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Acqua e lava nel nuovo cammino di Sicilia: "Fabaria", a piedi per 300 km di bellezza violata

Un tragitto tra sentieri, trazzere e strade deserte che integrano la mobilità dolce del treno. La nuova via, da Agrigento a Catania, attraversa 5 province e 20 comuni

Balarm
La redazione
  • 16 ottobre 2022

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Si chiama "la via dell'acqua e della lava" perchè, nei suoi 300 km di "bellezza violata", si attraversano le spiagge del Mediterraneo, nella costa sud della Sicilia, e si arriva fino alle pendici della Muntagna: l'Etna.

C'è un nuovo cammino in Sicilia pronto a far sognare gli amanti del pellegrinaggio e creato da tre ragazzi: Irene Marraffa, insieme a Davide Comunale e Salvatore Balsamo.

Parliamo della Via Francigena "Fabaria", scoperta o meglio recuperata dall'associazione "Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia" attraverso la pubblicazione di una guida (Terre di Mezzo editore) e del video che vi proponiamo.

La nuova strada - che sarà ufficialmente aperta nel 2023 - attraversa 5 province (Agrigento, Caltanissetta, Ragusa, Siracusa e Catania) e 20 comuni e collega l’antica Girgenti, cioè Agrigento, con Catania e l’alta valle del Simeto.

Un tragitto che attraversa la parte orientale della Sicilia tra sentieri, trazzere e strade poco trafficate in cui si integra perfettamente anche la mobilità dolce del treno, e che unisce strade di epoche diverse, regalando a tutti coloro che si metteranno in cammino paesaggi diversi e assaggi di storia.
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Dalla via selinuntina, riportata negli itinerari romani del III secolo d.C., che da Agrigentum procedeva spedita verso il porto di Terranova, l’odierna Gela, alla via normanna che collegava la costa con l’interno fino a Lentini, in provincia di Siracusa.

Lungo i 300 km ci sono poi diverse varianti che si possono percorrere.

C'è la variante di costa, che collega i punti delle stationes di sosta romane come Dedalio, Palma di Montechiaro, e Plintis, Licata, e una variante di monte che passa per i castelli di Naro, Ravanusa e Butera, la ribelle, per arriva a Gela, punto di incrocio verso l’interno.

Si passa poi da Niscemi, nell’alto della piana geloa e poi a Caltagirone, terra delle famose ceramiche per poi superare Grammichele, Mineo e Militello, giungendo alla bizantina Leontini e quindi a Catania, oltre il Simeto.

E poi ancora, si incrociano altre varianti, in direzione dei monti Iblei e le città barocche di Ragusa Ibla e Modica e verso Siracusa.

La via continua il suo andare seguendo il corso del Simeto, lungo il versante occidentale dell’Etna. I castelli normanni di Paternò, Santa Maria di Licodia, Adrano e Bronte proteggono il percorso del pellegrino che ha il suo termine in un incrocio viario che ieri come oggi, ci porta all’ombra dell’abbazia di Santa Maria di Maniace, al suo portale altomedievale.

Un viaggio di 300 km e 14 giorni dalle spiagge del Mediterraneo fino alle pendici dell’Etna che veglia ed incanta il viandante.
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