentata storia della cantante Floria Tosca con il pittore Mario Cavaradossi, ostacolata dalle vicende politiche e dalla spregevolezza del capo della polizia, il barone Scarpia. Le melodie immortali e la sapienza drammaturgica fanno di questo titolo uno dei più rappresentati e amati dell'intero repertorio.
Puccini costruisce un immortale affresco di passione amorosa e dramma individuale su un fondo storico reale (la Roma dei tempi di Napoleone): il libretto narra le ultime ventiquattro ore della tormentata storia della cantante Floria Tosca con il pittore Mario Cavaradossi, ostacolata dalle vicende politiche e dalla spregevolezza del capo della polizia, il barone Scarpia. Tutta l'opera è un inno alla libertà, libertà da Napoleone, dal potere pontificio, dai soprusi di Scarpia, dall'Amore disperato che porta infelicità e rovina.
Tra l'evasione, la tortura, l'assassinio, la fucilazione e il suicidio non c'è molto margine per una riflessione psicologica; accade tutto molto in fretta. Un linguaggio diretto e accattivante dà all'opera il perfetto aggettivo di «dramma» e una scansione rapida, cinematografica. La vena melodica di Puccini ha modo di emergere nei duetti tra Tosca e Mario, nonché nelle tre celebri romanze, una per atto («Recondita armonia», «Vissi d'arte», «E lucean le stelle»), che rallentano in direzione lirica la concitazione della vicenda.
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