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Anche se non si può sentire, il cane da oggi "si scende": lo dice l'Accademia della Crusca

Le chiavi che si scendono e le cose che si escono dal frigo: i grammar-nazi dovranno accettare di buon grado le ultime prese di posizione dell’Accademia della Crusca

  • 28 gennaio 2019

I siciliani avevano ragione, si può dire "scendi il cane": lo dice l’Accademia della Crusca. I verbi entrare, uscire, salire e scendere sono diventati transitivi a fuori di popolo (siciliano).

L’uso transitivo di questo quartetto di verbi di movimento è da sempre motivo di un’accesa incomprensione tra nord e sud.

Quello che in Lombardia correttamente si dice “porta fuori il cane”, ad esempio per fare una passeggiata, in Sicilia regolarmente diventa “scendi il cane”.

Ebbene, nonostante le svariate critiche nordiche circa l’uso transitivo di verbi come salire/scendere o entrare/uscire questa “sicilianata grammaticale” è ormai benvista ed accettata dall’Accademia della Crusca, che ha affermato infatti che "l'uso di questi verbi in forma transitiva sarebbe economicamente vantaggioso".

Questo quanto si legge sul sito ufficiale della Crusca su questa annosa querelle, a firma di Vittorio Coletti:
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"Si tratta di una costruzione nata, probabilmente, dall’assorbimento nel verbo semplice del composto causativo fare + sedere, una procedura sintetica che riguarda da tempo anche altri verbi di moto come salire e scendere ma anche uscire e persino, al sud, entrare, che in molti italiani regionali (non solo meridionali) ammettono, specie all’imperativo, il complemento oggetto (sali/scendi il bambino dalla nonna, esci il cane).”

Lo stesso vale, a parere dell’Accademica della Crusca, per espressioni come "siedi il bambino, entra i cuscini, sali le chiavi, esci la carne dal frigo".

Tutti modi di dire che, soprattutto qui a Palermo, rientrano nel normale uso colloquiale quotidiano, e per i quali i tanti siciliani al Nord si sono visti fare tante “facce storte”.

Una rivincita bella e buona per il dialetto siciliano, che probabilmente (almeno su questo) c’ha visto lungo.

"Diciamo insomma che sedere, come altri verbi di moto, ammette in usi regionali e popolari sempre più estesi anche l’oggetto diretto e che in questa costruzione ha una sua efficacia e sinteticità espressiva che può indurre a sorvolare sui suoi limiti grammaticali".
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