SCUOLA E UNIVERSITÀ
A Palermo studenti e prof rompono il silenzio per Paolo: "Resta una ferita aperta"
A dar voce allo sgomento di ciò che è successo e continua a succedere in città sono stati i licei di Palermo questa mattina: le parole degli studenti durante il flash mob

Flash mob del liceo classico Vittorio Emanuele II e Regina Margherita di Palermo
Questa mattina Palermo si è svegliata con una ferita che non si rimargina: alle 10.00 è previsto il funerale alla Cattedrale di Paolo Taormina, il 21enne che domenica notte è stato freddato da un colpo di pistola per sedare una rissa. Ma la città è fin troppo stanca e non resta in silenzio. A dar voce allo sgomento e alla paura di ciò che è successo e continua a succedere in città, soprattutto con l'avvento del nuovo piano di sicurezza sono stati i licei di Palermo Vittorio Emanuele II e Regina Margherita. I suoi studenti e professori si sono riuniti con un flash mob proprio in Cattedrale per dire basta.
Nell'arco di poco tempo la piazza è stata travolta da striscioni e momenti di riflessioni partiti proprio dai ragazzi che non si sentono più al sicuro in città, ma che si interrogano costantemente su come venirne a capo.
«Noi ci troviamo in una scuola che è il luogo principale e di confronto - il flash mob inizia con le parole di Carla Minaudo, studentessa del Regina Margherita -. Per noi è importante dire che la risposta non è la repressione, non è la città piena di polizia o una città che controlla. Bisogna costruire la comunità e avere così una città piena di bellezza. Paolo era un giovane che non conosceva il suo assassino, eppure ha incontrato la sua violenza.
È un gesto assurdo che lacera una comunità intera. Davanti a una tragedia come questa le parole sembrano sempre inadeguate, ma è proprio con le parole che dobbiamo dare un senso. Perché la morte di Paolo non può restare solo un fatto di cronaca, deve diventare una domanda aperta, una ferita che ci costringe a guardare la realtà che ci circonda. Viviamo in un contesto in cui molti giovani si sentono smarriti, soli, invisibili - continua Carla -.
Viviamo in un tempo in cui la rabbia si trasforma in gesti estremi. Ma dietro ogni gesto cieco, c'è un vuoto di ascolto, di empatia. E quel vuoto se non lo colmiamo insieme, continuerà a generare dolore. Ricordare Paolo significa rifiutare l'indifferenza, scegliere la responsabilità, l'impegno e la cura reciproca. Ogni vita ha un valore inviolabile e la risposta alla violenza non può essere la rassegnazione, ma la costruzione paziente di un mondo più umano.
Tutti noi dobbiamo saper offrire spazi di ascolto e di accoglienza perché il disagio non diventi silenzio. Che da questa perdita nasca almeno la forza di cambiare ciò che non va, di educarci alla pace, al rispetto. Oggi lo ricordiamo con dolore, ma anche come una promessa: che il suo nome non verrà dimenticato e che da questa ferita nascerà un futuro diverso».
Un discorso estremamente intenso che nasce da un sentimento condiviso di chi non si rassegna e spera che qualcosa cambi e che non si dimentichi. È il dolore di giovani che non sentono più di appartenere alla città, ma che non si arrendono, nonostante qualcosa inevitabilmente si sia rotto.
E come gesto di vicinanza al giovane ucciso in via Spinuzza, come ulteriore tangibile segno di partecipazione, tutti gli esercizi commerciali della città sono stati invitati a una simbolica astensione dalle attività dalle ore 10.30 alle 10.40.
E ancora la comunità portuale e i sindacati di categoria Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, si stringono attorno ai familiari di Paolo Taormina, il giovane ucciso in via Spinuzza sabato notte, nel giorno dei suoi funerali. Il 16 ottobre, in concomitanza con le esequie in Cattedrale, si fermeranno tutte le attività in corso al porto di Palermo e le navi ormeggiate effettueranno un "triplice fischio di sirena", tradizionale segno marittimo di cordoglio e partecipazione in memoria della precoce e ingiusta scomparsa del giovane.
È una giornata che Palermo non dimenticherà.
Nell'arco di poco tempo la piazza è stata travolta da striscioni e momenti di riflessioni partiti proprio dai ragazzi che non si sentono più al sicuro in città, ma che si interrogano costantemente su come venirne a capo.
«Noi ci troviamo in una scuola che è il luogo principale e di confronto - il flash mob inizia con le parole di Carla Minaudo, studentessa del Regina Margherita -. Per noi è importante dire che la risposta non è la repressione, non è la città piena di polizia o una città che controlla. Bisogna costruire la comunità e avere così una città piena di bellezza. Paolo era un giovane che non conosceva il suo assassino, eppure ha incontrato la sua violenza.
È un gesto assurdo che lacera una comunità intera. Davanti a una tragedia come questa le parole sembrano sempre inadeguate, ma è proprio con le parole che dobbiamo dare un senso. Perché la morte di Paolo non può restare solo un fatto di cronaca, deve diventare una domanda aperta, una ferita che ci costringe a guardare la realtà che ci circonda. Viviamo in un contesto in cui molti giovani si sentono smarriti, soli, invisibili - continua Carla -.
Viviamo in un tempo in cui la rabbia si trasforma in gesti estremi. Ma dietro ogni gesto cieco, c'è un vuoto di ascolto, di empatia. E quel vuoto se non lo colmiamo insieme, continuerà a generare dolore. Ricordare Paolo significa rifiutare l'indifferenza, scegliere la responsabilità, l'impegno e la cura reciproca. Ogni vita ha un valore inviolabile e la risposta alla violenza non può essere la rassegnazione, ma la costruzione paziente di un mondo più umano.
Tutti noi dobbiamo saper offrire spazi di ascolto e di accoglienza perché il disagio non diventi silenzio. Che da questa perdita nasca almeno la forza di cambiare ciò che non va, di educarci alla pace, al rispetto. Oggi lo ricordiamo con dolore, ma anche come una promessa: che il suo nome non verrà dimenticato e che da questa ferita nascerà un futuro diverso».
Un discorso estremamente intenso che nasce da un sentimento condiviso di chi non si rassegna e spera che qualcosa cambi e che non si dimentichi. È il dolore di giovani che non sentono più di appartenere alla città, ma che non si arrendono, nonostante qualcosa inevitabilmente si sia rotto.
E come gesto di vicinanza al giovane ucciso in via Spinuzza, come ulteriore tangibile segno di partecipazione, tutti gli esercizi commerciali della città sono stati invitati a una simbolica astensione dalle attività dalle ore 10.30 alle 10.40.
E ancora la comunità portuale e i sindacati di categoria Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, si stringono attorno ai familiari di Paolo Taormina, il giovane ucciso in via Spinuzza sabato notte, nel giorno dei suoi funerali. Il 16 ottobre, in concomitanza con le esequie in Cattedrale, si fermeranno tutte le attività in corso al porto di Palermo e le navi ormeggiate effettueranno un "triplice fischio di sirena", tradizionale segno marittimo di cordoglio e partecipazione in memoria della precoce e ingiusta scomparsa del giovane.
È una giornata che Palermo non dimenticherà.
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