Caso Bayesian, Porticello non ci sta: "Non è il triangolo delle Bermuda ma un paradiso"
La comunità pone l'accento sulla bellezza del luogo e del suo mare cristallino e chiede che le doverose operazioni di recupero siano fatte tutelando gli habitat

Foto della barca a vela Bayesian, affondata a largo di Porticello, a Santa Flavia
Un fattaccio certamente, che ha visto il meraviglioso veliero di 56 metri affondare a causa di una tanto discussa quanto violenta tromba marina, nel giro di un nonnulla, a 300 metri dalla costa proprio di Porticello, a Santa Flavia.
Questa la giusta premessa per il putiferio che si è recentemente scatenato, in concomitanza con l’inizio delle complesse quanto rischiose operazioni di recupero del relitto che giace a 50 metri di profondità.
Quella sciagurata notte, per cause ancora da chiarire, le acque di un mare splendido hanno inghiottito il Bayesian, sorprendendo passeggeri ed equipaggiamento del pluripremiato yacht, a differenza dei più esperti pescatori locali che sono riusciti a rientrare in tempo.
Un inizio di recupero reso ancor più difficile e discusso dalla tragica scomparsa durante un’immersione di un sub olandese di trentanove anni, che ha causato la temporanea sospensione delle operazioni e poi un inevitabile rallentamento, per via della consequenziale scelta di impiegare robot al posto del personale addetto e precedentemente selezionato, così da evitare ulteriori rischi.
Vittima, il sub Rob Cornelis, che si va ad aggiungere alle 7.00 di quella tragica notte in cui persero la vita per mancanza di ossigeno e non annegamento, così come si era subito pensato, l’armatore Mike Lynch, noto magnate inglese della cyber security, sua figlia Hanna, appena diciottenne, e una sfilza di persone tra collaboratori, avvocati, testimoni e imputati nella battaglia legale durata oltre dieci anni che aveva visto Lynch protagonista e per la cui vittoria avrebbero dovuto festeggiare proprio a bordo del veliero.
Tra le vittime anche membri dell’equipaggio che al momento dell’imbarco, così come gli altri, non potevano immaginare il triste epilogo di quella navigazione che solo pochi giorni prima li aveva visti solcare le acque cristalline delle nostre isole Eolie e quello stesso specchio di mare splendente di Porticello, prima di inabissarsi.
Appena ripreso il recupero poi, ancora un altro incidente con un incendio divampato su un rimorchiatore poco distante dal porto di san Nicola l’Arena, e che almeno nelle prime ore aveva visto girare voci sul fatto che fosse coinvolto nel recupero dell’imbarcazione extralusso, non ha fatto altro che alimentare le dicerie più fastidiose e discutibili.
Di certo al momento vi è solo che da quella tragica notte, ipotesi e congetture insieme a tante speculazioni che si sono andate a ripercuotere anche su Porticello, non sono - ahinoi - mancate.
Programmi televisivi, copertine di riviste e pettegolezzi che hanno reso i salotti dell’alta società di Londra improvvisamente e inaspettatamente “vicini” a quelli della borgata marinara che è divenuta, suo malgrado, location della tragedia.
Gli ingredienti del “giallo”, o più semplicemente stranezze e tragiche fatalità ci sono tutti, a partire dai legami delle aziende di Lynch con i servizi segreti, la lotta al terrorismo e la morte, appena qualche ora prima, del suo braccio destro, investito mentre faceva jogging vicino a Cambridge.
Non sta però a noi impersonare l’ennesimo tribunale dal gusto noir… ché già in poco meno di un anno ne abbiamo lette e sentite di ogni, a cominciare da titoloni sensazionalistici che associano Porticello nientemeno che al triangolo delle Bermuda tutto made in Sicily, o incentrati persino sulla superstizione al punto da far cadere dalla sedia chi questi luoghi li ama e, con un pizzico di buon senso, vuole mettere un punto sulla questione.
È il caso ad esempio di Maria Rosa Restivo, un’appassionata scrittrice di Porticello, che proprio di recente, esasperata da questo tam tam di dicerie di cattivo gusto, con una lettera pubblicata sui social network e rivolta ai suoi compaesani ha voluto scuoterne gli animi.
«…Ancora è tutto troppo vivo, e certe parole pesano più di qualsiasi tempesta. Ma dopo aver sentito e letto ancora oggi commenti che dipingono il nostro mare, il nostro paese e il nostro territorio come luoghi di sventura, ho capito che non potevo restare più in silenzio e penso che ognuno di noi abbia il dovere morale di difendere tutto ciò che ci appartiene. Porticello è ferito.
È ferito nell’anima; Il mare che per noi è vita, è respiro, ha portato via troppo...lasciando tutti nello smarrimento più totale. Sono giorni pesanti, giorni tristi, giorni in cui il silenzio dovrebbe essere una continua preghiera per chi non c’è più.
Invece si continua a parlare…discorsi inutili che tendono solo a creare pubblicità mediatica, e a sminuire il nostro paese, oscurando la bellezza e il valore del nostro territorio... Quindi raccontiamo Porticello e il nostro territorio con la sua vera voce: quella della comunità storica, della bellezza del mare che non si ferma mai. Ricordiamo chi abbiamo perso con rispetto e preghiera, ma difendiamo il nostro paese con amore e forza. Non lasciamo che le ombre coprano la luce della nostra terra».
Già da questo breve stralcio della lunga lettera di Maria Rosa si comprende il graffio inferto all’anima di chi conosce e ama ogni goccia di quel mare, così come ogni centimetro di quei vicoli che sin da bambina percorreva tenuta per mano dal padre che le ha insegnato ad appassionarsi alla storia, alle radici di quelle terre che li hanno visti nascere.
Un’esortazione finale a reagire, rialzarsi e difendere ciò che si ama. Così Maria Rosa ha “solo” svegliato le coscienze attraverso una lettera condivisa sui social, che ogni tanto incarnano il loro più utile valore.
Un gesto non piccolo che ha scosso l’animo dei compaesani, che condividono nella loro totalità il suo sentire e che l’hanno seguita a ruota esprimendo il loro pensiero.
Restano invece al momento inascoltate le richieste che il Comitato per la costituzione di un’area marina protetta a Capo Zafferano ha rivolto alle istituzioni. Lo scorso anno era stata bloccata l’apposizione delle boe per segnalare il divieto di ormeggio utili a proteggere la posidonia, a causa della segnalata necessità di una valutazione d'incidenza ambientale.
Oggi, è in egual modo il Comitato a chiedere la medesima attenzione rispetto alle operazioni di recupero del Bayesian, affinché la doverosa operazione non comprometta la salute degli habitat presenti nella zona che sono indubbiamente da preservare. Per non parlare dei rischi di sversamenti con un conseguente disastro ambientale oltre che dell’economia non solo locale.
L’ipotesi di una catena di errori umani, un piccolo bacino d’acqua generalmente paradisiaca che si trasforma in un vortice infernale capace di inghiottire una nave crea solo dispiacere in una comunità ferita una prima volta da ciò che è accaduto quel 19 agosto, e da allora una moltitudine di volte a causa di quell’interesse da post sventura che fa googlare luoghi fin lì sconosciuti. Congetture che calate nell’ambito siculo diventano il peggior “curtigghio”…perché si sa che alle volte è meglio star dentro la bocca di un leone che di un siciliano.
Sicuro è che un luogo come Porticello non può restare noto con questa etichetta. È il rettangolo di cielo che ha ispirato Fosco Maraini per il suo “Nuvolario”; sono le acque in cui la figlia Dacia ha imparato a nuotare è “u chianu” dove si stendevano le reti per la pesca di recente riaperto, restituendo alla comunità un ampio spazio all’aperto con una visuale impagabile su tutto il golfo; è un luogo che pulsa di vita e non di morte come viene descritto da chi non lo conosce; è tradizione, storie e riti tramandati nei secoli; è cielo azzurro, suono delle onde che si infrangono sugli scogli e odore di pescato già dalla tarda notte; è speranza e lavoro; è identità unica da difendere come eredità.
Porticello è la tonnara di Solanto dove si rifugiò la regina di Sicilia Bianca di Navarra; è la cittadella di Solunto che tiene viva l’antichità, è Capo Zafferano col suo faro, è la devozione alla Madonna del Lume, è riflessi turchesi sul mare cristallino e raggi di sole che ti penetrano nella pelle dalle prime ore del mattino.
E ancora è il gruppo che con un tacito appuntamento si vede ogni giorno alla stessa ora a cantare e suonare sulle panchine del lungomare, è santa Nicolicchia che con la sua baia posso certamente definire il luogo del mio di cuore, che a Porticello sono vicina pur non essendovi nata.
È un bene prezioso da difendere, che vi si sia nati o che, semplicemente, si voglia restituire a questi luoghi la verità, scevra di pregiudizio e mero pettegolezzo, capaci di danneggiare molto più di una tempesta improvvisa.
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