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133 chili di abiti usati in soli 12 giorni: così due fratelli di Messina aiutano i bisognosi

Il loro progetto si chiama "Gimago". Alberto e Fabio si propongono di limitare le conseguenze dell'inquinamento scatenato dall'industria dell'abbigliamento e con pochi click

Marcella Ruggeri
Giornalista e conduttrice Tg
  • 21 giugno 2021

Alberto e Fabio Puglisi, i due fratelli ideatori di Gimago

«Appassioniamoci a un nuovo modo di esistere con e per l'ambiente. Basta poco. Abbiamo costruito un luogo virtuale dove ognuno può spendersi per il pianeta e proteggerlo semplicemente acquistando una maglietta di seconda mano da una parte e privandosi dall'altra di un capo che non piace più e sarebbe stato cestinato.

Vorremmo che la gente consideri Gimago un passaggio per cambiare mentalità, per diventare sostenibili con quello che portiamo addosso e renderci utili verso le persone in forte disagio economico che non possono certamente fare shopping. Gimago non è un marchio o luogo, in cui comprare vestiti a basso prezzo ma è uno stile di vita da trasmettere così come si mostra».

Questo è il pensiero all'unisono dei messinesi Alberto e Fabio Puglisi, appena 19 e 15 anni, che intendono ribaltare lo schema della "Fast fashion" ovvero "moda usa e getta" per sensibilizzare i propri coetanei al riutilizzo degli abiti. In soldoni, cedere ciò che resta piegato in un armadio (a volte persino con l'etichetta) a chi ne ha bisogno e salvare il pianeta con un gesto minimo ma rigoroso.
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Lo scorso 5 giugno, nella ricorrenza della Giornata Mondiale dell'Ambiente, è partito il progetto "Gimago" - Madre Natura, firmato da questi due fratelli che si propongono di limitare le conseguenze dell'inquinamento scatenato dall'industria dell'abbigliamento e con pochi click fare beneficenza allo store "Benefit", che smista vestiario gratuitamente servendo le fasce sociali più disagiate.

Il "duo Puglisi" è un po' cresciuto in questo clima di recupero e condivisione del proprio guardaroba perché il negozio per i meno fortunati è una creazione della propria madre Cristina Puglisi Rossitto, Presidente dell'Associazione "Gli Invisibili Onlus". In una sorta di libero scambio o baratto (se volessimo catalogarlo) con altri capi della loro taglia, Alberto e Fabio hanno appreso dal 2017 uno stile di vita che vogliono propagandare ad altri ragazzi con banali accorgimenti.

"I’m back" (sono tornato) è lo slogan dell’iniziativa. Qualunque camicia, pantalone, gonna può "resuscitare" (soprattutto se è in buone condizioni e vuoi disfartene), magari perché ti ha stancato, perché non calza più come vorresti, perché sei dimagrito o sei ingrassato. L’operazione avviene tramite il portale "Gimagodress" che permette di sorreggere "Benefit" con una donazione simbolica di 5 euro, con cui si potrà ordinare nella vetrina virtuale di Gimago uno dei capi presenti.

L'acquirente lo riceverà a domicilio. Prima dell’esposizione, tutti i capi selezionati sono stati controllati qualitativamente. A conti fatti, a distanza di 12 giorni dall'attivazione di Gimago, ben 133 chili di abiti usati sono stati accumulati ed è facile eseguire un calcolo sul benessere apportato all’intero Globo. Con la raccolta di un chilogrammo di abiti usati si riducono: l’emissione CO2 di 3,6 chili; il consumo di acqua di 6000 litri; l’uso di fertilizzanti di 0,3 chili; l’utilizzo di pesticidi di 0,2 chili. «A questo punto ad oggi, abbiamo conquistato 480 chili in meno di CO2, 798.000 litri di acqua consumati in meno, 40 chili di fertilizzanti in meno e 26,6 chili di pesticidi in meno» - registrano contenti i fratelli Puglisi.

Ad avvicinarsi a Gimago è un'utenza di ogni tipo: studenti universitari, donne e uomini di mezza età. “Non c’è stata una molla iniziale che riconduca all’accensione del progetto bensì qualcosa di inconscio che è diventato concretezza una sera come un’altra – sottolinea Alberto -. La logica è smontare un ingranaggio in cui nuovi vestiti vengono prodotti sempre più con tessuti sintetici e smaltirli nell’ambiente ha un impatto di proporzioni notevoli. Noi andiamo al di là del concetto nuovo e vecchio, smaltiamo i capi che vengono acquistati e, dopo poco tempo, abbandonati in un cassetto e facciamo nel nostro piccolo del bene. La raccolta dei capi avviene da Benefit. Occorre solo avere a cuore la causa e fare gruppo per coordinarsi”. Allo stato dell’arte, ci sono dieci Testimonial di “Gimago” compresi i fratelli Puglisi.

L'ultima in ordine di arrivo è un’altra giovanissima, Eliana, che ha manifestato il suo desiderio di occuparsi dell’ambiente e della missione solidale. È sicuramente stimolante vedere una gigantesca aura positiva che alberga in questi ragazzi e che dicono «non serve nulla di particolare per fare tutto ciò». Ragazzi di sani principi con i loro interessi. La famiglia di Alberto e Fabio ha scelto di vivere in campagna a Valdina. I fratelli Puglisi frequentano il liceo scientifico: il maggiore sta conseguendo la maturità dell’ultimo anno, suona il pianoforte da autodidatta e ama la lettura. Fabio ha concluso il primo anno della scuola superiore e ama giocare a scacchi anche con suo fratello. Un altro hobby è la guida simulativa che pratica in tornei con tanti partecipanti.

Secondo Cristina Puglisi Rossitto, “Gimago” è la naturale evoluzione di “Benefit”. «Negli ultimi mesi, c'è stato un enorme incremento del numero di famiglie in difficoltà economica -attesta la Presidente dell’Associazione - ed avere la possibilità di poter esibire online i capi di abbigliamento di Benefit consentirà di risparmiare anche a chi ha pudore di parlare”. “Con Gimago – continua - raggiungeremo molti più soggetti e ogni singola donazione smorzerà le spese di gestione di Benefit. Si alimenterà lo store della solidarietà che potrà rifornire tutti gli individui (circa 4mila l’anno) seguiti da Invisibili Onlus. Aumentando la fruizione di vestiti "I'm back", si potranno ritirare molte più donazioni e sottrarre i capi al ciclo di distruzione dei rifiuti tessili».

Oggi lo store gratuito, nato in un piccolo locale di 70 mq, è ospitato in circa 400 mq al centro città (viale San Martino, vicino alla piscina comunale) ed è un punto di riferimento non solo per i soggetti economicamente fragili ma anche per tanti propensi a fare del bene. La merce esposta è frutto di donazioni di generosi cittadini e i capi immagazzinati sono oltre 50mila.

Gestire lo store, fatto solo da volontari, ha un costo esorbitante tra affitto, bollette e altre spese, di cui è la Onlus a prendersi carico. Gimago si incardina in una ricetta di sostenibilità affinché “Benefit” possa autofinanziarsi, senza soffocare il proprio servizio alle famiglie in forte precarietà sociale, lo smaltimento dei capi all’abitudine al riutilizzo e alla tutela ambientale. Per i due artefici, ogni capo “I’m back” di Gimago deve esprimere l’identità di chi lo sceglie e, durante la preferenza, l’utente potrà indicare l’etichetta del “Gimago-Pensiero” che verrà cucita sul capo scelto.

Una personalizzazione con due frasi: “Be the change” urla la voglia di cambiamento in maniera decisa e morbida e “Fuck pollution” esterna collera per un male che sta sterminando l’Universo. Le stesse scritte costituiscono il brand che Fabio e Alberto hanno ideato per delle magliette bianche o nere, acquistabili su Gimagodress per contribuire al progetto.
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