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A Gibellina si intrecciano memoria e utopia: una "guida" ai segreti del percorso d'arte

L'ultimo lavoro della docente di Storia dell'arte contemporanea Cristina Costanzo svela questo luogo e le opere disseminate dagli artisti, che raccontano la storia del territorio

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 30 giugno 2022

L'opera "Meeting" di Pietro Consagra a Gibellina

Il corpus di studi su quello straordinario laboratorio socio-culturale en plein air che è Gibellina, si arricchisce dell’ultima fatica "letteraria" di Cristina Costanzo, docente di Storia dell’arte contemporanea presso l’ateneo palermitano. Edito da Marsilio, "Gibellina. Memoria e utopia".

Un percorso d’Arte ambientale (pp. 214, 60 immagini, 21.00 euro), si presenta come la più esaustiva campagna di rilevamento storico-critica del territorio di Gibellina nuova relativamente all’arte pubblica declinata sotto forma stilistica di Arte ambientale e Land Art, Street art e site specific, divenendo di fatto a poche settimane dalla sua uscita, un prezioso contributo scientifico inderogabile per curiosi e studiosi e soprattutto per gli artisti che continuano ad oltre mezzo secolo dalla tragedia tellurica del 15 gennaio 1968, ad interessarsi con estrema generosità a questo pezzo di territorio italiano, privo di passato (cancellato dal terremoto), ma interamente votato all’arte contemporanea “scultorea” proiettata scientemente al futuro.
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L’autrice, attraverso il rigore metodologico che ne contraddistingue la ricerca tout court sul contemporaneo, costruisce una narrazione piacevole e scorrevole con rara e puntuale capacità evocativa, punteggiando ogni capitolo di preziose note a supporto di ulteriori approfondimenti per il lettore, e al contempo coordinate oggettive della narrazione esse stesse.

Scorrono allora uno dopo l’altro i tre capitoli: Terrae Motus, Burri o i ruderi, A cielo aperto o Gibellina nuova, a cui si aggiungono in chiusura tra i rinnovati apparati le singole schede delle 65 opere censite e analizzate corredate da apposita mappa tematica, e le diverse biografie sintetiche di ogni artista.

Unica realtà nel territorio nazionale ad aver coraggiosamente intessuto con artisti e architetti un perenne dialogo di confronto che ancora oggi ne anima potentemente l’immagine della città nel mondo, Gibellina, ultima delle città italiane di neo-fondazione si candida a icona positiva del Belìce e come suggerisce l’autrice, lo fa con slancio e voglia di costruire valore sociale proprio nella pienezza comunicativa dell’arte.

«A Gibellina – scrive la Costanzo – infatti rovine e arti visive, distruzione e cultura si incontrano per dare vita a un processo, in cui memoria e utopia si intrecciano». La lettura del testo, che ha al suo interno un rinnovato apparato di fotografie a firma tra gli altri di: Maurizio Galimberti, Carla Sutera Sardo, Iole Carollo e Massimo Siragusa, appare nella sua linearità convincente per ritmo, taglio e contenuti, divenendo altresì fonte di nuovi spunti per il lettore attento.

Una sorta di guida al luogo e a quei segreti disseminati dagli artisti che questo nuovo contributo scientifico, accuratamente collazionato da Cristina Costanzo negli ultimi due anni di surrealtà tra pandemia e guerra, pone proprio al centro della narrazione coerente della storia e del territorio trapanese.

Né il primo né l’ultimo contributo al tema "Gibellina", bensì una narrazione scientifica e ponderata, innovativa e ben strutturata, piacevolmente da riscoprire in termini di preziose radici comuni, pagina dopo pagina.
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