C'erano la "signora 4 pistoni" e "Miss Bugatti": tutte le donne della Targa Florio
Vi raccontiamo le figure femminili che negli anni hanno partecipato alla competizione nota per la durezza del suo tracciato. Donne cosmopolite e anticonformiste
Eliska Junkova
Alla storica competizione che si snoda attraverso il circuito delle Madonie, hanno partecipato in passato anche due donne, due grandi pioniere: Maria Antonietta Avanzo ed Elisabeth Junek. Per inciso, ci teniamo poi a ricordare, a chi ancora oggi ama dipingere i siciliani come popolo arretrato, che la prima donna a ottenere la licenza di guida in Italia fu proprio una siciliana, Francesca Mirabile Mancusio, nata a Caronia (ME) nel 1893. Scrittrice e donna emancipata, è stata una figura rivoluzionaria, ha guidato l'automobile viaggiando in tutta Europa e ha raggiunto persino il Circolo Polare Artico. Conseguì la licenza di guida nel 1913 e la sua patente è oggi esposta al Museo dell'Automobile di Torino, così come la sua Isotta Fraschini del 1909.
Tornando alla Targa Florio, la prima donna a cimentarsi al volante della sua automobile sul circuito delle Madonie è stata Maria Antonietta Avanzo, soprannominata “signora quattro pistoni”, pioniera in diversi ambiti (fu anche giornalista sportiva) e simbolo dell’emancipazione femminile: raccontò le sue imprese e i suoi amori nell’ autobiografia "La mia vita a cento all’ora". Nata a Porto Viro (RO) il 5 febbraio 1889, sin da ragazzina fu incoraggiata dal padre a guidare. Nonostante la leggenda la voglia baronessa, non lo era: apparteneva a un ceto benestante ma non erano aristocratici nè i genitori, né il marito Eustachio Avanzo da cui prese il cognome dopo il matrimonio, nel 1908. Una volta sposata si trasferì a Roma ed ebbe due figli. Sfidando la società del tempo, che voleva la donna solo moglie, madre e angelo del focolare, si dedicò alla carriera automobilistica tra gli anni Venti e gli anni Quaranta del Novecento. A chi le faceva notare che le corse mortificavano la sua femminilità rispondeva: “L’eleganza di una donna si adatta benissimo a quella della macchina; anzi l’una e l’altra si completano”.
Nel 1918 partecipò per la prima volta a una gara automobilistica, il Circuito del Lazio e vinse, benchè già alla partenza avesse perso una ruota. Fu la prima donna a correre la Targa Florio nel 1920 con una Buick: purtroppo non riuscì a completare la gara per colpa di un guasto al motore. Si dice che Vincenzo Florio volesse comunque premiare il suo coraggio, offrendole una coppa, che Avanzo prontamente rifiutò. Nel 1921 arrivò terza sul Circuito del Garda dove ebbe modo di conoscere meglio Gabriele D’Annunzio: col Vate sarebbe rimasta in contatto fino al 1936 (senza mai concederglisi).
Lui la chiama Nerissa, per via dei suoi capelli scuri. Avanzo causò la morte della tartaruga del poeta, che terribilmente addolorato chiese all'argentiere Renato Brozzi di trasformare in soprammobile il carapace dell’amato animaletto. A 34 anni, nel 1923 per incomprensioni familiari, Maria Antonietta lasciò il marito e si trasferì con i due figli in Australia, dove, pare, non partecipò a vere e proprie gare ma ad esibizioni e intrecciò diverse relazioni.
Nel 1926 ritornò in Europa e tra le tante tante gare partecipò anche per 4 volte alla Mille Miglia. Nel 1932 cercò di partecipare alla 500 miglia di Indianapolis e dopo aver ottenuto una licenza speciale perché le donne non erano ammesse, prese parte alle prove. Nel 1938 (a 49 anni) correva nuovamente alla Targa Florio su una Stanguellini Fiat 1500. Disputò l’ultima gara nel 1941, poi a 51 anni si ritirò dalle competizioni, ma non smise mai di guidare l’automobile e nel 1961 venne multata per eccesso di velocità: andava a 160 km all’ora e aveva 72 anni! Si spense a Roma nel 1977.
Anche Eliska Junkova (1900-1904) “una minuscola signora cecoslovacca”, nata Alžběta Pospíšilová e conosciuta anche con il nome anglicizzato di Elisabeth Junek partecipò alla Targa Florio: donna coltissima e cosmopolita, parlava quattro lingue e fu una delle migliori donne pilota della storia. Il marito Vincenc - detto Cennek - Junnek era appassionato di automobilismo e anche Elisabeth si innamorò presto del fascino delle auto sportive dell'epoca, in particolare della Bugatti. A Praga nel 1922 prese lezioni di guida clandestinamente per riuscire a ottenere la patente. Nelle prime gare faceva da meccanico al marito; ma quando lui si ferì ad una mano e fu impossibilitato a cambiare marcia, Elisa ne approfittò per prendere il volante al suo posto.
Nel 1926 era ormai diventata abbastanza sicura di sé, partecipando a gare in tutta Europa: si sarebbe guadagnata l'appellativo di "Regina del Volante". Partecipò alla Targa Florio con la sua Bugatti T35B nel 1927 e nel 1928, quando arrivò quinta ottenendo l'attenzione del pubblico e della stampa, per aver battuto ben 25 altri piloti tra cui Ernesto Maserati e Tazio Nuvolari. Si ritirò nel 1928, col cuore spezzato, a causa della morte del marito in un incidente automobilistico durante il Gran Premio di Germania.
Negli anni successivi si dedicò ai viaggi, altra sua grande passione. Nel suo paese venne presto dimenticata. Solo quando nel 1973 scrisse la sua autobiografia Má Vzpomínka je Bugatti ("La mia memoria è Bugatti") la sua figura venne rivalutata e Elizabeth ebbe nuova notorietà, partecipando anche come ospite d'onore ad alcune manifestazioni organizzate dalla Bugatti.
Morì a Praga all'età di 93 anni. È stata definita "la donna più veloce dell'automobilismo" ed è ritenuta una delle più grandi donne nella storia delle corse automobilistiche dei Grand Prix, Scriveva Enzo Ferrari: "Nel mondo dell’automobile la donna ha un ruolo importante. In generale le donne sono buone guidatrici per la semplice ragione che sono spesso abili, furbe, gentili: trattano le macchine senza le ruvidezze tipiche dell’uomo, non soffrono di quei complessi di inferiorità che nell’uomo si convertono tanto spesso al volante in aggressività, approfittano subito e bene di ogni opportunità".
Bisogna riconoscere comunque che il mondo delle gare automobilistiche è rimasto piuttosto ostile alle donne, e ciò vale soprattutto per la Formula 1: è proprio il caso di dire che c’è ancora molta strada da fare!
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