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Andare al lido non è per tutti: perché (anche in Sicilia) un posto in spiaggia costa di più

Nell'Isola tariffe aumentate del 6% e stabilimenti balneari pieni solo la domenica. La polemica dell'estate non si ferma. Le ragioni dei consumatori e quelle dei gestori

Luca La Mantia
Giornalista
  • 12 agosto 2025

Polemica sui prezzi dei lidi balneari, rincari anche in Sicilia

La polemica sui lidi deserti e sui prezzi alle stelle arriva anche in Sicilia. Se le associazioni dei consumatori accusano gli stabilimenti di aver alzato le tariffe in modo sconsiderato, i balneari si difendono dicendo che nell'Isola i prezzi sono tra i più bassi d'Italia e che i rincari sono legati all'incremento del costo della vita.

Dove sta la verità? Una fotografia dello stato delle cose è arrivata nelle scorse settimane da Federconsumatori Sicilia che ha rilevato i prezzi nelle province di Palermo, Catania e Trapani. Dall'analisi è emerso che, pur restando relativamente bassi, i prezzi di tutti i servizi balneari in Sicilia sono in crescita rispetto al 2024.

Nel dettaglio, si evince che gli aumenti sono del 4% per l’ombrellone, del 3% per la sdraio, del 10% il lettino, dell'11% l’abbonamento giornaliero, del 5% quello mensile, del 3% quello stagionale e del 4% per un’ora in pedalò o sup. Complessivamente i rincari si aggirano attorno al 6%.

Una crescita percentuale che, secondo Federconsumatori, non solo è superiore all’inflazione, ma è anche la più alta d'Italia. Il dato di ogni singola voce di spesa mette in luce un altro aspetto: ad aumentare di più sono i prezzi di lettini e tariffe giornaliere. Il costo degli abbonamenti mensili e stagionali, invece, cresce meno.

Come ha commentato il presidente di Federconsumatori Sicilia, Alfio La Rosa, i numeri vanno interpretati e suggeriscono un'amara verità: nell'Isola solo i più facoltosi possono permettersi una giornata in un lido, mentre i turisti che lo fanno restano in Sicilia appena per pochi giorni. Un turismo mordi e fuggi a cui i gestori degli stabilimenti balneari si sono adeguati.

Da giorni la polemica tiene banco in tutta Italia e anche in Parlamento. Da una parte le associazioni dei balneari contestano gli attacchi sugli aumenti delle tariffe, motivando il calo delle presenze con la crisi economica. Dall'altro invece Codacons e Assoutenti ritengono che la fuga dai lidi è causata solo dai rincari.

Secondo Assoutenti «dal Covid in poi i prezzi praticati dai lidi italiani per i servizi offerti ai bagnanti sono saliti costantemente, al punto che per trascorrere una giornata in spiaggia affittando un ombrellone e due lettini la spesa media supera oramai i 32 euro», commenta il presidente Gabriele Melluso.

I casi estremi arriverebbero da Puglia e Sardegna con prezzi che, come ha svelato lo stesso Melluso «arrivano a 90 euro a Gallipoli e toccano i 120 euro in alcune località della Sardegna».

Per non parlare del fatto che ad aumentare sono stati anche i prezzi di consumazioni e servizi accessori come parcheggi, bevande, gelati, snack, noleggio pedalò. «I rialzi sono una scelta folle di cui ora gli operatori si ritrovano a pagare il prezzo», aggiunge Melluso.

Nel cuore della polemica, non si è fatta attendere la risposta dei gestori dei lidi siciliani. «Il costo medio per due lettini e un ombrellone si attesta a circa 25 euro, ben al di sotto della media nazionale», commenta Alessandro Cilano, presidente di Fiba Confesercenti Sicilia, secondo cui l'aumento è causato «dalla spinta dell'inflazione».

Una tesi sostenuta anche da Massimo Rallo, coordinatore provinciale Fiba Confesercenti Trapani: «Dietro ogni stabilimento balneare - spiega - ci sono famiglie e lavoratori che affrontano spese crescenti: energia elettrica aumentata in media del 35% negli ultimi due anni, forniture alimentari e bevande cresciute di oltre il 20%, costi per manutenzioni e adempimenti di sicurezza che, per un lido medio, superano i 15.000 euro a stagione».

A influenzare il listino prezzi ci sarebbe anche l'incertezza normativa sulla direttiva Bolkestein che riguarda il futuro delle concessioni. «Un'incertezza - dicono sia Cilano che Rallo - che obbliga gli imprenditori a pianificare investimenti e rinnovi con prudenza, incidendo sulle strategie aziendali e sulla gestione economica».

Nel dibattito, nei giorni scorsi, era intervenuta anche Cna Balneari Sicilia, secondo cui «la nostra regione si conferma, ancora una volta, tra le più accessibili d'Italia per quanto riguarda i costi legati al comparto balneare», hanno commentato il presidente e il coordinatore Mario Fazio e Gianpaolo Miceli.

«I servizi di fruizione del mare offerti dai nostri operatori - aggiungono - non solo valorizzano l'offerta turistica siciliana, ma garantiscono sicurezza per i bagnanti, anche nelle spiagge libere non presidiate; cura e manutenzione degli spazi costieri; rispetto delle normative ambientali e urbanistiche; accoglienza e professionalità che contribuiscono alla reputazione della Sicilia come meta turistica di eccellenza».

Polemiche a parte, Confimprenditori chiede un intervento del governo in soccorso di un settore in crisi. «Nel solo mese di luglio, in molte località costiere italiane si è registrato un calo medio delle presenze del 15% rispetto al 2024, con punte del 25% in alcune aree», commenta il presidente Stefano Ruvolo.

«Chiediamo al ministro del Turismo, Daniela Santanchè - aggiunge ., la convocazione immediata di un tavolo straordinario con istituzioni, associazioni di categoria e operatori del settore per capire le cause di questa crisi e affrontarle con urgenza, individuando le soluzioni più adatte per evitare un collasso dell'intero comparto».
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