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Bentornata "Festa de l'Unità": una volta a Palermo era l'evento più atteso dell'anno

Un tempo era l'appuntamento più atteso, un evento collettivo, che portava in città grandi nomi della musica, e non solo, offrendo ai giovani sani momenti di aggregazione

  • 19 settembre 2020

Uno degli ultimi grandi concerti della Festa de l'Unità a Palermo

Dopo alcuni anni di interruzione torna l'appuntamento con la Festa de l'Unità, il tradizionale appuntamento del Partito Democratico che, nei decenni, ha sempre coinvolto la città di Palermo offrendo una proposta politica ma anche una concreta possibilità di aggregazione sociale, soprattutto in tempi i cui i social non esistevano.

L'edizione del 2020, suo malgrado, sarà adeguata alle norme anti Covid-19 e prevede un tour di appuntamenti, partito da Castellana Sicula, che si chiuderà a Palermo il 4 ottobre con l'incontro a tema “Palermo 2030 – Costruiamo la città”.

Al di là della corrente politica di appartenenza la Festa de l'Unità, negli anni passati, per i giovani e non solo, è stata sempre un momento molto atteso, una festa in piena regola, che negli anni ha perso smalto lasciando anche un vuoto.

«Al sud la festa de l'Unità è arrivata più tardi senza grande continutà - ci ha detto il giornalista Mario Azzolini che sin dagli inizi ha preso parte alla manifestazione organizzandola dall'interno - Dal 1970 si fece con più assiduità: quell'anno si svolse al Teatro Politeama, durò due giorni, e la responsabile della Federiazione Comunista di Palermo era Simona Mafai. Ricordo bene il suo messaggio di benvenuto mentre apriva i cancelli del teatro».
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«Dall'anno successivo - continua Azzolini - ci fu il salto di qualità, la Festa si spostò a Villa Giulia e durò due giorni con un'impronta più ampia che coinvolse la Federazione Giovanile Comunista e molti circoli del Palermitano; venne chiusa da Pietro Ingrao».

Per la risposta di pubblico ottenuto le successive manifestazioni si spostarono in un luogo meno suggestivo ma che meglio si prestava all'organizzazione, ovvero alla Fiera del Mediterraneo. Seguirono ancora un paio di edizioni a Villa Giulia e poi la manifestazione si spostò al Giardino Inglese, rimasto a lungo luogo d'elezione.

Furono anni in cui tra dibattiti politici e incontri giungevano in città i principali esponenti della musica e della cultura quali Paolo Pietrangeli, Alighiero Noschese ma anche Pierangelo Bertoli, Nanni Loi e non ultimo Giacinto Facchetti, nel 1979, presente ad un dibattito su sport e violenza organizzato da Ferruccio Barbera.

Forse le nuove generazioni non sanno, inoltre, che in Sicilia fu proprio la Festa de l'Unità a "sdoganare" i grandi concerti all'aperto e dal vivo tra i quali, memorabile, quello del 5 luglio 1979 che portò allo stadio comunale di Palermo la tappa siciliana del tour Banana Republic con Lucio Dalla, Francesco De Gregori e Ron. Fu la prima volta che uno stadio si prestò come location per esibizioni dal vivo.

Tra i grandi cantanti, poi, non va dimenticato anche Fabrizio De Andrè e un concerto con Wess e Dori Ghezzi, che ancora non era la compagna del cantautore genovese, oltre agli esuli cileni, gli Inti-Illimani, presenti in più edizioni a Palermo.

Le giornate della manifestazione furono anche l'occasione per molte band palermitane per raggiungere il successo in tempi, come ricordavamo, in cui i canali social non esistevano e le esibizioni dal vivo e il passa parola erano discriminanti.

Tra questi tutti ricordano il gruppo de Le Cozze di cui faceva parte Dario Sulis, sicilianissima band come disse qualcuno "nata per fare girare i cabbasisi ad amici e parenti".

«Ricordo benissimo quell'atmosfera - ci ha detto Dario Sulis - e le folle agli eventi musicali che si organizzavano di anno in anno che coivolgevano molti giovani. Oltre a fare parte di gruppi musicali nei quali mi esibivo, essendo già grande e lavorando come musicista ricordo che più di una volta organizzai appuntamenti musicali. Memorabile fu, nel 1990, la chiusura della tournèe dei Denovo, storico gruppo musicale promosso da Franco Battiato che negli anni '90 spopolava, composto da Luca e Gabriele Madonia, Mario Venuti e Tony Carbone. Fu proprio una grande festa».

«Allora l'attenzione verso i giovani e soprattutto verso la musica dal viso come occasione di 'sana aggregazione' - continua Sulis - era tangibile, c'era un sano e vivo fermento; ricordo che al Giardino Inglese c'era uno spazio dedicato esclusivamente alle esibizioni dei gruppi emergenti, si cominciava così a farsi conoscere e ascoltare. Poi la Festa de l'Unità sfumò, come tante altre cose, e si persero anche queste occasioni per fare buona musica».

Oggi, al di là delle restrizioni dovute alla pandemia, la Festa de l'Unità - parafrasando il motto dei nostalgici - "non è più quella di una volta", si è ridotta a qualche dibattito organizzato lasciando nella memoria dei giovani degli anni '90, e nelle nuove generazioni di oggi, un grande vuoto.
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