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Anche la Sicilia ha la sua "Reggia": un tour dalla dimora dei Re fino all'antica stazione

Il viaggio prosegue verso un luogo incantevole dove è possibile passeggiare attraverso una riserva naturale, visitare la Real Casina di Caccia e scoprire un’antica stazione

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 18 agosto 2022

La Real Casina di caccia di Ficuzza, interna alla Riserva Naturale Orientata (Palermo)

Abbiamo lasciato le montagne, siamo scesi sul mare e abbiamo viaggiato verso l’enclave di Monreale; siamo diretti a Ficuzza.

Luogo incantevole dove è possibile passeggiare attraverso una riserva naturale, visitare la Real Casina di Caccia, scoprire un’antica stazione. Abbiamo attraversato distese dorate di grano, “scollinando “ ai piedi dell’imponente Rocca Busambra, massiccio calcareo di quasi 2000 metri, arrivando a Ficuzza a pochi km da Corleone.

Il nome deriverebbe dalla quantità di fichi selvatici presenti tra la flora del bosco. Un Obelisco accoglie i visitatori, sulla base è inciso “ Regias Aedes “, la dimora del Re.

Il confronto fra le colline arse dal sole dove la temperatura era di 44 gradi e i quasi 10 gradi in meno indica quanto questo luogo sia particolare, tanto da essere considerato ai primi del 900 una stazione climatica montana.

Percorso un piccolo tragitto boschivo, si arriva a uno straordinario prato all’inglese, che fa da tappeto a questa imponente costruzione neoclassica che ricorda la Reggia di Caserta.
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Fu fatta costruire da Ferdinando III di Sicilia, che nel 1798 decise di lasciare i tumulti di Napoli e salpare con la famiglia, sul Vanguard dell’Ammiraglio Nelson, in direzione di Palermo. Il Re si fermò in Sicilia per quasi tre anni dove oltre che impegnarsi per riconquistare il Regno di Napoli, si dilettò nell'attività preferita dalla nobiltà, la caccia.

Fu così che acquistò dal clero diversi feudi che riunì costruendovi la sua dimora estiva. La Riserva naturale comprende Ficuzza, Rocca Busambra, il Cappelliere e Gorgo del Drago.

La Real Casina di Caccia, è una reggia con numerose stanze vistabili, oggi completamente spoglie a causa delle numerose razzie avvenute durante varie guerre, che la videro come luogo di stanziamento per eserciti e comandi. Attraversando le stanze si ha comunque un’idea di come si svolgesse la vacanza estiva della famiglia reale e degli ospiti.

Nell’edificio si trova anche un museo naturalistico con animali imbalsamati. Abbiamo detto che l’hobby preferito del Re era la caccia, passione che si svolgeva in un modo particolare.

Leggendo alcuni volumi messi a disposizione dal collezionista e antiquario Pino Misseri, si dice che il Re sedeva su una roccia scavata nel bosco, (chiamata il trono del Re) mentre «battitori, veltri e guardiani spingevano le prede verso la sua postazione».

Anche gli ospiti erano accomodati su poltrone rivestite di velluto in attesa dell’arrivo della cacciagione. Si legge inoltre, che il Re si rallegrava con se stesso alla fine di ogni battuta di caccia "per il copioso numero di prede abbattute". Queste poi venivano portate nei sotterranei della Reggia, dove erano sottoposte a un processo di conservazione.

Ne "I Borbone in Sicilia", si legge, che erano scuoiati, eviscerati e appesi in alto per far colare il sangue, poi immersi in vasche dove scorreva l’acqua della Rocca Busambra.

Dopo essere state completamente ripulite, erano messe in una stanza riempita di neve, proveniente dalla stessa Rocca, creando così una cella frigorifera che assicurava la conservazione della carne per diversi mesi. Riguardo al "trono del Re" c'è da dire che alcuni archeologi hanno rivenuto alcuni resti di un antico luogo di culto Sicano.

Prima di ritornare al meraviglioso parco, osservo il pulpito, provando a immaginare questa singolare battuta di caccia, piuttosto "comoda" e senza scampo per la fauna del posto. Tra i vari eventi che si tenevano nella dimora estiva, vi era per il giorno di San Isidoro: nella piazza della reggia veniva allestito un mercato, dove si vendevano preziosi finimenti, cani da caccia, mobili, gioielli, stoffe e tante prelibatezze.

Lasciamo la Real Casa e prendendo una stradina secondaria ci dirigiamo in un altro posto particolare: L’antica Stazione ferroviaria a scartamento ridotto oggi diventata un caratteristico ristorante.

La realizzazione di questa linea fu affidata in sub appalto a un imprenditore inglese Robert Trewhella. I lavori durarono circa due anni e finirono nel 1886, quando “The Sicilian Railways Company Limited of London” iniziò, il sevizio Palermo-Corleone-San Carlo; in un secondo momento la tratta fu allungata fino a Burgo.

La Stazione di Palermo era San Erasmo, sul fiume Oreto e il viaggio durava 6 ore, accorciato a 3, quando le sbuffanti locomotive di fabbricazione inglese furono sostituite da vetture diesel.

La ferrovia rimase in funzione fino al 1959. Il luogo ricettivo creato all’interno della vecchia Stazione, sembra un piccolo museo, sono stati conservati i biglietti originali, i berretti dei capistazione, oggetti e bellissime e foto, che ritraggono la strada ferrata, le locomotive, i viaggiatori.

Gli stessi ambienti ricordano l’ingresso della stazione e la sala d’aspetto. Era importante una ferrovia in questi paesi interni della Sicilia, era un collegamento, seppur lento, con altri luoghi e soprattutto con Palermo. Il treno oltre che consentire il trasporto di merci favorendo l’economia locale, rendeva meno soli e isolati i paesi dell’entroterra.

Guardando la cartina seguo il tragitto (alcuni luoghi non esistono più), il treno attraversava il ponte di ferro sul fiume Oreto, da dove si vedeva la conca d'oro e il meraviglioso golfo di Palermo, per poi salire verso Acqua dei Corsari. Da lì per Misilmeri, poi fino a Godrano passando sotto Rocca Busambra fino al bosco della Ficuzza.

Il treno poi risaliva verso Corleone, proseguendo poi il suo viaggio fino a destinazione. Trovarmi oggi qui ha un significato particolare, è il mio compleanno, ed ho scelto una Reggia e una Stazione, dove festeggiarlo. La prima per rendere onore alla mia vita, la seconda, lo dice lo stesso termine, per fermarmi “stazionare” e riflettere prima di proseguire il "viaggio”.
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