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Arrivi alla fagianaia e ad accoglierti c'è Igor, il pappagallo: il sogno di Andrea, biologo siciliano

È il più grande allevamento fruibile di animali ornamentali della Sicilia orientale. In principio furono i fagiani, furono loro infatti ad occupare la prima batteria di voliere

  • 25 maggio 2022

In principio furono i fagiani, furono loro infatti ad occupare la prima batteria di voliere di Andrea Messina. Dall’inizio di quella nuova avventura deriva, con semplicità, il nome dato al suo centro di educazione ambientale, oltre che sede della sua associazione (ARCA). Le voliere oggi sono tante, immerse nel verde di un rifugio sicuro, animato da fruscii, cinguettii e, di tanto in tanto, anche dalle risate dei bambini, ai piedi del cono di Monte Rosso, sull’Etna. Girovaghiamo seguendo il sentiero e qualcuno esclama un “ciao” al nostro passaggio, a darci il benvenuto è stato Igor, uno dei pappagalli prediletti di Andrea.

Lui è un giovane biologo ambientale, un ragazzo “vulcanico”, in tutti i sensi: nato e vissuto tra i piedi e i fianchi dell’Etna, ma, soprattutto, traboccante di idee esplosive. Già durante i suoi studi universitari, sognava e progettava di cambiare il mondo, o almeno l’angolo di pianeta in cui viveva e vive tutt’ora. Da questo slancio, dal bisogno di imparare, e insegnare, a relazionarsi con l’ambiente, nasce ARCA (associazione per la ricerca e la conservazione dell’ambiente).
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In realtà, il suggerimento di costituire un’associazione arriva da uno dei suoi professori. Andrea lo cita divertito, mi racconta di come un giorno, davanti all’ennesima idea potenzialmente brillante, il docente gli disse “un conto è ca si tu… m’ha diri comu ti chiami”.

Così, con un simpatico accenno, il professore esortava il suo studente a creare una realtà che la gente potesse conoscere e riconoscere. La famiglia di Andrea si è sempre occupata di ristorazione, sarebbe stato semplice ereditare un mestiere, ma lui non ha mai avuto dubbi sul suo futuro. La sua vocazione è la divulgazione naturalistica e di questo, infatti, si occupa, di educazione ambientale, sia in natura che in ambienti controllati.

Il nostro biologo, con la sua associazione (oggi Andrea si avvale anche di collaboratori, che vantano naturalmente competenze specifiche), si occupa di censimenti delle nidificazioni, partecipa ad attività antibracconaggio e si è anche cimentato nella realizzazione di documentari. Ha infatti lavorato ad una serie di video divulgativi per una emittente televisiva locale, durante il duro periodo di lockdown, all’inizio dell’emergenza pandemica, ha persino saputo reinventarsi attraverso un blog; con quest’ultima attività il giovane professionista ha tentato di stabilire un parallelismo tra covid e problematiche legate al clima.

Quando gli domando se la sua missione derivi da un’esigenza, mi spiazza, spiegandomi di come si tratti di un “disagio”, e non di un bisogno: Andrea prova un profondo disagio, per il modo in cui viene solitamente trascurata l’educazione ambientale, per la mancanza ad oggi, di una indispensabile presa di coscienza. Di proposte lavorative allettanti ne ha ricevute diverse, anche dall’estero, e i vantaggi economici, mi confessa, non erano indifferenti.

Tuttavia, Andrea non ha mai pensato seriamente di andare altrove, non si è mai lasciato sedurre, sente di avere la fortuna di essere nato nel posto giusto! A tenerlo legato non è solo l’amore per la sua terra, il Mar Mediterraneo, infatti, è un’eccellenza di biodiversità e la Sicilia, proprio al centro delle mappe, ne è il migliore esempio, l’Etna in particolare, è un territorio ricco di endemismi.

«In Sicilia potremmo allevare di tutto, tranne pinguini e orsi polari» mi dice scherzando, ma non troppo. Alla Fagianaia, infatti, convivono animali molto diversi, locali ma anche esotici: asini e alpaca, pappagalli e fagiani, scoiattoli e tartarughe. Le specie da studiare, accudire e far conoscere, vengono selezionate in base alle esigenze ambientali dell’animale, alla misura degli spazi e, ovviamente, in considerazione degli aspetti economici e burocratici.

Andrea ha scelto di ospitare degli animali esotici, che possano incuriosire, ma anche interagire, con i visitatori più piccoli; per questo non ha mai pensato a felini di grossa taglia. Cerca spesso di coinvolgere la generazione dei più giovani, è così che spera di poter dare il suo contributo per cambiare lo stato delle cose: da biologo ambientale, reputa che sia un paradosso che in Sicilia si faccia ancora così poco. Bisogna imparare a dialogare con l’ambiente, a comprendere l’importanza della libertà, ma anche della cattività, che a volte in realtà “salva” gli animali e le piante che non hanno mai conosciuto altro: questa necessità, insieme alla passione e all’entusiasmo di chi lo ha creato, è vero significato di un luogo come la Fagianaia.
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