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Accanto a lui riposa il primo Santo nero: storia e curiosità dell'albero più antico di Palermo

Dalla sua nascita al suo aspetto strano, sono tante le curiosità che girano intorno a questo esemplare storico di cipresso, visibile anche a distanza, da via Oreto Nuova

  • 3 marzo 2021

Il cipresso di San Benedetto il Moro a Palermo

Sono le sentinelle, ferme e silenti, che osservano dall’alto secoli di storia e vita vissuta. Stiamo parlando degli alberi secolari presenti in ogni luogo e che custodiscono, spesso, storie e leggende particolari.

A Palermo l’albero censito come il “più antico” si trova sul monte Grifone ed è il cipresso di San Benedetto il Moro.

Sorge nei pressi del cimitero di Santa Maria di Gesù, dove riposano, nella chiesa, le spoglie del primo santo nero eletto dal Senato di Palermo nel 1652 tra i santi patroni della città e, canonizzato dopo un lunghissimo processo, nel 1807.

Secondo dati verificati anche scientificamente grazie alla tecnica del dendrocronografo il cipresso di San Benedetto, detto il “santo con il bastone” (fra un po’ scopriremo perché) avrebbe 444 anni e sarebbe nato da un evento prodigioso operato proprio dal Santo.

Si racconta, infatti, che quello fosse stato il luogo scelto per il suo eremitaggio, fino alla morte.
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In un preciso punto l’eremita originario di San Fratello, nel Messinese, si concentrava in preghiera e, al momento di rialzarsi, soleva appoggiarsi ad un bastone che, prodigiosamente, un giorno diede vita al cipresso.

Non sarebbe nato, dunque, secondo fisiologia botanica (nasce da seme il cipresso e neanche da talea) e da allora presidia dall’alto la città, mantenendo una chioma anche particolare.

Le ipotesi iniziali sulla sua “anzianità” - considerando che la morte di San Benedetto risale al 1589 - indicavano già 400 anni di età - come ha riportato decenni fa nel libro “Arborea” il giornalista e appassionato di botanica Mario Pintagro.

Ma è stato solo con il prelievo di una "carota" dalla sua base che si è potuto, con certezza qualche anno dopo, individuarne la datazione.

Dicevamo che anche il suo aspetto riserva delle curiosità. A guardarlo bene, infatti, sembra essere monco sulla cima, quasi fosse stata mozzata di proposito.

Secondo alcune testimonianze del frati del monastero sarebbe stato un fulmine, colpendo la cima, a generare questa anomalia che ancor più caratterizza il cipresso chiamato di San Benedetto il Moro.

L’esemplare storico è visibile a distanza, già da via Oreto Nuova, poiché si trova adagiato su un poggiolo a circa 200 metri di altezza.

Della sua presenza vi sono anche testimonianze artistiche risalenti al ‘700 e ‘800 grazie alle litografie di W. H. Bartlett.

Si ritiene che altri alberi altrettanto longevi, decennio più decennio meno, siano presenti in esemplari di ulivo, nella piana di Ciaculli ma - come spesso accade per questo genere di piante, come nel caso dell'ulivo millenario della Favorita - è difficile, per la loro morfologia e costituzione, operare il carotaggio che fugherebbe ogni dubbio.

In omaggio al "bastone di San Benedetto" ogni anno, la seconda domenica di Pasqua, si svolgono dei pellegrinaggi che coinvolgono i devoti del santo ma anche appassionati di botanica o semplici curiosi.

La data scelta è questa per ricordare l’ultimo passaggio di San Benedetto, avvenuto il 4 aprile 1589, martedì di Pasqua.

Si racconta che, quel giorno, prima di ricevere l’Eucaristia, chiese perdo­no a tutti e a ciascuno dei confratelli e si spense serenamente in quel silenzio che tanto aveva amato durante la sua vita.

Per vedere da vicino l’albero più antico della città, ricco di storia, basta fare una breve camminata lungo una comoda stradina a gradoni, alberata, che comincia alla sinistra del convento di Santa Maria di Gesù.
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