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"Buon Calendimaggio" anche in Sicilia: i riti e le (vere) origini della Festa dei Lavoratori

In tutte le tradizioni il periodo della fine d’aprile e dell’inizio di maggio è il tripudio della primavera, una festa dell’amore. Le feste e i riti della tradizione in Sicilia

Daniele Ferrara
Esperto di storia antica
  • 1 maggio 2023

L’1 maggio si celebra come "Festa dei Lavoratori", ma in realtà la ricorrenza è ancestrale e ha sempre avuto – e ha – un significato ancor più profondo, che ben si è rinnovato nella connotazione che la contemporaneità le ha data.

Il solco tra il 30 aprile e l’1 maggio prende il nome medievaleggiante di Calendimaggio, poiché la calenda era il primo giorno d’un mese, nell’antico calendario romano e dunque s’intende proprio la calenda di maggio (come Calendagosto, 1 agosto).

Questa data era considerata il passaggio dalla primavera all’estate, che tuttavia ancor non è. In tutte le tradizioni il periodo della fine d’aprile e dell’inizio di maggio è il tripudio della primavera, una festa dell’amore, con rimando alla fertilità; se ne possono elencare alcune per esempi.

Nell’Italia antica, le Floralia in onore di Flora dea dei fiori con danze e orge, in Grecia le Munichia dedicate alla possente Artemide signora degli animali, Valpurga (Walpurgisnacht) nella Germania con i falò notturni e i balli della vigilia.
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Nella Wicca oggi, che celebra la ruota dell’anno, è uno dei Sabba Maggiori con il nome di Beltane (ripreso dalla religione celtica), in cui si festeggia il congiungimento della Dea e del Dio, dopo lo sposalizio avvenuto all’equinozio di primavera.

Ma anche nelle usanze cristiane della Sicilia, che scaturiscono comunque da contesti precristiani, sebbene più sparpagliate e camuffate rispetto ad altri luoghi, si rinvengono tutt’oggi usi d’antica rimembranza, principalmente per il Santissimo Crocifisso e San Sebastiano nei primi giorni di Maggio.

Nei festeggiamenti del Santissimo Crocifisso a Monreale e a Resuttano, per esempio, ricorre la distribuzione di fiori benedetti, in particolare rose, con nesso alla tradizione delle guarigioni miracolose che sono presenti anche nella festa di San Sebastiano, come pure a Melilli.

La Sagra del Tataratà che si fa a Casteltermini, sempre in onore del Santissimo Crocifisso, consiste in una lotta ritmata da tamburi che danzatori a coppie in abiti bianchi fanno incrociando due sciabole (strettamente imparentata con la “Morris dance” cioè Moresca, che si fa in Britannia e Irlanda sempre per Calendimaggio): apparentemente ha un sapore saraceno, ma in realtà sicuramente nasce come rituale propiziatorio, vista pure la somiglianza ad altre danze similari.

Le immagini di un uomo “incorporato” in un vegetale – Gesù Cristo nella croce e San Sebastiano al palo, ambedue “legni” – possono significare nell’inconscio collettivo proprio l’idea del dio maschile della vegetazione ch’è giunto al pieno del suo vigore, che si manterrà per la durata dell’estate.

Anche San Giuseppe Lavoratore, eletto dalla Chiesa Cattolica a simbolo della Festa dei Lavoratori, regge in mano un bastone fiorito, che assieme al suo aspetto stagionato (laddove non è anziano) dovrebbe simboleggiare la maturazione raggiunta.

Ci sono tante altre feste in Sicilia, tutte connesse a Calendimaggio, che ripetono le antiche ritualità; quelle nominate qui sono soltanto alcune. Le festività siciliane, anche laddove sembrano più imbevute di fede cristiana, lasciano sempre intravedere un meraviglioso e vivido scorcio d’antico.

Non ci resta che augurarvi, come si faceva un tempo: “Buon Calendimaggio”.
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