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Castelli, chiese e antichi bagni: il percorso Unesco di Palermo si allarga a 13 luoghi

Sono 13 luoghi tutti da visitare quelli inglobati dal percorso Arabo-Normanno: un nuovo e ampio itinerario riconosce sollazzi normanni, qanat arabi, chiese e bagni termali

Balarm
La redazione
  • 3 luglio 2019

Il palazzo dello Scibene o Uscibene a Palermo

Un complesso di ventidue siti racchiusi in un itinerario sfaccettato, unico che viene anche dotato di una guida turistica in versione cartacea in italiano e in inglese (ma si sta lavorando anche alla versione elettronica e ad una app multilingue) che verrà distribuita gratuitamente nei Visitors Center dell’Unesco, nei Cit e a chiunque ne faccia richiesta.

Sono ventidue i siti dell’intero percorso che a settembre diventano teatro di un grande cartellone di eventi tra visite guidate, conferenze e manifestazioni (dal 13 al 26 settembre) che saranno quindi ospitati nei tredici monumenti non ancora iscritti.

Tra i tanti appuntamenti in programma si parlerà dell’antica Favara o Maredolce, citata da Ibn Giubayr (il 14 e 15 settembre) si potrà assistere a particolarissimi e affascinanti videomapping in vari monumenti (dal 23 al 26) per chiudere poi con l’ormai abituale e attesa Notte Bianca dei monumenti Unesco nell’ultimo weekend del mese.
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Ma quali sono questi nuovi luoghi? Sono luoghi di grande interesse, tra siti civili e religiosi, che pur non avendo ancora il marchio Unesco rappresentano l’arte arabo normanna.

Le fortificazioni del Castello a Mare, il palazzo recuperato e lo straordinario parco del sollazzo di Maredolce che si ricollega a volo d’uccello ai resti dell’Uscibene, la piccola e austera chiesa di Santa Maria Maddalena all’interno della caserma dei Carabinieri, come anche La Cuba e ancora la maestosa e perfetta Santisisma Trinità alla Magione, la Cuba Soprana nel giardino abbandonato di villa Napoli e, a poca distanza, la Cubula.

Ancora: la cappella di Santa Maria dell’Incoronata alle spalle della Cattedrale, San Giovanni dei Lebbrosi già parte dei circuiti turistici, le chiese medievali conservate come Santo Spirito (chiesa dei Vespri) e Santa Cristina la Vetere, i Qanat che corrono sotto la città e, che fuori porta, sono una scoperta bellissima, i bagni di Cefalà Diana.

Tredici siti in tutto che dimostrano caratteristiche arabo-normanne e hanno fatto parte del dossier di candidatura stilato per Unesco sin dalla prima ora, ma che – ognuno per la sua tipologia, la sua storia, l’integrità, la conservazione, l’ambiente circostante, ma anche la fruizione per il pubblico – non è stato giudicato idoneo.

Ora è giunto il momento della riconquista del posto che tocca loro di diritto all’interno del percorso arabo normanno: queste opere di grande ingegno e valore artistico che con il loro carattere unico ed eccezionale, frutto della commistione di linguaggi artistici ed eterogenei (islamici, bizantini, latini) si aggiungono quindi sostanzialmente ai nove siti del percorso arabo normanno Unesco

La guida è cura del direttore della Fondazione Unesco Sicilia, Aurelio Angelini: la guida in qualche modo inaugura l’itinerario allargato del sito Arabo-normanno.

Si tratta di un prodotto editoriale, smart, tascabile, in italiano e in inglese, dedicato sia ai nove monumenti riconosciuti dall’Unesco che ai tredici monumenti non ancora inscritti, ma che rispondono perfettamente ai canoni dello stile arabo-normanno di pieno secolo XII, con l’intento dichiarato di far conoscere e apprezzare un itinerario monumentale prestigioso, ma ancora poco conosciuto perché, nella maggior parte dei casi, di difficile fruizione.

«È giunto il momento di credere fermamente in questo percorso che non si può ridurre ai nove monumenti ritenuti idonei – dice Aurelio Angelini, direttore della Fondazione Unesco Sicilia - L’arabo normanno è molto di più e noi siamo pronti a raccontarlo».

Il sito seriale arabo normanno dell’Unesco non è una targa o una medaglia da appendere al petto: piuttosto è un’idea, quella di valorizzare, raccontare e mettere in risalto quella che è l’anima autentica di Palermo, Monreale, Cefalù e, perché no, anche Cefalà Diana.
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