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Addio alle case sullo Stretto, la rabbia per i 443 espropri: cinque ostacoli per il Ponte

Nonostante l'ok del Cipess, la strada per l'avvio dei lavori è ancora lunga. Tra gli scogli da superare i ricorsi e la ricollocazione dei proprietari delle abitazioni

Luca La Mantia
Giornalista
  • 8 agosto 2025

Il progetto del Ponte sullo Stretto

La strada per l'avvio dei lavori per il Ponte sullo Stretto è ancora lunga e incerta. L'approvazione del progetto definitivo ad opera del Cipess è stata la tappa più importante mai raggiunta in oltre 50 anni, cioè da quando si discute e si litiga sull'eventualità di realizzare questa grande infrastruttura.

Ma anche adesso che sembra tutto pronto per la posa della prima pietra, in realtà ci sono ancora almeno cinque ostacoli che il governo dovrà superare per l'apertura dei cantieri. E non sono dettagli.

1. Il nodo degli espropri
Sugli espropri si è pronunciato lo stesso Matteo Salvini. Intervenendo ai microfoni di Non Stop News su Rtl 102.5, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha detto che «saranno circa 400 gli espropri su entrambe le sponde e saranno indennizzati, come la legge prevede, per tempo. Quando si fa una grande opera gli espropri ci sono ovunque».

Poi la precisazione: «Anzi, saranno indennizzati anche con una quota maggiore rispetto all'usuale, quindi penso che tutti avranno soddisfazione». In realtà, gli espropriandi, ovvero i titolari dei terreni sui quali sorgeranno le strutture del ponte o su cui passeranno le opere di viabilità secondaria, sono sul piede di guerra.

Complessivamente sono 443 le abitazioni da demolire di cui 291 nel versante siciliano e 152 lungo la costa calabrese. Otto i comuni coinvolti sul versante calabrese e 6 su quello siciliano. Solo a Villa san Giovanni è previsto l’abbattimento di 150 edifici, 250 a Torre Faro (Messina).

La rabbia dei proprietari che dovranno rinunciare alla casa cresce giorno dopo giorno. Dicono di non essere mai stati contattati direttamente dalla Società Stretto di Messina e che saranno gli unici a pagare per la realizzazione dell'opera. Lo Stato, dal canto suo, può fare valere la clausola di pubblica utilità.

«Capisco lo stato d'animo di chi deve abbandonare la propria casa, so che l'imponenza e la rilevanza dell'opera non basteranno a convincerli a lasciare di buon grado luoghi dove sono nati e vissuti finora - ha detto il sindaco di Messina Federico Basile in una intervista al Secolo d'Italia -. Da amministratore mi aspetta tanto lavoro da fare, anche di vigilanza. Ecco perché il tempo dei brindisi lo vedo ancora parecchio lontano».

Le somme accantonate per gli espropri ammontano a circa trecento milioni di euro. Ma ci sarà da considerare anche il tema delle prime case, cioè il 60 per cento di quelle che saranno espropriate in Sicilia e un terzo di quelle che lo Stato acquisirà in Calabria.

In questi casi i proprietari oltre a godere della maggiorazione del 15%, avrebbero riconosciuta anche un'indennità aggiuntiva di ricollocazione abitativa, fino a un importo massimo di 40.000 euro, come ha spiegato lo stesso Salvini. E bisognerà tenere conto anche dell'eventuale acquisto di arredi e di tutte le spese per la ricollocazione abitativa.

2. I ricorsi giudiziari
I ricorsi certamente arriveranno dagli stessi proprietari delle case da espropriare. Ma non saranno certo gli unici, dal momento che da tempo operano sullo Stretto associazioni ambientaliste e comitati «no ponte» impegnati da tempo nelle battaglie contro la realizzazione dell'opera.

Dopo l'ok del Cipess, il primo ad agire è stato il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli che ha presentato ricorso contro la delibera del Comitato interministeriale. Secco no anche da Patto per il Nord, guidato dall’ex parlamentare della Lega Paolo Grimoldi.

Nella sua pagina ufficiale ha lanciato una petizione (clicca qui) in cui si chiede di firmare contro il Ponte sullo Stretto, definita «la più grande rapina politica di un ministro del Nord ai danni dei contribuenti del Nord».

Sul piede di guerra anche Greenpeace, Lipu, Legambiente e Wwf Italia, per non parlare dell'associazione cittadina siciliana "Invece del ponte" o del comitato noponte "Capo Peloro".

3. Il parere della Corte dei Conti
Sul progetto definitivo dovrà intervenire anche la Corte dei Conti. Come? I magistrati dovranno accertare che gli atti del progetto siano legittimi, cioè conformi alle leggi e ai regolamenti. E dovranno verificare anche la regolarità delle procedure amministrative e contabili. Si prevede che queste operazioni inizino entro due mesi.

4. Le incertezze del progetto esecutivo
La stesura del progetto esecutivo inizierà contemporaneamente alle opere propedeutiche e impegnerà circa due anni. In particolare dovrà recepire le osservazioni e le implementazioni tecniche chieste dalla commissione di Valutazione di impatto ambientale che ha raccomandato 62 nuove prescrizioni, pur avendo dato il suo ok.

5. Il ruolo della Commissione europea
Sul progetto per il Ponte sullo Stretto anche Bruxelles sarà chiamata a intervenire: l'11 giugno, infatti, ha ricevuto la documentazione dall'Italia nel quadro della direttiva habitat, che tutela la biodiversità nei siti d'interesse Ue, «e valuterà a tempo debito se e come reagire», come ha riferito un portavoce dell'esecutivo Ue.
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